Primi segnali di futuro, senza abbassare la guardia

Novità da ènostra   
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20 Febbraio 2020
di Angelo Miotto
Il Guardian rifiuta pubblicità da chi produce energia dalle fossili, il discusso fondo BlackRock guarda ad operazioni nelle rinnovabili, al convegno del capitalismo mondiale, Davos, le parole sono docili, ma Greenpeace smaschera i buoni propositi dati alla mano.

C’è un implacabile e coerente grande giudice dentro di noi. Noi che abbiamo scelto da che parte stare con convinzione e che lottiamo da anni per una transizione energetica che ci liberi dalle fossili. Noi che abbiamo sentito magone e lacrime agli occhi guardando le prime grandi, internazionali e partecipate manifestazioni dei Fridays for Future. Noi di ènostra e tutti quelli come noi.
I tempi sono stretti, le azioni devono essere contundenti, immediate, capaci di spostare indietro le lancette del countdown per il Pianeta. È non solo giusto, ma doveroso. Va bene, ma.
Ma non possiamo non rintracciare nelle cronache alcuni segnali di futuro e conseguenti verifiche per evitare di avere solo propaganda o greenwashing, il grande rischio che si annida nei buoni propositi annunciati e cambiamenti strombazzati ai quattro venti, di chi continua in realtà a inquinare.
Il primo fatto clamoroso è la decisione di The Guardian, il prestigioso quotidiano britannico, che ha deciso di rinunciare a tutte le pubblicità di compagnie petrolifere e del gas come atto concreto contro la crisi climatica. Lo stesso Guardian aveva già modificato il proprio vocabolario su questo tema, scegliendo la parola ‘emergenza’ che ben si attaglia al poco tempo disponibile e all’urgenza di avere degli interventi fattuali. Ne avrà un danno il famoso giornale? Forse, ma a vedere le reazioni di Greenpeace che saluta il gesto coraggioso, forse riuscirà ad attrarre capitali verdi in pubblicità. E comunque toglie un asset strepitoso a chi sulle fossili fa i miliardi inondandoci di propaganda simil-green o di buoni sentimenti ambientalisti.

L’altra grande notizia è la lettera del fondatore del colosso d’investimenti, Larry Fink scrive agli azionisti, promettendo azioni per il clima. Ma con cifre irrisorie rispetto agli investimenti nelle fossili, come ci spiega Valori.it in questo articolo. Blackrock ha una fama cupa, oggetto di diverse inchieste, una potenza che controlla le leve di gran parte del potere globale, però che sia greenwashing o meno c’è un segnale. Il segnale è un messaggio che ha tenuto banco sugli organi di informazione mondiali, la bontà del gesto, invece deve essere sottoposta a verifica per capire le reali intenzioni del colosso. Ma c’è anche un effetto comunicativo di cui non dimenticarsi: non è un classico annuncio/inchiesta/denuncia che potrà dimostrare parole vuote. Qui c’è una dimensione anche di presa di coscienza del tema, con un primo e lento quanto si vuole movimento in una direzione. BlackRock prevede di aumentare la quota di investimenti sostenibili. E di disinvestire dalle aziende che traggono più del 25% dei loro ricavi dallo sfruttamento del carbone. Verrà quindi aperto un un nuovo “fondo a impatto” per sostenere le imprese a basso impatto climatico, ci avvisa Valori.it che ci ricorda che alla prima grande occasione, la Climate Finance Partnership, la dotazione del paperone dei fondi è stata irrisoria. Che cosa succederà^ Aspettiamo di vedere per valutare.

Parole e fatti, mentre il tempo scorre inesorabile. E così a Davos, che ben si adatta alle mode del momento, ma sempre celebrando il potere, il meeting annuale ha scelto le parole dell’ambiente a rischio e del Cambiamento Climatico. Greta Thunberg e altre attiviste erano sul palco a ricordare che la casa brucia ancora, ma le parole suadenti della finanza sono state messe a fare i conti con i pratici affari che riempiono di numeri a tanti zeri i bilanci di chi si dimostra amico degli ambientalisti. Greenpeace ha fatto inchiesta e qui ci racconta come in realtà lo slogan ‘Azionisti per un mondo sostenibile e coeso’ abbia molta strada da fare. Qui c’è il report internazionale It’s the finance sector, stupid che ci dimostra gli affaroni di chi a parole imbocca la prospettiva green.

Ecco perché ora sta a noi mantenere alta la guardia. Nel contrastare con le azioni di verifica gli annunci, ma anche incoraggiando e senza piangere la catastrofe dentro uno schema già visto.
Se ci sono buoni e cattivi in questa storia, e ci sono, forse una tattica intelligente è quella di supportare i primi passi di chi fatica a lasciare la strada dello sfruttamento del pianeta. Se gli annunci di nuove direzioni e politiche fosse confermato, allora avremo guadagnato un pezzo del cammino che ci porterà verso la vera transizione energetica.

Ps
Mentre finiamo questo articolo le scorte delle fossili vengono comparate da un esperto finanziario di CNBC a quelle del tabacco. Con segnali negativi per le multinazionali che estraggono e commercializzano fossili. Il vento sta cambiando.