A partire da due casi studio uno italiano e uno belga, Aurore Dudka, ricercatrice dell’Università di Milano, ha provato a comprendere se le cooperative energetiche possono essere considerate un luogo gender friendly o meno.
La transizione energetica ha bisogno del contributo di tutti, specialmente di quello delle donne. Ma alcuni studi hanno evidenziato come le donne siano tuttora sotto-rappresentate sia in generale nel settore dell’energia rinnovabile, sia nel mondo delle cooperative energetiche, nonostante la loro visione inclusiva. Le cooperative energetiche sono associazioni che mettono insieme cittadini, piccole attività commerciali, imprese e/o enti territoriali che decidono di dotarsi di impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.
Per come nascono, le cooperative energetiche non hanno solo un ruolo attivo nel far progredire la transizione energetica, ma rappresentano anche un momento di crescita dei territori e dei cittadini, associando il passaggio alle fonti rinnovabili al concetto di democrazia e giustizia energetica e permettendo a tutti i cittadini di partecipare all’iniziativa. Per questo è così importante comprendere fino a che punto le organizzazioni che portano avanti concretamente la transizione energetica e che affermano di essere fondate su principi di uguaglianza e inclusività siano veramente riuscite a superare gli stereotipi di genere e a promuovere la presenza delle donne.
Sarà così anche dove si sta realizzando e progettando il futuro dell’energia pulita? Sappiamo infatti quanto la partecipazione delle donne sia spesso difficile in molti ambiti, soprattutto dove si prendono decisioni e quando ci si confronta con materie considerate tecniche, come l’energia. Ha provato a fornire una risposta a questa domanda Aurore Dudka, ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano, che ha approfondito quanto sta succedendo all’interno delle cooperative energetiche, analizzando due casi studio, l’italiana ènostra e la belga Ecopower, per un totale di circa 5200 questionari.
Lo studio, condotto a inizio 2021 dall’Università di Milano in collaborazione con il progetto europeo H2020 Asset, ha previsto una fase di ascolto dei soci delle due cooperative, esplorando come essi valutino la partecipazione e la competenza delle donne in fatto di energia. Se si prende in considerazione proprio il tema delle competenze tecniche, soprattutto nel caso italiano, la percezione è che le donne abbiano un bagaglio meno solido rispetto agli uomini. Si tratta evidentemente di uno stereotipo di genere che si auto-alimenta anche attraverso scelte lavorative e, prima ancora di studio, che portano spesso le donne lontano da specializzazioni tecnico-scientifiche.
Ma il discorso va allargato anche al sistema educativo a tutto tondo se è vero, come emerge dall’analisi, che le stesse donne sminuiscono ulteriormente le loro competenze: a parità di livello di studio, anche quando il loro percorso formativo ha riguardato discipline STEM, le donne si giudicano sempre meno capaci degli uomini nel leggere e comprendere gli aspetti tecnici legati alle tecnologie pulite. Il panorama si fa anche più preoccupante nelle ragioni che gli intervistati si danno in merito ai motivi che vedono le donne sottorappresentate all’interno delle stesse cooperative energetiche. In molti ancora ritengono questo ambito poco interessante e inadatto alle donne, sottovalutando di fatto, ancora una volta, l’esistenza di stereotipi di genere che si fa fatica a riconoscere e che si basano su percezioni prive di fondamento.
Ma la buona notizia è che, inaspettatamente, gli intervistati di ènostra sono più attenti a prendere le distanze da questi stessi stereotipi. Di fatto, essendo l’Italia uno dei Paesi peggiori in tema di pari opportunità, ci si sarebbe potuti aspettare un risultato diverso, soprattutto se messi a confronto con un Belgio in cui l’attenzione a politiche gender friendly è alta. Come interpretare questo dato? Evidentemente, nonostante un contesto in cui la parità di genere deve fare ancora molta strada, la partecipazione alle cooperative energetiche in Italia raccoglie al momento un’avanguardia di persone attente ai temi sociali oltre a quelli energetici.
Un aspetto che potrebbe spiegarsi con l’ancora bassa diffusione di esperienze di questo genere lungo la Penisola e che perlopiù vedono coinvolte persone appartenenti ad ambiti sociali e lavorativi di livello medio alto. Deve infatti far riflettere il fatto che, in entrambe le cooperative energetiche oggetto di studio, non sono presenti persone impiegate in occupazioni di basso livello, come ad esempio operai, e che nell’81,5 per cento dei casi si tratta di persone con un reddito superiore alla media nazionale. Forse è questo l’aspetto davvero cruciale per spingere la transizione energetica: coinvolgere trasversalmente tutte le persone delle nostre comunità, familiarizzando pratiche e valori che certamente parlano di energia ma che sono anche un’opportunità di crescita sociale.
Il lavoro di RESCoop.eu La federazione europea delle Cooperative energetiche RESCoop.eu, di cui ènostra ed Ecopower fanno parte, nel corso 2021 ha attivato al proprio interno un gruppo di lavoro sulle tematiche legate al gender, allo scopo di aumentare la consapevolezza dei propri aderenti sull’importanza di adottare al proprio interno politiche inclusive. Inclusività intesa in senso ampio, che si concretizza sia in termini di conoscenza (raccolta di dati disaggregati per genere), sia attraverso l’utilizzo di un linguaggio inclusivo (da un punto di vista di terminologia, ma anche di iconografia), sia grazie all’attuazione di specifiche strategie per garantire una equilibrata rappresentanza di tutti i generi all’interno delle cooperative stesse (base sociale e organismi di amministrazione).
A gennaio 2022 RESCoop.eu ha pubblicato sul proprio sito una dichiarazione di intenti, che trae spunto anche da quanto sancito nella Carta di impegni sull’uguaglianza tra uomini e donne nelle cooperative promossa dal movimento cooperativo europeo: “Le cooperative forniscono un lavoro dignitoso e aiutano a ridurre le disuguaglianze che colpiscono le persone più vulnerabili, comprese le donne. L’uguaglianza tra donne e uomini, e più in generale per tutti, è al centro dell’identità cooperativa, ma anche dell’Unione europea.”
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