Un volo con jet privato in un’ora emette la stessa CO2 di un cittadino europeo in tre mesi. Questi voli così impattanti sono in forte crescita in Europa (+64% nell’ultimo anno). L’aeroporto Schiphol ha deciso che dal 2025-2026 li abolirà
Il 4 aprile l’aeroporto Schiphol di Amsterdam, il principale in Olanda e uno dei più grandi in Europa, ha deciso che non ospiterà più jet privati a partire dal 2025-2026 perché, si legge nel comunicato stampa, “causano una quantità sproporzionata di rumore e di emissioni di CO2 per passeggero (circa 20 volte in più rispetto a un volo commerciale)”. Una decisione che l’aeroporto ha preso in seguito alle proteste di novembre 2022, che avevano visto gli attivisti per il clima sedersi davanti ai lussuosi velivoli per bloccarne la partenza da Amsterdam.
A Schiphol, dal 30 al 50% dei voli privati è diretto verso destinazioni di vacanza come Ibiza, Cannes e Innsbruck: la scelta dell’aeroporto di abolirli è giustificata anche dal fatto che per queste mete molto frequentate sono ampiamente disponibili tratte commerciali di linea.
“Per troppo tempo abbiamo pensato alla crescita ma troppo poco al suo impatto”, ha dichiarato Ruud Sondag il CEO dell’aeroporto, che ha anche deciso di vietare i decolli dalle 00.00 alle 06.00 e gli atterraggi dalle 00.00 alle 05.00. L’obiettivo di questi provvedimenti è diminuire l’inquinamento acustico – che causa disturbi del sonno tra la popolazione residente nelle zone limitrofe – ma anche indirizzarsi verso una riduzione delle emissioni di CO2 “in linea con l’accordo di Parigi sul clima”, stimolando “l’innovazione nel settore dell’aviazione”.
L’aeroporto olandese ha annunciato contestualmente l’abbandono del progetto della pista parallela di Kaagbaan, che era in programmazione e che Schiphol considera “una pressione inutile sullo spazio già scarso della zona”.
Una vittoria degli attivisti del clima, che si spera possa aprire la pista a una regolamentazione dei jet privati anche nel resto d’Europa.
Secondo l’ONG Transport & Environment le emissioni di CO2 dei jet privati europei tra il 2005 e il 2019 sono aumentate molto più velocemente di quelle dei voli commerciali (+31%). E dopo la pandemia ancora di più: un recente rapporto del centro di ricerca CE Delft mette in luce che nel 2022 il numero di voli privati è salito del 64% rispetto all’anno precedente, con un impatto più che raddoppiato in termini di gas serra.
Regolamentare i jet privati
I jet privati sono diventati il simbolo per eccellenza della diseguaglianza climatica: l’80% della popolazione mondiale non ha mai volato, ed è quella che subisce di più gli impatti della crisi climatica. Al tempo stesso, la ridotta élite che fa uso di jet privati ha impatti esorbitanti e sproporzionati rispetto al resto della popolazione: in una sola ora questi mezzi possono emettere quanto un cittadino medio europeo in tre mesi, pari a circa la metà dell’impronta carbonica media pro-capite in un anno a livello globale.
Anche per questo, da tempo diverse associazioni ambientaliste, come Greenpeace e Extinction Rebellion, si battono per il divieto dei jet privati, che una volta su due in Europa sono utilizzati per coprire tratte brevi, inferiori ai 500 km. La Francia, con la legge del 2021 “Climat et Résilience” ha vietato i voli domestici per i quali esiste un’alternativa in treno di durata inferiore alle 2 ore e mezza, provvedimento pionieristico di limitazione del settore aereo, dal quale però il governo di Macron aveva esentato i jet privati. Con la decisione dell’aeroporto olandese, la discussione sulla regolamentazione dei jet privati potrebbe ravvivarsi nuovamente, e sarebbe utile lo fosse anche in Italia, dove circa il 63% dei voli privati ha una durata inferiore a 60 minuti. Il nostro Paese è quarto in Europa per numero di voli privati dopo Regno Unito, Francia e Germania, e la tratta più frequentata in Italia è Milano-Roma, facilmente percorribile con voli commerciali di linea, in auto, o in treno, emettendo rispettivamente 23, 56 e 202 volte in meno.
Marianna Usuelli
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