Nel 2050, con un quadro normativo di sostegno alle rinnovabili, metà della popolazione europea potrebbe produrre energia elettrica e contribuire al bilanciamento della rete gestendo in maniera flessibile – su base individuale o collettiva – la propria domanda di energia. È quanto dimostrato dallo studio The Potential for Energy Citizens in the European Union, condotto dall’istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth Europe e REScoop.eu.
Già oggi, i cittadini europei – producendo o distribuendo energia in forma individuale o collettiva, grazie per esempio a cooperative come ènostra – hanno trasformato il mercato dell’energia elettrica in molti paesi europei, contribuendo in modo significativo a creare posti di lavoro e a rivitalizzare l’economia locale.
Come afferma REScoop.eu, in Germania le energie rinnovabili rappresentano già un terzo dell’energia elettrica prodotta nel Paese e molta di questa energia è ottenuta dagli energy citizens e cioè individui, famiglie, enti pubblici e piccole e medie imprese che autoproducono energia o gestiscono in maniera flessibile la propria domanda di energia.
L’energy citizen è un concetto che si avvicina molto al concetto di prosumer, introdotto dalla Commissione europea nel quadro dell’Energy Union, la strategia europea per l’energia e il clima al 2030 (per maggiori informazioni vedi L’Europa apre la strada al concetto di “prosumer”).
Tuttavia, sebbene sia a tutti chiaro che il ruolo del cittadino nel mercato dell’energia è destinato a mutare sempre più, finora nessuno ha mai calcolato il potenziale di questo “nuovo soggetto”. Quanto inciderà la sua presenza sul mercato elettrico nei prossimi decenni? E quanti saranno gli energy citizens?
Nel suo rapporto CE Delft ha cercato proprio di calcolare l’incidenza di questo potenziale in Europa. Utilizzando lo scenario “Energy Revolution” di Greenpeace – che elabora un sistema energetico globale al 2050 basato completamente sulle energie rinnovabili – dati esistenti a livello di Stati membri sul tema degli energy citizens e tenendo conto dell’attuale situazione economica e dell’attitudine verso i temi delle energie rinnovabili e dei cambiamenti climatici, il rapporto ha stimato che 264 milioni di cittadini europei potrebbero produrre autonomamente la propria energia da qui al 2050. Con 611 TWh prodotti nel 2030, per arrivare a 1557 TWh nel 2050.
In termini percentuali, spiega Greenpeace, ciò significa che “nel 2030 la produzione domestica potrebbe soddisfare il 19% della domanda di elettricità nell’Ue, percentuale che salirebbe al 45% nel 2050. Un contributo significativo per raggiungere gli obiettivi che l’Unione europea si è prefissata per il 2030 in tema di rinnovabili. Un passaggio fondamentale per puntare a un sistema energetico cento per cento rinnovabile”.
Energia bene comune
Ma quale potrebbe essere il potenziale delle differenti categorie di energy citizens a livello europeo? Quanto peserebbero in percentuale i cittadini, le PMI, le cooperative o gli enti pubblici?
Ebbene, secondo il rapporto chi potrebbe contribuire maggiormente a formare quel 45% di energia da fonte rinnovabile proveniente dagli energy citizens sarebbero le PMI, con un contributo del 18%, seguite dalla cooperative con il 16%. Gli impianti domestici contribuirebbero per il 10% e gli enti pubblici per appena l’1%.
“I dati del rapporto – afferma Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e clima Greenpeace Italia – ci mostrano chiaramente che, se vogliamo un futuro 100% rinnovabile, le cooperative energetiche come ènostra devono essere uno degli attori chiave nel mercato dell’energia. Queste realtà – che mettono al centro la sostenibilità ambientale e non il profitto – sono già una valida alternativa al monopolio delle grandi aziende fossili in molti paesi d’Europa, e lo stanno diventando anche in Italia. Tutti dobbiamo essere parte della rivoluzione energetica, e le cooperative energetiche 100% rinnovabili sono uno strumento perfetto nelle mani del cittadino per dare un forte contributo in tal senso. C’è bisogno però che anche il governo faccia la sua parte, mettendo in campo delle leggi che sostengano e supportino le cooperative di energia rinnovabile e sostenibile”.
E in Italia?
Anche i dati riferiti al nostro Paese sono sorprendenti: 26 milioni di italiani potrebbero diventare energy citizen da qui al 2050; in pratica 2 persone su 5.
Il maggiore potenziale potrebbe venire dagli impianti domestici e dalle cooperative con un 37% di energia prodotta (rispettivamente 45,5 TWh e 44,7 TWh), seguito dal 25% degli impianti di piccole e medie imprese che potrebbero produrre 30,2 TWh. L’1% potrebbe venire invece dagli enti locali, con 1,1 TWh.
A fronte di un così grande potenziale – ha commentato Greenpeace – l’Italia sembra però andare in direzione diametralmente opposta, prevedendo norme che hanno inserito ostacoli all’autoproduzione e all’autoconsumo, anziché favorirne la crescita.
La strada verso l’energy citizen
I numeri incoraggianti del rapporto sono stati ottenuti assumendo che al 2050 sia in vigore un sistema legislativo che sostenga e incoraggi la produzione da fonte rinnovabile e l’autoconsumo.
Tocca ora al legislatore prevedere gli strumenti necessari per agevolare questo processo. “A livello di Unione Europea – aggiunge Iacoboni – c’è bisogno che gli energy citizens vengano messi al centro delle politiche che si discuteranno nei prossimi mesi, ed in particolare della direttiva comunitaria sulle energie rinnovabili. È fondamentale che l’UE tracci in maniera chiara la strada che gli Stati membri dovranno seguire, prevedendo esplicitamente nella direttiva il diritto per tutti i cittadini all’autoproduzione e all’autoconsumo, garantendo la priorità di accesso alla rete a tutti i progetti presentati dagli energy citizens e l’esenzione dagli aiuti di Stato per progetti legati alla generazione distribuita, incoraggiando metodi di finanziamento innovativi per progetti di generazione distribuita e semplificando le procedure amministrative per chi vuole produrre la propria energia in maniera diretta o tramite cooperative energetiche. Solamente in questo modo i cittadini diventeranno davvero protagonisti del futuro energetico dell’Europa”.
Per ulteriori dettagli: Greenpeace Italia
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