Il Green Deal è diventato un tema divisivo e centrale nelle elezioni europee che in Italia si terranno l’8 e il 9 giugno. Cosa contengono i programmi dei partiti politici italiani in tema di transizione ecologica?
Grazie al Green Deal, concepito in seguito all’”onda verde” degli ultimi risultati elettorali europei del 2019, l’UE ha approvato il target di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, ponendosi come obiettivo di diventare il primo continente climaticamente neutrale al 2050.
Ma oggi questo ambizioso piano è diventato uno degli argomenti più polarizzanti delle elezioni europee, in cui si voterà per il nuovo Parlamento. Il Green Deal è fortemente minacciato dalle destre di tutta Europa, che lo considerano ideologico e pericoloso per l’economia europea. Alle liste politiche che lo hanno identificato come comodo capro espiatorio e bersaglio della loro campagna elettorale, si oppongono quelle che promuovono un suo rafforzamento e obiettivi climatici più ambiziosi.
Secondo gli analisti, il suo smantellamento è un rischio reale nel caso in cui un Parlamento europeo ostile alle politiche climatiche venga eletto: la posta in gioco per il futuro del continente è alta.
Ma come la vedono i principali partiti italiani candidati al voto dell’8 e 9 giugno?
Il Green Deal nei programmi dei partiti italiani
Il principale sito italiano di fact checking Pagella Politica e l’associazione Italian Climate Network (ICN), in collaborazione con Climalteranti, hanno analizzato i programmi dei più importanti partiti valutando la presenza e la centralità di clima e ambiente nonché gli impegni assunti.
Pagella Politica lo ha fatto scrivendo un’analisi sulla newsletter A fuoco, della quale si è parlato a Il giusto clima con l’intervista a Carlo Canepa, mentre Italian Climate Network ha fatto valutare i programmi politici a 12 espertз di cambiamento climatico, sottoponendoglieli in forma anonima e considerando 10 criteri (tra cui la fuoriuscita dalle fonti fossili, il negazionismo climatico, le ambizioni nelle politiche climatiche, l’equità e la disuguaglianza, gli investimenti pubblici) che compongono l’Indice di impegno climatico, nato con un sistema simile a quello utilizzato in occasione delle elezioni del 2022.
Le due analisi giungono a risultati simili. In linea generale, Pagella Politica sintetizza che “i partiti di destra che sostengono il governo Meloni vogliono una revisione del Green Deal europeo”, mentre “ci sono alcuni partiti dell’opposizione – ma non tutti – che difendono il Green Deal e chiedono di adottare misure e obiettivi climatici ancora più ambiziosi”.
Secondo Italian Climate Network la situazione è “molto polarizzata tra chi prende veramente sul serio la questione climatica e chi invece punta a delegittimare la recente politica climatica europea”.
Molto male: chi ha preso da 1 a 5
Nel ranking di Italian Climate Network, la lista elettorale guidata da Cateno De Luca “Libertà” è quella con punteggio più basso (2 su 10). Come fa notare Pagella Politica, è anche l’unica che non menziona mai il cambiamento climatico nel programma.
Subito dopo in ordine crescente di punteggio viene la “Lega” (2,3) che promette di rivedere “da cima a fondo” il Green Deal per “evitare di de-industrializzare” l’Unione Europea. Valutando i criteri di “ambizione” delle politiche climatiche, “centralità” rivestita dal tema e “investimenti pubblici”, secondo ICN, “Forza Italia” esprime un maggiore impegno rispetto alla Lega nel programma ottenendo un punteggio medio di 3,1. Il risultato resta molto basso anche perché Forza Italia sostiene che bisogna passare “da un Green Deal ideologico a un Green Deal realistico”, “senza entrare però nei dettagli delle sue proposte”, spiega Pagella Politica.
“Fratelli d’Italia” ottiene un punteggio medio leggermente migliore (3,5), ma come ricorda Pagella Politica, tra i vari impegni presi, il partito della Premier Giorgia Meloni vuole “modificare radicalmente la direttiva sulle ‘case green’” e “cancellare il blocco alla produzione di auto a motore endotermico dal 2035”.
Sempre seguendo un ordine crescente, nella valutazione di ICN ci sono gli “Stati Uniti d’Europa” (4.1), coalizione che comprende Italia Viva, Più Europa, Partito Socialista Italiano, Radicali Italiani, Libdem e L’Italia c’è al centro. Questa lista cita una sola volta nel programma la lotta al cambiamento climatico, che per loro va perseguita ispirandosi “a un principio di ragionevolezza e gradualità, tutelando allo stesso tempo l’industria e i posti di lavoro”.
Ci sono ancora due liste che registrano per ICN un punteggio minore di 6. “Azione-Siamo Europei” (4.9) di cui fa parte il partito di Carlo Calenda e “Alternativa Popolare” (5.6), guidata dall’imprenditore Stefano Bandecchi, sindaco di Terni, che aderisce al Partito Popolare Europeo.
Il partito di Calenda, che è tra i principali sostenitori di un ritorno in Italia del nucleare, critica fortemente il Green Deal definendolo “ideologico” e proponendo di rinviare “almeno al 2035” gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra attualmente fissati a fine decennio.
Meglio: chi ha preso dal 6 in su
Con un punteggio di 6,3 per ICN, il programma della lista “Pace Terra e Dignità” dell’ex giornalista Michele Santoro contiene un riferimento al fatto che bisogna “puntare a contenere il surriscaldamento in un grado e mezzo entro il 2030”, riducendo di un grado la temperatura delle case, mangiando meno carne, prendendo il meno possibile l’aereo e non sprecando acqua nel consumo domestico. Ma l’impegno climatico di questa lista è di gran lunga più vago rispetto alle tre coalizioni che fanno della lotta alla crisi climatica un aspetto centrale della campagna elettorale: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra.
ICN assegna un punteggio di 8.3 al “Partito Democratico”, che sostiene che l’Europa debba “consolidare e mantenere alta la leadership mondiale nel contrasto all’emergenza climatica”, citando i temi della crescita delle rinnovabili, efficienza energetica, consumo di suolo, contrasto al dissesto idrogeologico.
Il PD ha un punteggio medio minore rispetto al M5S (8.6) e all’Alleanza Verdi-Sinistra (9) anche perché più timido in tema di “fuoriuscita dai fossili” e “investimenti pubblici” (mentre è più attento rispetto al M5S al tema specifico “equità e disuguaglianza”).
Tra le promesse del “Movimento 5 Stelle” (8.6 punti), la creazione di un fondo per supportare l’installazione di energie rinnovabili, l’introduzione di una tassa temporanea sugli extraprofitti delle compagnie energetiche e l’estensione del sistema della cessione dei crediti d’imposta, alla base del Superbonus.
Infine, il programma di “Alleanza Verdi-Sinistra” è quello che guadagna il punteggio maggiore, 9 su 10. Rispetto al M5S ha un’ambizione climatica maggiore (raggiungere la neutralità climatica entro il 2040, anticipando il target rispetto al 2050), piani più spinti sugli investimenti pubblici (creazione di un Fondo Europeo per gli investimenti ambientali e sociali di almeno 2.000 miliardi) e un’attenzione maggiore a equità e disuguaglianza.
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