“Siamo chiaramente l’ultima generazione in grado di modificare il corso del cambiamento climatico, ma siamo anche la prima generazione che comincia a pagarne le conseguenze”, queste le parole di Kristalina Georgieva, AD della Banca Mondiale, pronunciate in occasione dell’apertura della ventiquattresima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sul Clima delle Nazioni Unite (COP24).
Possiamo, dunque, ben dire che dal 2 al 14 dicembre a Katowice, si decide del destino del mondo. La COP di quest’anno, infatti, costituisce un momento cruciale per la lotta contro i cambiamenti climatici: i circa 200 Paesi, che si confronteranno nella città polacca, dovranno individuare e definire le regole che consentiranno di mettere in pratica quanto stabilito nell’ambito dell‘Accordo di Parigi stipulato nel 2015; e cioè tenere le temperature medie globali al sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali, con l’impegno di limitarne l’aumento a 1,5 gradi.
Oggi già assistiamo a eventi meteorologici estremi, ondate di calore, siccità, incendi, riduzione delle produzioni agricole, riduzione della disponibilità di acqua e ad altre variazioni degli ecosistemi non meno preoccupanti; tutte conseguenze dell’innalzamento di solo 1 °C della temperatura del nostro Pianeta, rispetto ai livelli pre-industriali.
L’aumento della temperatura a 1,5° o addirittura a 2°, avrà conseguenze ancora più disastrose, come dimostrato dagli scenari delineati dal recente rapporto dell’IPCC (v. nostra news).
“Il cambiamento climatico è già una questione di vita o di morte per molte persone e Paesi del mondo – ha dichiarato António Guterres, segretario generale dell’Onu, nel suo intervento alla COP24 (guarda il video) – A Katowice non possiamo fallire. Questa Conferenza sul cambiamento climatico è la più importante dopo i negoziati che hanno portato alla firma dell’Accordo di Parigi”.
La comunità internazionale deve “lavorare per ridurre entro il 2030 le emissioni del 45% rispetto ai livelli del 2010 e a zero entro il 2050 – ha aggiunto Guterres -. Le energie rinnovabili devono garantire da metà a due terzi dell’energia primaria globale entro il 2050, con una riduzione proporzionale dei combustibili fossili. Se falliamo, l’Artico e l’Antartide continueranno a sciogliersi, i coralli sbiancare e morire, il livello del mare aumenterà, l’inquinamento atmosferico causerà sempre più morti, la scarsità d’acqua interesserà gran parte dell’umanità e il costo dei disastri salirà alle stelle“.
Che intende fare l’Europa?
In vista della COP24, dopo un’ampia consultazione e tenendo conto del rapporto speciale dell’IPCC, la Commissione ha presentato il 28 novembre scorso una visione strategica a lungo termine dal titolo “A clean planet for all“, per un’economia prospera, moderna, competitiva e a impatto climatico zero entro il 2050.
La strategia mostra in che modo l’Europa può arrivare alla “neutralità climatica”, investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, responsabilizzando i cittadini e allineando l’azione in settori chiave quali la politica industriale, la finanza e la ricerca, garantendo nel contempo l’equità sociale.
Tutti i settori dell’economia avranno il loro ruolo nella transizione verso la neutralità climatica, in specie il settore energetico, oggi basato essenzialmente su combustibili fossili e responsabile di oltre il 75% delle emissioni di gas serra dell’UE. Tutti i percorsi valutati dalla nuova visione strategica europea implicano che entro la metà del secolo la produzione di energia dovrebbe essere completamente decarbonizzata.
È sufficiente quanto proposto dalla Commissione europea? Secondo Mauro Albrizio – responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente, intervenuto a C’è luce, la trasmissione di Radio Popolare realizzata in collaborazione con ènostra – “si tratta di una risposta inadeguata, rispetto all’urgenza della crisi climatica in atto. Dall’Europa può e deve partire l’impegno per raggiungere zero emissioni nette entro il 2040, grazie a una strategia climatica di lungo termine che sia molto più ambiziosa del 55% di riduzione delle emissioni entro il 2030. È fondamentale prevedere azioni forti e ambiziose per ridurre le emissioni, in linea con la soglia critica di 1,5°C prospettata dal rapporto dell’IPCC. C’è di più: secondo il rapporto della Commissione economia e clima delle Nazioni Unite, raggiungere ambiziosi obiettivi climatici entro il 2030 porterebbe a un incremento del PIL di 6mila miliardi di dollari, a una riduzione di 700mila morti premature dovute all’inquinamento atmosferico e alla creazione di 65 milioni di nuovi posti di lavoro. Le tecnologie e le opportunità economiche le abbiamo, è solo una questione di volontà politica”.
Confidando nella lungimiranza e nel senso di responsabilità dei leader politici mondiali, molto possiamo fare anche noi singoli cittadini per contribuire in modo sostanziale a questa transizione, “sia diventando dei prosumer – ossia autoproduttori di energia, anche diventando soci di cooperative energetiche come ènostra – sia cambiando gli stili di vita, in specie per quel che riguarda la mobilità. In Europa – continua Albrizio – il settore dei trasporti è l’unico che ha visto incrementare le emissioni di C02: mentre le emissioni complessive sono diminuite del 22%, quelle dei trasporti sono aumentate del 18%. È evidente che dobbiamo mobilitarci in favore del trasporto pubblico e dell’elettrificazione del trasporto sia pubblico che privato”.
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