Raggiungere l’obiettivo di riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 permetterà all’Italia di far crescere il PIL e l’occupazione.
“È possibile produrre più ricchezza, avere più occupazione e ridurre le emissioni di gas climalteranti? È possibile spostare la produzione e gli occupati da ambiti che “lavorano male” sul piano ambientale, ad ambiti che producono livelli molto bassi di CO2 equivalente? Ed è possibile farlo ottenendo allo stesso tempo un aumento del valore aggiunto e un aumento degli occupati?”
Con queste tre domande si apre lo studio “Il Green Deal conviene. Benefici per economia e lavoro in Italia al 2030”, coordinato dall’Italian Climate Network e realizzato dall’associazione EStà (Economia e sostenibilità), presentato qualche giorno fa.
Partendo dall’obiettivo zero emissioni entro il 2050 per l’Italia, lo studio ha analizzato quali sono i settori in cui occorrerebbe investire prioritariamente e le relative ricadute in termini di ricchezza e di occupazione. Se l’Italia si ponesse l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 con un relativo aumento del 78% gli investimenti proposti dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), si potrebbe avere uno 0,5% annuo di PIL aggiuntivo e 530.000 occupati in più.
Lo studio inquadra i settori verso cui andrebbero indirizzati gli investimenti perché strategici sia per la riduzione delle emissioni sia per i benefici occupazionali ed economici che si verrebbero a creare.
I trasporti innanzitutto, che sono i principali responsabili delle emissioni di CO2 in Italia (30%), dovrebbero vedere al 2030 almeno il 30% di veicoli elettrici percorrere le strade. Ciò richiederebbe un investimento di 35 miliardi di euro addizionali oltre ai 31,4 già previsti.
Gli edifici residenziali, commerciali e della pubblica amministrazione, che contribuiscono al 24% delle emissioni di CO2, necessiterebbero di investimenti pari a 20,7 miliardi di euro annui (2,5 volte quanto previsto nel PNIEC). Sempre nel residenziale l’installazione di pannelli fotovoltaici dovrebbe portare al 43% dei consumi totali entro il 2030, anziché il 30% previsto dal PNIEC.
Gli ultimi settori presi in considerazione dalla ricerca sono quello delle foreste e il comparto agricolo: le foreste con una migliore gestione e un miglior utilizzo del legname potrebbero permettere all’Italia di arrivare alla piena neutralità carbonica entro il 2050, mentre l’estensione delle tecniche di agricoltura conservativa porterebbero a un sequestro complessivo di anidride carbonica pari a 29 milioni di tonnellate annue.
Infine lo studio, attraverso un’indagine statistico-econometrica, dimostra come nel caso in cui l’Italia investa ulteriori 7 miliardi di euro negli ambiti green a maggior contenuto tecnologico potrebbe essere possibile una crescita addizionale di PIL di circa 70 miliardi annui (il 4,1% in più).
Per scaricare la ricerca clicca QUI.
Comments are closed.