Uno studio di ISPRA certifica che l’aria durante il lockdown era più pulita, anche nelle zone che tradizionalmente sono più critiche.
Come è stata la qualità dell’aria che abbiamo respirato durante il lockdown della scorsa primavera?
Dati alla mano, dal Rapporto sulla qualità dell’aria in Italia (edizione 2020) di ISPRA, l’Istituto Superiore di protezione e ricerca ambientale, pubblicato ai primi di dicembre mette nero su bianco quanto si era già potuto intuire: durante il lockdown l’aria era più pulita!
Se si analizza in particolare il bacino della Pianura Padana, da sempre al centro delle problematiche di inquinamento atmosferico, i dati sono ancora più chiari: mediamente in quest’area sono state riscontrate riduzioni settimanali fino al 40% per gli ossidi di azoto e fino al 21% per il PM10.
La differenza di riduzione di queste due componenti è dovuta al fatto che le concentrazioni di particolato sono influenzate non solo dalla attività antropiche ma anche dagli eventi atmosferici e da quanto accade anche molto lontano da noi. Ad esempio nella giornata del 24 marzo, la formazione di una tempesta di polveri nella zona del lago di Aral, nell’Est Europa vicino al Mar Caspio, ha provocato nei giorni seguenti un ingresso di masse d’aria contenenti queste polveri all’interno del bacino padano che sono rimaste intrappolate dall’arco alpino e appenninico.
Tornando allo studio, si è evidenziato come la forte riduzione del traffico veicolare durante il periodo del lockdown, in cui in media ci sono state riduzioni di traffico privato dal 20% al 80% e sino al 50% per quello commerciale, abbia contribuito in maniera significativa alla riduzione delle concentrazioni di inquinanti.
Il report Ispra quindi, ci fornisce, se ancora ce ne fosse il bisogno, la certezza che se si vogliono perseguire politiche volte alla riduzione di inquinanti in atmosfera, è necessario e inevitabile agire sul settore dei trasporti. La quantità di mezzi in circolazione è infatti direttamente proporzionale alla presenza di NO2 in atmosfera. Per il particolato invece sarebbe importante, oltre che per i trasporti, intervenire, in particolare nel bacino Padano, anche sui sistemi di riscaldamento pubblici e privati, incentivando l’utilizzo di fonti rinnovabili e, per il periodo di transizione, utilizzando il gas metano o impianti più efficienti in cui vengono controllati i fumi e abbattuti gli inquinanti.
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