Il clima è entrato nell’agenda dei Governi, ma le azioni concrete da fare sono ancora poco definite. Si riuscirà nella COP26 a raggiungere dei risultati soddisfacenti?
È iniziata la Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che segue di pochi giorni il G20 di Roma. Ci sarà tempo fino al 12 novembre per trovare un accordo per ridurre le emissioni climalteranti e trovare un’intesa tra i rappresentanti dei Governi che partecipano all’incontro, anche se le premesse non sono positive.
La COP26 è stata preceduta dal G20 di Roma, dove le diplomazie hanno lavorato per gettare le basi di un’intesa a Glasgow. Per il presidente del Consiglio Mario Draghi a Roma si è ottenuto “un successo”, che “getta le basi per una ripresa più equa”. Nel documento finale del summit, infatti, ci sono l’impegno a mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi e il riconoscimento che è scientificamente dimostrata la necessità di intervenire. Nella dichiarazione finale del G20 non c’è però una data definita per arrivare al traguardo di emissioni zero: si parla infatti di “entro o attorno” metà secolo. Questo perché alcuni Paesi hanno preferito non vincolarsi a date precise. È il caso di Russia, Cina, India, che sono tra i principali emettitori di CO2. La Cina, per esempio, ha detto che raggiungerà gli obiettivi di zero emissioni ma solo nel 2060, mentre l’India si è posta questo obiettivo al 2070. Di fatto il G20 di Roma non ha fatto altro che confermare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi di sei anni fa, senza per altro definire una data, e definirlo “un successo” è un po’ un azzardo.
Queste sono le premesse, ma la COP26 è un evento complesso in cui si intrecciano molti temi diversi. Si parla di foreste e di combustibili fossili, di adattamento ai cambiamenti climatici e di emissioni di metano, di impegni finanziari dei grandi paesi industrializzati e di meccanismi di valutazione delle emissioni. Politica, finanza, scienza. I negoziati sono appena cominciati e 10 giorni per trovare un’intesa efficace non sono molti. La storia delle COP ci insegna che le valutazioni sono complesse e i risultati potrebbero anche sorprenderci.
Nonostante una serie di elementi che sembrano incoraggianti, è indubbio che saranno necessari maggiori sforzi per raggiungere l’obiettivo del 2030 di ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 55% e arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.
Gli impegni dei leader nelle due giornate inaugurali della COP26 sono tutte volte alla necessità di fare di più per evitare il disastro climatico. La vera questione è se queste dichiarazioni potranno poi essere messe a terra con fatti concreti abbandonando in tempi rapidi i combustibili fossili. Molti pensano che le pressioni delle aziende oil&gas e di quei Paesi che hanno nella produzione di fossili la gran parte del loro business si opporranno a un cambiamento rapido e per questo è importante tenere alta la pressione sui Governi.
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