L’1% della popolazione mondiale di super ricchi emette come 5 miliardi di persone: per Oxfam la transizione giusta passa anche per una patrimoniale imposta a questo piccolo gruppo di 77 milioni di persone
Costituisce l’1% della popolazione mondiale ed è composta da miliardari, milionari e coloro che guadagnano più di 140 mila dollari all’anno: è l’“élite degli inquinatori”, 77 milioni di persone che emettono più CO2 dei 5 miliardi più poveri del mondo (il 66% della popolazione globale). Questo sparuto gruppo di super ricchi genera il 16% delle emissioni globali, corrispondenti a più di tutto il traffico stradale mondiale e responsabili di 1,3 milioni di morti in eccesso dovute a ondate di calore.
Lo denuncia la più esaustiva inchiesta sulle diseguaglianze climatiche mai condotta, pubblicata da Oxfam con il report Climate Equality: A planet for the 99% e scritta insieme alla testata britannica The Guardian e al centro di ricerca Stockholm Environmental Institute.
“Le due crisi del clima e della disuguaglianza si stanno alimentando a vicenda”, ha affermato Chiara Liguori, consulente senior di Oxfam per le politiche di giustizia climatica. E i numeri riportati nel report lo mostrano bene: il bilancio delle vittime da alluvioni è sette volte più alto nei paesi in cui ci sono maggiori disparità socio-economiche.
La distanza che separa i pochissimi super ricchi da tutti gli altri è stratosferica: ci vorrebbero circa 1.500 anni perché una persona appartenente al 99% meno facoltoso producesse tanti gas serra quanti ne genera l’1% più ricco in un solo anno.
Lusso, fonti fossili e potere
Il ruolo dell’“élite degli inquinatori”, si legge nel report, “è fondamentale nella storia del clima per tre ragioni:
1. Per il carbonio che emettono a causa dei loro consumi, compresi gli yacht, i jet privati e gli stili di vita sfarzosi;
2. Per i loro investimenti in industrie fortemente inquinanti e i loro interessi finanziari;
3. Per l’influenza indebita che esercitano sui media, sull’economia, sulla politica e sulle decisioni politiche”.
Una parte importante delle emissioni dell’élite dell’1% deriva dai suoi investimenti: in una precedente analisi Oxfam aveva analizzato 125 miliardari rilevando che nel 2022 hanno emesso 3 milioni di tonnellate di CO2 solo attraverso le loro attività finanziarie, un milione di volte in più rispetto al 90% più povero dell’umanità.
Altrettanto evidente è il legame tra questo piccolo gruppo di super ricchi e i combustibili fossili. Negli USA, un membro del Congresso su quattro possiede azioni in aziende dell’oil&gas: non stupisce quindi perché non si riesca a ridurre i sussidi all’industria fossile (7 mila miliardi di dollari nel 2022), individuati come problema fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di Parigi anche dal recente report The State of Climate Action.
#LaGrandeRicchezza, la raccolta firme di Oxfam e Radio Popolare
Se i super ricchi hanno un impatto così devastante sul Pianeta, Oxfam propone che vengano tassati per tutelare il clima e il resto della popolazione. Secondo il report, un’imposta del 60% sui redditi dell’1% più ricco permetterebbe di raccogliere 6,4 mila miliardi di dollari all’anno e di ridurre le emissioni di una quantità superiore all’impronta del 2019 del Regno Unito.
In Europa è stata di recente lanciata una raccolta firme a supporto di un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) che va proprio in questa direzione e chiede l’istituzione di una tassa europea sui grandi patrimoni per finanziare la transizione ecologica e sociale (qui per firmare). Nel nostro Paese la campagna #LaGrandeRicchezza è stata lanciata proprio da Oxfam Italia insieme al partner storico di ènostra Radio Popolare.
Una delle ipotesi in Italia è che la tassa sia rivolta solo alle 50 mila persone più ricche (lo 0,1% della popolazione nazionale), che hanno un patrimonio netto individuale sopra i 5,4 milioni di euro. Questo piccolo gruppo ha una capacità finanziaria pari a tre volte quella del 50% più povero e corrispondente al 9% della ricchezza nazionale. Le emissioni che il 10% più ricco del paese produce sono il 36% in più della metà più povera del paese.
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