“Siamo l’ultima generazione che può fermare i cambiamenti climatici”: la COP24 e la visione strategica dell’Europa al 2050
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Possiamo, dunque, ben dire che dal 2 al 14 dicembre a Katowice, si decide del destino del mondo. La COP di quest’anno, infatti, costituisce un momento cruciale per la lotta contro i cambiamenti climatici: i circa 200 Paesi, che si confronteranno nella città polacca, dovranno individuare e definire le regole che consentiranno di mettere in pratica quanto stabilito nell’ambito dell‘Accordo di Parigi stipulato nel 2015; e cioè tenere le temperature medie globali al sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, con l’impegno di limitarne l’aumento a 1,5 gradi.
Oggi già assistiamo a eventi meteorologici estremi, ondate di calore, siccità, incendi, riduzione delle produzioni agricole, riduzione della disponibilità di acqua e ad altre variazioni degli ecosistemi non meno preoccupanti; tutte conseguenze dell’innalzamento di solo 1 °C della temperatura del nostro Pianeta, rispetto ai livelli pre-industriali.
L’aumento della temperatura a 1,5° o addirittura a 2°, avrà conseguenze ancora più disastrose, come dimostrato dagli scenari delineati dal recente rapporto dell’IPCC (v. nostra news).
“Il cambiamento climatico è già una questione di vita o di morte per molte persone e Paesi del mondo – ha dichiarato António Guterres, segretario generale dell’Onu, nel suo intervento alla COP24 (guarda il video) – A Katowice non possiamo fallire. Questa Conferenza sul cambiamento climatico è la più importante dopo i negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo di Parigi”.
La comunità internazionale deve “lavorare per ridurre entro il 2030 le emissioni del 45% rispetto ai livelli del 2010 e a zero entro il 2050 – ha aggiunto Guterres -. Le energie rinnovabili devono garantire da metà a due terzi dell’energia primaria globale entro il 2050, con una riduzione proporzionale dei combustibili fossili. Se falliamo, l’Artico e l’Antartide continueranno a sciogliersi, i coralli sbiancare e morire, il livello del mare aumenterà, l’inquinamento atmosferico causerà sempre più morti, la scarsità d’acqua interesserà gran parte dell’umanità e il costo dei disastri salirà alle stelle“.
Che intende fare l’Europa?
In vista della COP24, dopo un’ampia consultazione e tenendo conto del rapporto speciale dell’IPCC, la Commissione ha presentato il 28 novembre scorso una visione strategica a lungo termine dal titolo “A clean planet for all“, per un’economia prospera, moderna, competitiva e a impatto climatico zero entro il 2050.
La strategia mostra in che modo l’Europa può arrivare alla “neutralità climatica”, investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, responsabilizzando i cittadini e allineando l’azione in settori chiave quali la politica industriale, la finanza e la ricerca, garantendo nel contempo l’equità sociale.
Tutti i settori dell’economia avranno il loro ruolo nella transizione verso la neutralità climatica, in specie il settore energetico, oggi basato essenzialmente su combustibili fossili e responsabile di oltre il 75% delle emissioni di gas serra dell’UE. Tutti i percorsi valutati dalla nuova visione strategica europea implicano che entro la metà del secolo la produzione di energia dovrebbe essere completamente decarbonizzata.

È sufficiente quanto proposto dalla Commissione europea? Secondo Mauro Albrizio – responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente, intervenuto a C’è luce, la trasmissione di Radio Popolare realizzata in collaborazione con ènostra – “si tratta di una risposta inadeguata, rispetto all’urgenza della crisi climatica in atto. Dall’Europa può e deve partire l’impegno per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, grazie a una strategia climatica di lungo termine che sia molto più ambiziosa del 55% di riduzione delle emissioni entro il 2030. È fondamentale prevedere azioni forti e ambiziose per ridurre le emissioni, in linea con la soglia critica di 1,5°C prospettata dal rapporto dell’IPCC. C’è di più: secondo il rapporto della Commissione economia e clima delle Nazioni Unite, raggiungere ambiziosi obiettivi climatici entro il 2030 porterebbe a un incremento del PIL di 6mila miliardi di dollari, a una riduzione di 700mila morti premature dovute all’inquinamento atmosferico e alla creazione di 65 milioni di nuovi posti di lavoro. Le tecnologie e le opportunità economiche le abbiamo, è solo una questione di volontà politica”.
Confidando nella lungimiranza e nel senso di responsabilità dei leader politici mondiali, molto possiamo fare anche noi singoli cittadini per contribuire in modo sostanziale a questa transizione, “sia diventando dei prosumer – ossia autoproduttori di energia, anche diventando soci di cooperative energetiche come ènostra – sia cambiando gli stili di vita, in specie per quel che riguarda la mobilità. In Europa – continua Albrizio – il settore dei trasporti è l’unico che ha visto incrementare le emissioni di C02: mentre le emissioni complessive sono diminuite del 22%, quelle dei trasporti sono aumentate del 18%. È evidente che dobbiamo mobilitarci in favore del trasporto pubblico e dell’elettrificazione del trasporto sia pubblico che privato”.


