UE: il crollo della produzione di elettricità da fonti fossili (-19%); la produzione record dell’eolico (+13%); le emissioni che tornano al livello degli anni ’60 e il disaccoppiamento tra Pil e CO2
L’elettricità da fonti fossili in Europa sta attraversando un declino inesorabile e nel 2023 è crollata del 19% rispetto all’anno precedente. Un calo storico, a favore di una produzione record delle rinnovabili, e in particolare dell’eolico, che per la prima volta ha superato il gas nella quota totale di elettricità europea, con il 13%.
I dati riportati dal European Electricity Review 2024 del think tank Ember sottolineano la sempre maggiore marginalità delle fonti fossili e il protagonismo crescente di eolico e fotovoltaico nella produzione di elettricità in Europa. Le energie pulite nel 2023 hanno generato il 44% dell’elettricità europea, anche grazie al parziale recupero del nucleare e dell’idroelettrico che nel 2022 avevano subito ingenti cali della produzione.
“La crisi energetica e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia non hanno portato alla rinascita del carbone e del gas, tutt’altro”, ha affermato Sarah Brown, Europe Programme Director di Ember. Il calo della produzione di elettricità da carbone è stato del 26% e da gas del 15%. Il carbone era già in declino da tempo e, superato il periodo di rallentamento della chiusura delle centrali dovuto alla crisi energetica, si è ristabilita una chiara la tendenza all’abbandono di questa fonte per la produzione di elettricità. “Il carbone si sta avvicinando all’eliminazione graduale e, con la crescita dell’eolico e del solare, il gas sarà il prossimo a entrare definitivamente in declino”, continua Brown, commentando il quarto anno consecutivo di calo della produzione elettrica da questa fonte di energia.
Complice di tutto questo anche una riduzione della domanda di elettricità (avvenuta anche in Italia, come raccontato da Terna, e dovuta alla crisi energetica), che è calata del 3,4% rispetto al 2022 e del 6,4% rispetto al 2021. Ma questo non è un trend destinato a proseguire: “Con l’aumento dell’elettrificazione, il tasso di riduzione della domanda non dovrebbe ripetersi nei prossimi anni”, si legge nel report, “Per ridurre i combustibili fossili alla velocità necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE, le energie rinnovabili dovranno tenere il passo con l’aumento della domanda”.
L’UE emette come negli anni ‘60
Parallelamente al calo del 19% dell’elettricità da fonti fossili, le emissioni del settore elettrico sono crollate della stessa percentuale rispetto al 2022.
Secondo il Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea), è stato proprio l’utilizzo di elettricità rinnovabile a consentire nel 2023 il calo delle emissioni totali europee dell’8% rispetto al 2022, registrato di recente da questo istituto di ricerca. Più della metà di questa riduzione è dovuta alla crescita di eolico e fotovoltaico per la produzione di elettricità e alla ripresa di nucleare e idroelettrico.
Senza contare il 2020, anno eccezionale per la pandemia, era dagli anni ’60 che l’Europa non produceva un quantitativo così basso di CO2: nonostante questo da allora “l’economia è triplicata – dimostrando che il cambiamento climatico può essere combattuto senza rinunciare alla crescita economica”, ha dichiarato Isaac Levi, analista del Crea.
Pil e emissioni finalmente disaccoppiati
La correlazione tra aumento del Pil e aumento delle emissioni si è finalmente allentata, come approfondisce in un editoriale l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA). E non solo in Europa: gli Stati Uniti hanno raddoppiato il Pil rispetto al 1990, tornando ai livelli di CO2 di allora. Questo trend si osserva anche in altre economie avanzate, anche considerando i parametri basati sui consumi, “il che significa che il calo delle emissioni in queste regioni non è semplicemente il risultato della delocalizzazione della produzione”, si legge nell’articolo. Il disaccoppiamento tra Pil e emissioni avviene per quattro ragioni principali: la crescita delle energie rinnovabili, l’abbandono del carbone, l’aumento dell’efficienza energetica e una tendenza crescente all’elettrificazione.
L’UE ha di recente presentato con una comunicazione il target intermedio di -90% di emissioni al 2040 per raggiungere la neutralità climatica a metà secolo. Comunicazione non vincolante che tenta di concretizzare maggiormente gli impegni presi anche alla COP28 di Dubai. Con le elezioni europee alle porte e il clima anti Green Deal che aleggia, il rischio che gli obiettivi vengano annacquati è elevato.
Ma l’IEA lo ha detto più volte: la transizione procede spedita, che la si voglia o no. Ostacolarla significa farne subire le conseguenze alla popolazione più fragile.
Dopo aver passato il primo anno della storia con temperature medie di oltre 1,5 gradi rispetto ai livello preindustriali, la spinta che dobbiamo imprimere alla transizione deve stare al passo con i ritmi ancora più incalzanti del riscaldamento globale. E abbiamo bisogno che gli obiettivi rimangano ambiziosi e non vengano sbiaditi a causa della veemenza dei gruppi di interesse o del bagliore di false soluzioni.
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