Sarà l’inverno più caro di sempre, dice l’analisi di ECCO Climate

Il Giusto Clima   Approfondimenti   
;
24 Dicembre 2024

Nonostante il prezzo del gas sia aumentato meno rispetto alla crisi energetica del 2022-2023, le bollette saranno molto più alte. Matteo Leonardi di ECCO ci ha spiegato perché.

I prezzi del gas sono tornati a salire, complici le tensioni geopolitiche. Ed eccoci tornati a 48-49 €/MWh, con conseguente lievitazione delle nostre bollette (comprese quelle dell’elettricità, a parte per chi si è sganciato dalle oscillazioni del PUN).

Sarà “l’inverno più caro di sempre”, ancora di più rispetto a quello della crisi energetica del 2022, avverte Ecco Climate.

Secondo le stime del think tank, per un’abitazione di 70 mq in classe G, a Milano, il costo delle bollette del gas sarà maggiore del 20% rispetto al periodo di crisi energetica (2022-2023) e del 68% rispetto al periodo pre-Covid (2019-2020). In una casa di analoghe dimensioni a Roma la spesa lieviterà ancora di più: del 44% rispetto al periodo di crisi energetica e dell’83% rispetto all’inverno pre Covid. A Palermo l’aumento sarà più lieve: del 17% rispetto al 2022 e del 46% rispetto al 2019.

Ben diversa è la situazione in abitazioni più efficienti: una casa in classe A paga una bolletta di due terzi inferiore rispetto a una in classe G, con risparmi fino a 1400€ l’anno. Peccato che il parco abitativo italiano sia tra i più inefficienti d’Europa: ben oltre la metà degli edifici in Italia è di classe G o F.

Per Il giusto clima, Gianluca Ruggieri ha intervistato Matteo Leonardi, cofondatore e direttore esecutivo di ECCO Climate, nonché coautore con Francesca Andreolli dello studio di recente pubblicato.

I prezzi del gas sui mercati internazionali sono aumentati ma non sono ancora arrivati ai livelli peggiori del 2022. Perché allora il prossimo inverno sarà più caro di sempre?

Ci sono due motivi: il grosso dell’impennata dei prezzi del gas nel 2022 era avvenuto in estate (ad agosto 236 €/MWh, ndr), quindi quando non si usa il riscaldamento e i consumi di gas sono molto limitati.

C’era poi stata un’ulteriore fiammata durante novembre e dicembre (ben oltre i 100 €/MWh, ndr), ma erano intervenuti degli incentivi sostanziosi: un’iniezione di denaro pubblico che ha determinato negli anni una spesa di 92 miliardi. Di questi, 12-13 miliardi sono stati impiegati per la riduzione dell’IVA nel settore domestico. Il trasferimento del costo dal consumatore allo Stato ha permesso di ridurre le bollette, ma evidentemente non era un’operazione sostenibile nel lungo periodo.

Nel dicembre del 2022, l’alto prezzo del gas ha spronato a risparmiare energia riducendo significativamente la domanda e permettendo un abbassamento veloce dei prezzi. A febbraio 2023 i prezzi erano tornati allo stesso livello di oggi, intorno ai 50 €/MWh, calmierati però dagli incentivi statali.

Oggi, in mancanza di sussidi pubblici, secondo la nostra analisi si verificherà un aumento dei costi in bolletta del 20% rispetto alla peggiore stagione mai registrata, quella della crisi energetica del 2022.

Ciò è anche dovuto al fatto che l’inverno di quest’anno è più rigido di quello del 2022-2023 e oggi non abbiamo attivato nessuna azione di risparmio energetico come all’epoca, tanto che i consumi degli ultimi 15 giorni di novembre sono aumentati del 9% rispetto al 2023.

Se la situazione è così grave, perché nessuno ne parla?

A me sembra che tutta l’informazione che gira attorno alla questione energetica sia fortemente influenzata dagli interessi in campo. Interessi che nel 2022 portavano a una forte attenzione ai consumi, non tanto per evitare un eccessivo costo sui consumatori, ma per assicurare che ci fosse abbastanza gas per passare l’inverno.

Oggi che invece il problema è “solo” il prezzo che si abbatte sul consumatore vulnerabile e il costo sociale del gas, sembra non ci sia alcun interesse ad occuparsene. Quando invece non si fa altro che parlare della sostenibilità sociale della transizione e delle ripercussioni che avrà sulle fasce più povere.

Da quando c’è stata l’invasione russa in Ucraina, abbiamo ridotto la nostra dipendenza dal gas russo ma certamente non abbiamo colto l’occasione per renderci più indipendenti dal gas in generale. Secondo te che cosa è stato fatto da due anni a questa parte?

Non vedo una strategia complessiva rispetto all’obiettivo di uscita dalle fonti fossili e in particolare dal gas naturale, che ci espone alla volatilità dei prezzi.

Oggi il prezzo del gas è più del doppio del prezzo “normale”, che sarebbe attorno ai 20 €/MWh e più di tre volte rispetto a quello pre crisi, che era addirittura intorno ai 12 €/MWh. Dobbiamo iniziare ad abituarci a questi prezzi alti, almeno fino a che le tensioni geopolitiche non si saranno riassorbite.

Che cosa si è fatto in questi due anni? Per quanto riguarda le installazioni di impianti fotovoltaici c’è stata sicuramente un’accelerazione, fortemente guidata dalla necessità di approvvigionamenti di energia a minor costo da parte dell’industria e del mercato.

Questo grazie al fatto che ormai gli investimenti in energia solare per produrre elettricità sono molto più competitivi di quelli nel gas. C’è stato anche un processo legislativo a favore dello sblocco delle autorizzazioni e la creazione di meccanismi specifici per favorire l’installazione di fotovoltaici nelle imprese. Finalmente siamo tornati a tassi di installazione delle rinnovabili allineati ai nostri obiettivi di decarbonizzazione.

Purtroppo invece è stata poverissima l’iniziativa legislativa per l’emancipazione dalle fossili nel settore privato, quindi quello degli edifici, dove addirittura abbiamo visto lo smantellamento di tutti i sistemi di efficienza energetica per gli edifici privati senza una sostituzione con meccanismi migliorativi.

L’altro grande buco nero è quello della mobilità, con un freno sia nel mercato nazionale sia nel ruolo svolto dall’Italia in Europa relativamente alla penetrazione della mobilità elettrica in sostituzione del diesel e della benzina.

L’intervista è andata in onda durante la puntata del 18 dicembre 2024 de Il giusto clima, su Radio Popolare, disponibile qui, a minuto 14.38.