Rapporto Circonomia: l’Italia conferma il primato in Europa nell’economia circolare, ma deve fare i conti con il deciso rallentamento in settori-chiave della transizione ecologica.
Il nostro Paese è un’eccellenza nell’economia circolare, più ancora di Paesi come la Germania e l’Olanda, che abitualmente sono considerati più avanzati per la sostenibilità ambientale. A rilevarlo è il rapporto “Dal dopo Covid alla transizione ecologica: a che punto è l’Italia?” presentato il 15 settembre scorso ad Alba nella cornice di “Circonomia, Festival nazionale dell’economia circolare e delle energie dei territori”.
Le performances italiane emergono da una valutazione di 17 indicatori che evidenziano come il consumo interno pro-capite di materia o la percentuale di rifiuti avviati a riciclo pongono l’Italia prima assoluta sui 27 Paesi dell’Unione europea, mentre per quelli relativi ai consumi finali di energia in rapporto al Pil e al tasso di rinnovabili sui consumi finali di energia ci collocano significativamente sopra la media europea e al primo posto tra i grandi Paesi dell’Unione.
Queste prestazioni sul fronte dell’economia circolare sono riconducibili a diversi fattori: da una parte ci sono alcune condizioni legate al clima e alla scarsità storica di materie prime nel nostro Paese che hanno fatto sì che si sviluppassero meccanismi di ottimizzazione del consumo di energia e delle risorse naturali. Dall’altra il rapporto mette in evidenza quanto i risultati si siano costruiti soprattutto nell’ultimo decennio dimostrando come alcune delle politiche nazionali e locali abbiano portato in breve tempo a risultati importanti.
Ma non tutto ciò che luccica è oro. Il rapporto mette in evidenza anche alcuni aspetti negativi, su cui si dovrà lavorare intensamente nei prossimi anni per recuperare. Ci sono infatti 3 grandi ombre che pesano sull’economia circolare dell’Italia: •
- La prima riguarda il significativo rallentamento in settori-chiave della transizione ecologica, primo fra tutti la produzione e il consumo di energie rinnovabili, con una situazione ancora peggiore per le rinnovabili elettriche.
- La seconda deriva da un’evidente contraddizione, peraltro non nuova per il nostro Paese, tra le brillanti prestazioni ambientali e il persistente declino sotto il profilo economico e sociale, evidenziato dal fatto che tutti i principali indicatori economici e sociali sono sotto la media europea.
- La terza riguarda i comportamenti, gli stili di vita e di consumo. In Italia c’è una lentezza esasperante nell’aprirsi a modelli di consumo e stili di vita “circolari”: ad esempio sprechiamo energia nelle nostre case, il solare termico a uso residenziale è poco utilizzato, la mobilità alternativa è poco diffusa, nonostante siamo il primo produttore di biciclette del continente.
Per cercare di recuperare il tempo perduto dobbiamo spendere bene i 200 miliardi di euro del Next Generation EU che andranno all’Italia, di cui un terzo è riservato per l’appunto a progetti legati alla transizione ecologica. Ma non basterà se non cambiamo i nostri comportamenti!
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