Il Global Methane Tracker 2023 dell’IEA ha stimato che le enormi perdite di metano del settore del fossile si potrebbero ridurre del 75% investendo meno del 3% dei mega profitti che hanno fatto le compagnie dell’oil&gas nel 2022.
Ogni anno durante le operazioni di estrazione di gas e petrolio vengono dispersi in atmosfera 260 miliardi di metri cubi di metano, ma basterebbe applicare le tecnologie esistenti per ridurre del 75% queste perdite. È quanto riporta il report annuale Global Methane Tracker 2023 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA). Le enormi perdite avvengono a causa di infrastrutture danneggiate che andrebbero sottoposte a manutenzione, e della pratica del “flaring”, che consiste nel bruciare il gas in eccesso quando i gasdotti non bastano per trasportare tutta la quantità estratta.
Il report riporta che basterebbe meno del 3% dei profitti maturati dalle compagnie dell’oil&gas a livello mondiale nel 2022 per realizzare gli investimenti tecnologici e infrastrutturali necessari a ottenere una riduzione del 75% di queste perdite di metano. Per dare un’idea, la quantità di metano che si eviterebbe di immettere in atmosfera grazie a questi interventi è superiore al gas che annualmente l’Europa importava dalla Russia prima dell’invasione dell’Ucraina.
“L’esplosione del gasdotto Nord Stream dello scorso anno ha rilasciato un’enorme quantità di metano in atmosfera. Ma le perdite dovute alle normali operazioni di estrazione del petrolio e del gas in tutto il mondo ne rilasciano ogni giorno la stessa quantità“, ha dichiarato Fatih Birol, il direttore esecutivo dell’IEA.
Uno dei modi più efficaci per limitare il riscaldamento globale
Secondo il Global Methane Tracker 2023, la riduzione delle emissioni di metano è uno dei modi più efficaci per limitare il riscaldamento globale e migliorare la qualità dell’aria nel breve periodo. Infatti, si tratta di un gas serra che nell’arco dei primi 20 anni dal suo rilascio ha un potenziale di riscaldamento del clima di circa 80 volte superiore alla CO2, e che però rimane in atmosfera molto meno (circa 12 anni): una rapida riduzione delle sue emissioni consentirebbe quindi di poter mitigare il cambiamento climatico in tempi molto più brevi rispetto alla CO2 (che rimane in atmosfera per diversi secoli).
Alla COP26 di Glasgow, nel 2021, 150 Paesi – responsabili del 55% delle emissioni totali di metano provenienti dalle attività antropiche – si erano impegnati nel Global Methane Pledge, diretto a ridurre le emissioni di metano di origine antropica del 30% entro il 2030. Nonostante gli impegni presi e la straordinaria crisi energetica, nel 2022 le emissioni di metano non sono diminuite. L’industria energetica è stata responsabile dell’emissione di 135 milioni di tonnellate di metano, poco più basse di quanto registrato nell’anno record nel 2019.
“Il nostro nuovo Global Methane Tracker mostra che si stanno facendo alcuni progressi”, ha affermato Birol, “ma le emissioni sono ancora troppo elevate e non diminuiscono abbastanza velocemente, soprattutto perché la riduzione del metano è una delle opzioni più economiche per limitare il riscaldamento globale nel breve termine. Non ci sono scuse”.
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