Si attende ancora la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, ma per la prima volta da quasi due anni abbiamo un documento del MASE che fornisce importanti conferme per lo sviluppo delle nuove CER
Dopo quasi due anni di attesa, si vede la luce in fondo al tunnel. Il 22 novembre la Commissione Europea ha dato il via libera al decreto attuativo italiano che norma la tariffa incentivante destinata all’energia autoconsumata nell’ambito di una Comunità Energetica Rinnovabile (CER).
Una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, potrà iniziare la stagione delle CER di seconda generazione, con l’allargamento del perimetro alla cabina primaria, maggiori dimensioni degli impianti e il potenziale coinvolgimento di migliaia di utenze.
“Siamo finalmente alla svolta del modello delle comunità energetiche e dell’autoconsumo diffuso in generale”, dichiara Sara Capuzzo, presidente di ènostra, “Finalmente si potranno sbloccare gli oltre 14 MW di progetti che ènostra sta già affiancando, che in assenza del decreto attuativo non potevano essere portati a compimento. Nei territori c’è grande trepidazione. Famiglie, organizzazioni, imprese e comunità locali non aspettano altro che poter partecipare e divenire protagonisti della transizione energetica, costruendo e raccogliendo insieme i benefici sociali, ambientali ed economici che questo modello potrà determinare. Gli impatti che questo rivoluzionario modello determinerà a livello territoriale e di sistema saranno dirompenti”.
Non sappiamo quanto dovremo attendere per l’effettiva emanazione del decreto attuativo, ma dalla presentazione “Comunità energetiche: diamo nuova energia all’Italia!”, disponibile sul sito del Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica (MASE), si consolidano alcuni aspetti importanti.
Innanzitutto si confermano le due forme di agevolazioni previste, ovvero l’incentivo in tariffa (quello che nel regime transitorio era definito “tariffa premio”, e i contributi a fondo perduto. Proviamo a riassumere di seguito gli elementi principali.
Incentivo in tariffa
Il MASE darà accesso alla tariffa incentivante fino al raggiungimento di un contingente massimo di 5 GW di potenza entro il 31 dicembre 2027. Ad avere accesso agli incentivi non saranno solo le CER, ma anche i sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili e i sistemi di autoconsumo individuali di energia rinnovabile a distanza che utilizzano la rete elettrica di distribuzione.
L’incentivo in tariffa riguarda l’energia autoconsumata, ovvero l’energia che viene utilizzata dai membri della CER nel momento in cui l’impianto produce (l’unità minima è l’ora). Potranno accedere all’incentivo:
- Gli impianti con potenza massima non superiore a 1 MW (la stessa soglia vale anche per gli interventi di potenziamento) che presentino domanda di incentivazione al GSE entro 120 giorni successivi alla data di entrata in esercizio;
- Le CER che risultano costituite alla data di presentazione della domanda di accesso agli incentivi;
- Gli impianti di produzione e i punti di prelievo di una CER facenti parte dell’area sottesa alla medesima cabina primaria
Gli incentivi in forma di tariffa sono cumulabili con contributi in conto capitale nella misura massima del 40%, nel rispetto del principio di divieto di doppio finanziamento di cui all’art. 9 del Reg. (UE) 241/2021.
La tariffa incentivante, garantita per una durata di vent’anni, è composta da due componenti: una parte fissa e una variabile. La parte fissa prevede tre scaglioni in funzione della taglia dell’impianto. La parte variabile è soggetta alle variazioni del prezzo di mercato dell’energia (Pz). La tariffa incentivante aumenta al diminuire della potenza degli impianti e al diminuire del prezzo dell’energia (Pz) così come riportato nella tabella seguente:
Inoltre, per tenere conto dei diversi livelli di irraggiamento sul territorio italiano, per gli impianti situati nelle Regioni del Centro e Nord Italia è prevista una maggiorazione della tariffa incentivante così come segue:
Tra le novità, il MASE accenna a un tetto massimo di condivisione dell’energia, oltre al quale i benefici economici dovrebbero essere destinati ai membri della CER diversi dalle imprese o utilizzati “per finalità sociali aventi ricadute sui territori ove sono ubicati gli impianti”. Si attendono i dettagli di questa specifica con la pubblicazione del decreto.
Contributo a fondo perduto PNRR
Le risorse del PNRR stanziate per le CER sono pari a 2,2 miliardi di euro e il contributo è rivolto ai territori dei Comuni sotto i 5 mila abitanti. Cumulabile con l’incentivo in tariffa, il contributo si può ottenere per un ammontare pari al 40% dell’investimento per chi crea una CER. La potenza agevolabile è di circa 2 GW fino al 30 giugno 2026.
Quali sono i requisiti per fare richiesta per un contributo a fondo perduto?
Alla data di presentazione della domanda di accesso al contributo in conto capitale, la CER deve essere già costituita. Per poter fare richiesta la CER deve essere in possesso del preventivo di connessione alla rete elettrica accettato in via definitiva, ma i lavori per la realizzazione degli impianti (che non devono superare singolarmente 1 MW di potenza) devono essere avviati soltanto dopo la richiesta del contributo. L’impianto deve entrare in esercizio entro 18 mesi dalla data di ammissione al contributo (e comunque non oltre il 30 giugno 2026).
Tra le voci di spesa ammissibili a contributo vi sono: la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili; la fornitura e la posa in opera dei sistemi di accumulo; l’acquisto e installazione di macchinari, impianti e attrezzature hardware e software; le opere edili strettamente necessarie alla realizzazione dell’intervento, i costi di connessione alla rete elettrica nazionale; gli studi di prefattibilità; le spese necessarie per attività preliminari, progettazioni, indagini geologiche e geotecniche; la direzione lavori e sicurezza; i collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi, le consulenze e/o supporto tecnico-amministrativo essenziali all’attuazione del progetto. Le ultime quattro voci di spesa di cui sopra sono finanziabili in misura non superiore al 10% dell’importo ammesso a finanziamento.
Infine, il MASE fornisce i limiti del costo di investimento massimo:
- 1.500 €/kW, per impianti fino a 20 kW;
- 1.200 €/kW, per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW;
- 1.100 €/kW per potenza superiore a 200 kW e fino a 600 kW;
- 1.050 €/kW, per impianti di potenza superiore a 600 kW e fino a 1.000 kW.
Non ci resta che attendere la pubblicazione del decreto attuativo da parte del MASE e delle relative regole tecniche da parte del GSE e l’autoconsumo diffuso diverrà finalmente quotidiana espressione di una transizione energetica dal basso e inclusiva!
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