Picco delle fonti fossili entro il 2030: una bella notizia ma non basta stare a guardare

Novità da ènostra   
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14 Settembre 2023
Mentre l’IEA annuncia che il picco della domanda delle fonti fossili avverrà entro la fine del decennio, gas, carbone e petrolio continuano a ricevere 7 mila miliardi di sussidi

Il picco della domanda di petrolio, gas e carbone, che un anno fa era previsto per metà anni ’30, avverrà entro la fine del decennio. Lo ha scritto il direttore della Agenzia Internazionale dell’Energia Fatih Birol in un editoriale del Financial Times, anticipando gli esiti delle proiezioni annuali sul sistema energetico mondiale (World Energy Outlook) che verranno pubblicate tra un mese.

Birol parla di un “punto di svolta storico”: si prevede il culmine della domanda dei tre combustibili fossili nei prossimi anni, “sulla base delle politiche attuali – anche senza l’introduzione di nuove politiche climatiche”. A ciò seguirà il picco delle emissioni, accelerato da una “spettacolare crescita delle tecnologie di energia pulita, dai cambiamenti strutturali dell’economia cinese e dalle conseguenze della crisi energetica globale”.

Finalmente una bella notizia, che suggella la definitiva vittoria delle rinnovabili sulle fonti fossili e che si accompagna all’altrettanto importante annuncio dell’Unione Europea sullo sblocco della Direttiva RED III (Renewable Energy Directive III), approvato il 12 settembre in via definitiva dal Parlamento. Pilastro del Green Deal europeo, la RED III impone una quota di rinnovabili al 42,5% dei consumi totali di energia (non di elettricità!), percentuale che con la normativa precedente era al 32% e che deve puntare nelle ambizioni al 45%,

Uno dei contenuti più importanti della RED III riguarda i tempi delle autorizzazioni per l’installazione di nuovi impianti eolici e fotovoltaici, che non potranno superare i 12 mesi nelle “aree di riferimento per le rinnovabili” e i 24 mesi nelle altre aree. Lo scorso marzo Parlamento e Consiglio avevano raggiunto un accordo preliminare sulla direttiva, che però era stata bloccata dai disaccordi degli Stati membri su nucleare, idrogeno e biomasse, facendo slittare il voto finale alla plenaria di settembre.

Queste novità sono una boccata d’aria fresca, dopo la lunga carrellata di disastri e record negativi climatici e ambientali degli ultimi mesi. Dopo l’estate più calda della storia ed incessanti eventi estremi, che non hanno risparmiato nessun angolo del globo (come gli incendi in Canada, Hawaii, Sicilia, le alluvioni in Libia e prima Cina, Emilia Romagna, le tempeste in Lombardia, in Francia e in Spagna), è di ieri la pubblicazione di uno studio su Science Advance che annuncia il superamento di 6 dei 9 “confini planetari”.

In tutto questo, i consumi globali di petrolio nel mese di agosto non sono mai stati così alti e, mostra il Fondo Monetario Internazionale, i combustibili fossili vengono ancora sussidiati al ritmo di 13 milioni di dollari al minuto. Sono 7 mila miliardi di dollari all’anno, il 7,1% del Pil globale: più di quanto i governi spendono annualmente per l’istruzione (4,3% del reddito globale) e circa due terzi di quanto spendono per la sanità (10,9%).

Nonostante i continui sgambetti alle energie pulite e gli aiuti che invece petrolio, carbone e gas continuano a ricevere, le anticipazioni del World Energy Outlook ci dicono che le rinnovabili vincono e continuano a vincere sulle fonti fossili.

Purtroppo il ritmo esponenziale con cui il clima sta cambiando è ancora più rapido dell’exploit di fotovoltaico e eolico: secondo Birol ciò non basterà “neanche lontanamente” a limitare l’aumento delle temperature medie globali al di sotto della fatidica soglia di 1,5°C. Fin dal 2018, con la pubblicazione del rapporto speciale Global Warming of 1.5 ºC, l’IPCC è stato molto chiaro sulla differenza abissale tra un mondo a 1,5 o a 2 gradi. E questi sono gli ultimi anni che abbiamo per definire il nostro futuro. Servono politiche climatiche decise, da parte dei governi e dell’Unione europea, e serve che anche le persone facciano sentire la loro voce perché la transizione non sia un processo scomposto e a vantaggio di pochi, ma un percorso che veda i cittadini protagonisti di un sistema energetico, economico e sociale più equo.