ènostra ha aderito insieme ad altre 80 organizzazioni europee al Manifesto per chiedere alla prossima Commissione Europea di mettere al centro del nuovo mandato una strategia di sufficienza energetica.
La Commissione europea che verrà eletta a giugno 2024 dovrebbe mettere al centro del suo mandato una strategia di sufficienza energetica. Questo è ciò che hanno chiesto 81 organizzazioni europee della società civile, dell’accademia, imprese ed enti pubblici – tra cui ènostra, per ora l’unica realtà italiana – aderendo al Manifesto A resilient and resource-wise Europe: Sufficiency at the heart of the EU’s future.
Capofila dell’iniziativa sono stati i network europei Energy Cities e European Environmental Bureau, oltre all’associazione francese négaWatt, think tank non governativo che effettua analisi in ambito energetico.
Stéphane Bourgeois è il responsabile delle politiche e delle relazioni europee di négaWatt. Lo abbiamo sentito per Il giusto clima a Radio Popolare.
Stéphane, che cos’è la sufficienza energetica? E qual è la differenza tra sufficienza e efficienza energetica?
Nel Manifesto abbiamo ripreso la definizione dell’IPCC, il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, che la descrive come una serie di “politiche, misure e pratiche quotidiane che evitano la domanda di energia, materiali, acqua e terra, garantendo allo stesso tempo il benessere umano per tutti all’interno dei confini planetari”.
La sufficienza quindi si interroga sul servizio e sulla sua quantità, mentre l’efficienza considera la quantità e il tipo di servizio come un dato di fatto e utilizza mezzi tecnologici per ridurre le risorse necessarie a ottenerlo.
Un esempio di differenza tra efficienza e sufficienza molto semplice: se per innaffiare un campo utilizzi un sistema di goccia a goccia invece di annaffiare non so quante volte al giorno, questa è una misura di efficienza. Invece se cambi coltivazione preferendone una che consuma meno acqua e si adatta maggiormente al contesto di cambiamento climatico, questa è una misura di sufficienza.
Ci sono degli studi che stimano i benefici quantitativi che l’Europa otterrebbe con una strategia che si basa sulla sufficienza energetica?
Sì, noi abbiamo lavorato per quattro anni con diversi partner europei sullo scenario Clever, che si basa proprio su una strategia di sufficienza e che è stato pubblicato a giugno dell’anno scorso. Il partner in Italia era il Politecnico di Milano.
A livello europeo, la sufficienza può permettere di ridurre la domanda energetica dal 20 al 30% a seconda dei settori e dei paesi. La metà del potenziale di riduzione che lo scenario Clever propone proviene dalla sufficienza e l’altra metà da misure di efficienza. L’approccio Clever basato su sufficienza, efficienza e rinnovabili permette all’Europa di fare a meno delle importazioni. Altri scenari invece prevedono importanti importazioni di idrogeno, che costa tanto e nei paesi del Sud rischia di andare in competizione con i bisogni locali.
A livello internazionale l’IPCC ha stimato il potenziale di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti al 29% grazie a misure di sufficienza, quindi quasi un terzo di quel che dobbiamo fare a livello mondiale al 2050.
E concretamente cosa si chiede alla prossima Commissione europea con questo Manifesto?
Chiediamo alla nuova commissione di analizzare quel che è già stato fatto – perché qualcosa è già stato fatto in Europa – e di adattarlo alle politiche comunitarie.
Per i trasporti, un esempio è l’introduzione della Frequent Flyer Levy, che è il contrario del sistema dei Miles, che oggi esiste ancora nonostante volare tanto non sia più una pratica sostenibile. Con il sistema dei Miles, più si vola e meno si paga. Mentre avrebbe più senso introdurre una tassa secondo la quale più voli e più paghi. Con una Frequent Flyer Levy, sarebbero i più ricchi a pagare di più e quindi sarebbe anche una misura progressiva.
Nel settore dell’edilizia, vorremmo che l’UE desse priorità all’ottimizzazione dell’uso degli spazi esistenti rispetto alle nuove costruzioni, promuovendo le politiche che favoriscono la riconversione degli edifici sfitti, l’uso multiplo e la condivisione degli spazi negli edifici, lavorando per raggiungere l’obiettivo di un consumo netto di suolo pari a zero nel 2050 e una stabilizzazione della dimensione media delle abitazioni pro capite nell’UE.
Un’altra cosa che chiediamo all’UE, ad esempio, è fissare un obiettivo europeo di riduzione del consumo di materie prime, con una nuova direttiva europea sulla gestione sostenibile delle materie prime, in linea con le più avanzate ricerche scientifiche.
Ultimo esempio, chiediamo un piano massiccio di investimenti europei in infrastrutture e servizi per la sufficienza, per promuovere ad esempio la mobilità sostenibile e in particolare la bici e il treno come mezzi a minore impatto.
Intervista andata in onda nella trasmissione Il giusto clima di Radio Popolare il 10 aprile 2024.
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