La domanda di elettricità cresce rapidamente in parallelo allo sviluppo del solare e delle batterie. Ma gli investimenti in fonti fossili proseguono: l’IEA prevede prezzi al ribasso ma sono a rischio gli obiettivi climatici
“Nella storia dell’energia, abbiamo assistito all’era del carbone e all’era del petrolio – e ora ci stiamo muovendo a velocità sostenuta verso l’era dell’elettricità, che definirà il sistema energetico globale in futuro e si baserà sempre più su fonti pulite di elettricità”. Queste le parole di Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), che il 16 ottobre ha pubblicato il World Energy Outlook 2024, il più importante report annuale sugli scenari futuri del settore energetico.
La domanda di elettricità sta crescendo a un ritmo doppio rispetto a quella energetica complessiva (che è aumentata del 2% nel 2023). Due terzi dell’aumento di domanda di elettricità provengono dalla Cina e sono dovuti in buona parte al maggior uso di climatizzatori, mobilità elettrica e data center.
Un’epoca di abbondanza di energia
Della crescita record del solare l’IEA aveva parlato la settimana scorsa nel report Renewables 2024, in cui aveva anticipato che entro il 2030 metà dell’elettricità globale sarà da rinnovabili. La novità che emerge dal World Energy Outlook è che gli investimenti in progetti di combustibili fossili non caleranno parallelamente come avremmo potuto aspettarci. L’IEA parla di un periodo di “abbondanza di energia“.
Carbone, petrolio e gas potrebbero diventare significativamente più economici proprio perché la loro domanda si avvicina al picco globale (entro il 2030 per tutte e tre le fonti) e, nonostante questo, la loro produzione prosegue.
Il prezzo medio del petrolio si assesterà intorno ai 75-80 dollari a barile (rispetto alla media di oltre 100 dollari a barile durante la crisi energetica del 2022). Anche il prezzo del gas scenderà da una media record di oltre 70 dollari per MBtu (Million British Thermal Unit) nel 2022 a 6,50 dollari entro il 2030.
Quindi: la brutta notizia è che gli investimenti in nuovi progetti di combustibili fossili continuano. Quella buona è che l’offerta supererà ben presto la domanda globale, con conseguente abbassamento dei prezzi e declino.
E le emissioni?
L’IEA ribadisce che nello scenario a zero emissioni non è necessario estrarre nuovo petrolio, carbone o gas. Qualsiasi nuovo investimento in fonti fossili, compreso il GNL, è incompatibile con il limite di 1,5 gradi.
Il World Energy Outlook conferma l’imminente picco delle emissioni globali di CO2, che però non toglie il fatto che siamo sulla strada verso un aumento delle temperature medie globali di 2,4 °C entro la fine del secolo, ben oltre l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Il nostro target di riduzione delle emissioni è lontanissimo: dovremmo abbatterle del 33% entro il 2030, ma se continuiamo così le ridurremo solo del 3%.
Secondo l’IEA c’è ancora modo di non superare la soglia di 1,5 gradi, ma i governi devono mettere in atto chiari piani di abbandono delle fonti fossili inclusi tutti gli investimenti nel settore.
Qualche altro dato
- Crescita della elettricità da fonti pulite: la domanda aumenterà aggiungendo ogni anno l’equivalente dei consumi energetici attuali del Giappone a livello globale.
- Entro il 2030 le auto elettriche rappresenteranno la metà delle auto vendute nel mondo (oggi sono il 20%), quota già raggiunta quest’anno dalla Cina. Questo eroderebbe la domanda di petrolio di circa 6 milioni di barili al giorno.
- La sola produzione di energia solare cinese entro i primi anni del 2030 potrebbe superare la domanda totale di elettricità degli USA oggi.
- A livello globale, i data center non supereranno il 10% della domanda di elettricità fino al 2030.
Infine, l’IEA sottolinea quanto sia fondamentale per una rapida decarbonizzazione del settore elettrico investire molto di più anche nelle reti elettriche e nello stoccaggio dell’energia pulita. “Oggi, per ogni dollaro speso per le energie rinnovabili, 60 centesimi vengono spesi per le reti e lo stoccaggio”, si legge nel report, “evidenziando come l’infrastruttura di supporto essenziale non stia tenendo il passo con la transizione alle energie pulite”.
Comments are closed.