All’iniziativa di United for Climate Justice hanno aderito Oxfam, Action Aid International, 350.org, Legambiente, Laudato Si’, REScoop.eu e oltre 130 accademici
Mercoledì 2 ottobre la coalizione di movimenti per il clima United for Climate Justice ha pubblicato una lettera aperta diretta all’Unione Europa per chiedere la fine dei sussidi ai combustibili fossili entro il 2025.
L’iniziativa, a cui ha aderito ènostra, è stata sottoscritta da oltre 130 accademici e grandi organizzazioni incluse Oxfam, Action Aid International, 350.org, REScoop.eu, Legambiente e Laudato Si’.
La lettera è indirizzata alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, al Presidente eletto del Consiglio europeo Antonio Costa, alla Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola e ai commissari eletti, e chiede che di preparare una tabella di marcia trasparente per abbandonare i sussidi ai fossili nell’Unione Europea.
Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, essi ammonterebbero solo in Europa a 400 miliardi di euro all’anno. Nei paesi del Sud del mondo sarebbero ancora più alti, tanto che il denaro pubblico indirizzato ai combustibili fossili, come mostra un recente report di Action Aid, sarebbe pari a 40 volte quello indirizzato alle fonti rinnovabili.
A cosa servono i sussidi alle fonti fossili?
Questi sussidi sono incentivi pubblici che possono assumere forma diretta o indiretta, ad esempio pagamenti diretti, agevolazioni fiscali o permessi di emissioni, che abbassano artificialmente il prezzo delle fonti fossili e dei loro prodotti derivati. Lo scopo sarebbe quello di calmierare il prezzo di alcuni beni per aiutare le famiglie meno benestanti. Pensiamo ad esempio ai 350 miliardi di dollari che i governi dell’Unione Europea hanno speso durante la crisi energetica per ridurre i costi delle bollette, tra iva ridotta sul gas, tagli alle accise sui carburanti e sostegni alle imprese energivore.
Il problema è che questi incentivi prolungano artificialmente la vita di carbone, petrolio e gas, contribuendo a alimentare la crisi climatica. In particolare, come affermano le realtà firmatarie della lettera aperta uscita il 2 ottobre, i sussidi pubblici alle fonti fossili “distorcono la domanda di energia, perpetuano la dipendenza da fonti energetiche inquinanti e minacciano la sicurezza energetica europea, oltre a fornire sussidi a industrie che contribuiscono significativamente alle emissioni climalteranti”. L’IPCC ha stimato nel Sesto Report di Valutazione che eliminandoli si potrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 10% entro il 2030.
Senza i sussidi alle fonti fossili costerebbe tutto di più?
Risponde a questa domanda proprio la coalizione United for Climate Justice facendo notare che, se anche i sussidi hanno lo scopo di tenere bassi il costo delle fonti fossili, essi non impediscono alle aziende di alzare i prezzi per altre ragioni, ad esempio per aumentare i propri margini di profitto. Inoltre, e soprattutto, il prezzo da pagare per l’inazione di fronte a una crisi climatica sempre più urgente è molto più alto dell’eventuale costo che nel breve e medio periodo dovremmo sostenere per eliminare i sussidi alle fonti fossili.
“Noi non stiamo chiedendo niente di rivoluzionario perché l’Unione Europea ha già deciso di sospendere le fonti ai fossili nel programma ambientale del 2022, ma finora non ha fatto niente”, afferma Mariella Bussolati, attivista della coalizione promotrice della lettera aperta United for Climate Justice. “Noi chiediamo maggiore trasparenza nella quantificazione dei sussidi alle fonti fossili, dato che c’è molta opacità nelle stime sia a livello europeo che dei vari governi. Ma soprattutto chiediamo che questi fondi vengano reindirizzati nella transizione alle rinnovabili a beneficio delle persone. Per esempio sussidiando le pompe di calore e interventi di isolamento delle case, che contribuirebbero a ridurre enormemente le spese di riscaldamento delle famiglie”.
Oltre alla lettera aperta, United for Climate Justice ha organizzato una manifestazione a Bruxelles il 5 ottobre, a cui parteciperanno numerosi movimenti e l’attivista Greta Thunberg, seguita da un’Assemblea Popolare.
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