Trento, Mantova e Pordenone sul podio nel report Ecosistema Urbano 2023. I problemi più diffusi delle città italiane sono la dispersione idrica, lo smog, l’eccesso di auto. Le metropoli arrancano dietro le città di medie dimensioni che diffondono buone pratiche.
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Qualità dell’aria, presenza delle ciclabili, quota di raccolta differenziata, perdite della rete idrica, numero di auto per numero di abitanti, trasporto pubblico, verde urbano procapite, presenza di fotovoltaici: ecco alcuni dei 19 parametri valutati per stilare la classifica sulle performance ambientali di 105 città italiane nel report di Legambiente Ecosistema Urbano 2023. Realizzata in collaborazione con Ambiente Italia e il Sole24Ore, la trentesima edizione del ranking vede sul podio Trento, Mantova e Pordenone.
Trento, Mantova e Pordenone sul podio
Trento è una delle città leader della raccolta differenziata, con una quota di 82,5% e una quantità di rifiuti in calo rispetto allo scorso anno (da 454 kg/ab/anno a 446). Rispetto al 2022 Trento ha migliorato anche la sua qualità dell’aria (31 μg/mc di NO₂, 23 μg/mc di PM10 e 15 μg/mc, PM2.5) e ridotto i consumi idrici procapite passando da 149,7 litri al giorno a 147,4 (la media nazionale è di 151). La potenza di fotovoltaico e solare termico installata su edifici è anch’essa ben superiore alla media nazionale (14,81 kW ogni 1.000 abitanti contro una media nazionale di 5,53).
Mantova si è guadagnata il secondo posto soprattutto grazie al miglioramento nel numero di passeggeri trasportati dal servizio pubblico (da 36 viaggi/ab/annui a 66), alle aree pedonali (90 mq/100 abitanti, contro una media di 49,1) e alle zone di traffico limitato, in cui è prima classificata. Medaglia di bronzo a Pordenone, che migliora ulteriormente nella percentuale di perdite della rete idrica (10% contro la media nazionale di 37,1%) e nella raccolta differenziata, oggi all’85,3%.
Il quadro nazionale
Il 37,1% dell’acqua in Italia non arriva ai rubinetti. L’impronta idrica del nostro paese è una delle più alte d’Europa ma le differenze territoriali sono enormi. Una dispersione idrica inferiore al 10-15% – come quella di alcuni comuni virtuosi quali Pavia, Pordenone, Lecce o Milano – è considerata fisiologica. Ma la stragrande maggioranza delle città italiane supera il 25% di perdite. I capoluoghi che perdono più acqua dalle tubature sono Campobasso (63,6%), Potenza (62%) e Cagliari (53%).
Un’altra media nazionale tra le più alte d’Europa è quella relativa al numero di auto per abitanti, aumentato rispetto allo scorso anno e giunto a 66,6 ogni 100 abitanti. Le città che hanno più macchine sono Frosinone (81) e Isernia (80) mentre Milano, con 51 auto ogni 100 abitanti, è vicina alla media europea. Solo Genova (48) e Venezia (44) rimangono sotto le 50 auto/100 abitanti.
Poi c’è la qualità dell’aria che, come già sappiamo, è un tasto dolente per l’Italia. Nella stragrande maggioranza dei casi i valori di NO₂, PM10, PM2,5 e O₃ sono al di là dei limiti suggeriti dall’OMS. Ma molto spesso sono anche al di là delle soglie imposte dalla normativa comunitaria: è questo il caso di ben 28 città italiane per almeno due dei parametri – tra le quali Milano, Torino e Venezia. Agrigento e Lecce sono le uniche due città che rispettano i nuovi valori guida dell’OMS per tutti i parametri.
Qualche dato positivo invece viene dalla raccolta differenziata che continua a crescere e che oggi ha un valore medio di 62,7%. Numerose città superano la quota di 65% (obiettivo di legge fissato al 2012), tra cui Reggio Emilia, Verbania, Bergamo e Ragusa.
Le metropoli arrancano
Delle prime 10 città italiane – Roma (89), Milano (41), Napoli (98), Torino (82), Palermo (105), Genova (58), Bologna (23) e Firenze (53) – nessuna rientra tra i primi 20 posti in classifica. Complessivamente, sono le medie città a registrare punteggi più elevati nelle performance ambientali, mentre le metropoli faticano a rispondere alle emergenze urbane, prima fra tutte lo smog. Milano e Torino perdono ranking soprattutto a causa della concentrazione di polveri sottili e biossido di azoto. Roma si situa all’89esimo posto per via del traffico, dell’alta produzione dei rifiuti (580 kg/ab/anno contro la media nazionale di 516), dello scarso trasporto pubblico e della mancanza di dati sulla dispersione idrica. Retrocedono sia Napoli, che ora è al 98esimo posto dopo aver perso 6 posizioni dallo scorso anno, sia Firenze, che è dieci posti più in basso rispetto al 2022 (oggi 53esima). Tra le grandi città Bologna è quella che performa meglio, al 23esimo posto, soprattutto grazie alla presenza di ampie zone a traffico limitato (834,9 metri quadri/100 ab contro una media nazionale di 421,3).
Le ultime città in classifica sono Caltanissetta, Catania e Palermo che in molti casi non dispongono di dati sulla qualità dell’aria, sui consumi e sulle dispersioni idriche, sui passeggeri trasportati dal servizio pubblico e altro, rendendo impossibile monitorare i fenomeni e migliorare.
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