La legge di conversione del decreto Milleproroghe contiene un articolo che discliplina l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile e la costituzione di comunità energetiche.
La transizione verso la produzione di energia da fonti 100% rinnovabili sta cambiando completamente l’assetto del sistema energetico europeo. In questo processo di trasformazione, il ruolo dei cittadini sta acquisendo sempre maggiore centralità.
Questo protagonismo degli “energy citizen” lo si ritrova anche tra le novità della legge di conversione del decreto “Milleproroghe”, da pochi giorni pubblicata in Gazzetta ufficale. L’articolo 42-bis disciplina, infatti, la possibilità di costituire comunità energetiche rinnovabili e di attivare progetti di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili. Ma facciamo qualche passo indietro per comprendere il contesto in cui si inserisce questo passaggio.
Il percorso che ha dato l’avvio al processo di “democratizzazione” del modello energetico e alle nuove opportunità risale all’ottobre 2016, momento in cui è stato lanciato il Pacchetto Energia pulita per tutti gli Europei, con il quale la Commissione Europea ha inteso definire un quadro legale finalizzato a facilitare il processo di transizione energetica dei Paesi Membri. Uno degli output del Pacchetto è stata la riedizione della Direttiva 2018/2001/Ue, volta a promuovere l’uso di energia da fonti rinnovabili, con la quale è stata introdotta appunto la definizione di comunità energetica rinnovabile (REC) come entità giuridica che prevede:
– una partecipazione aperta e volontaria, da parte dei soci localizzati in prossimità dell’impianto di produzione (di proprietà della REC stessa),
– l’aggregazione di persone fisiche, EELL e PMI in qualsiasi forma purché non animate dal profitto come prima finalità, bensì obiettivi di miglioramento ambientale, sociale ed economico per i membri della REC e per il territorio su cui questa insiste.
In attesa del completo recepimento della Direttiva 2018/2001/Ue, il Milleproroghe dà fin da subito la possibilità a tutti i cittadini di esercitare collettivamente il diritto di produrre, immagazzinare, consumare, scambiare e vendere l’energia auto prodotta, con l’obiettivo di fornire benefici ambientali, economici e sociali alla propria comunità. In particolare, ci si attende che comunità energetiche rinnovabili e autoconsumo collettivo possano contribuire a mitigare la povertà energetica, grazie alla riduzione della spesa energetica, tutelando così anche i consumatori più vulnerabili.
Le regole da rispettare
In base a quanto previsto dall’articolo 42-bis “Innovazione in materia di Autoconsumo da fonti rinnovabili”:
- gli impianti rinnovabili devono avere potenza complessiva non superiore a 200 kW e devono essere entrati in esercizio successivamente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del Milleproroghe (1 marzo 2020);
- i soggetti partecipanti condividono l’energia prodotta utilizzando la rete di distribuzione esistente;
- l’energia condivisa è pari al valore minimo, in ciascun periodo orario, tra l’energia elettrica prodotta e immessa in rete dagli impianti a fonti rinnovabili e l’energia elettrica prelevata dall’insieme dei clienti finali associati;
- l’energia è condivisa per l‘autoconsumo istantaneo, che può avvenire anche attraverso sistemi di accumulo;
- nel caso di comunità energetiche rinnovabili i punti di prelievo dei consumatori e i punti di immissione degli impianti sono ubicati su reti elettriche di bassa tensione sottese, alla data di creazione dell’associazione, alla medesima cabina di trasformazione MT/BT:
- nel caso di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente, gli stessi devono trovarsi nello stesso edificio o condominio.
Oggi solo il 20% dell’energia prodotta da impianti fotovoltaici è autoconsumata localmente. Lo scarso risultato è dovuto anche all’attuale schema regolatorio che, prevedendo il meccanismo dello scambio sul posto, rende meno attraente la formula dell’autoconsumo in loco contestuale alla produzione. A livello di Paese, la prospettiva è di arrivare ad un autoconsumo pari a 4-5 volte le dimensioni del mercato attuale.
Le comunità energetiche e i progetti di autoconsumo collettivo saranno un driver importante per il significativo incremento del consumo dell’energia laddove verrà prodotta. Per premiare l’autoconsumo istantaneo e l’utilizzo di sistemi di accumulo, sarà per l’appunto erogata dal GSE una tariffa incentivante, alternativa al meccanismo dello scambio sul posto.
“È un bene che in Italia si spinga la sperimentazione di modelli che riconoscono ai cittadini e alle piccole imprese il ruolo di protagonisti di un modello energetico più equo e sostenibile. Anche ènostra”, sottolinea Sara Capuzzo, presidente della cooperativa “si sta spendendo per avviare esperienze concrete e analizzarne l’efficacia e la replicabilità. In qualche misura, i risultati dei primi test realizzati sul campo potranno fornire elementi utili per definire un quadro più strutturato e ambizioso con il recepimento della Direttiva, che dovrà avvenire entro il giugno 2021”.
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