Il nuovo report Renewables 2024 dell’IEA sostiene che entro la fine del decennio metà dell’elettricità globale sarà prodotta da rinnovabili. Cina in testa. Intanto il 2024 si chiuderà con il picco delle emissioni.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha pubblicato il report Renewables 2024, in cui illustra i più recenti dati sulla crescita del settore: entro il 2030 metà dell’elettricità globale sarà prodotta dalle rinnovabili. Se negli ultimi sei anni il mondo ha introdotto circa 1800 nuovi GW di potenza rinnovabili, nei prossimi sei si installerà il triplo: 5500 GW entro il 2030, di cui 670 solo quest’anno.
Il solare e l’eolico sono destinati a raddoppiare la loro quota nel mix elettrico globale arrivando al 30%. In particolare il fotovoltaico crescerà esponenzialmente, rappresentando l’80% della crescita della capacità rinnovabile da qui al 2030, sia nella forma di nuove grandi centrali che di piccole installazioni di privati.
Come ha scritto Ember in un recente studio, le previsioni di crescita delle rinnovabili sono state di nuovo ampiamente superate e, aggiunge l’IEA in Renewables 2024, fotovoltaico ed eolico sono già oggi le opzioni più economiche per nuove installazioni finalizzate alla generazione di elettricità in quasi tutti i paesi del mondo.
Questo significa che raggiungere gli obiettivi fissati alla COP28 di triplicare la capacità di rinnovabili a livello mondiale entro il 2030 è possibile, ma bisogna fare ulteriori sforzi: attualmente siamo sulla strada per aumentare di 2,7 l’attuale capacità entro la fine del decennio. Manca poco.
In due parole: Cina e solare
La parte del leone la gioca ancora una volta la Cina, che è destinata a rappresentare quasi il 60% di tutta la capacità rinnovabile installata a livello mondiale da qui al 2030. Metà delle rinnovabili del mondo si troveranno lì entro il 2030.
“Se dovessi riassumere i trend emersi nel report Renewables 2024 in due parole” ha detto Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA, “queste sarebbero: Cina e solare”.
“Le rinnovabili stanno crescendo ancora più velocemente dei target fissati dai governi. Questo è dovuto non solo agli sforzi per ridurre le emissioni e accrescere la sicurezza energetica”, afferma Birol, “sempre di più ciò è dovuto al fatto che le rinnovabili oggi offrono l’opzione più economica per generare nuova elettricità nella maggior parte del mondo”
Il picco delle emissioni
Secondo un rapporto della società di consulenza DNV, grazie all’exploit delle rinnovabili, quest’anno potremmo raggiungere il picco delle emissioni globali di anidride carbonica.
Ormai evitare di superare l’aumento della temperatura media globale di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali è stato reputato dalla maggior parte degli scienziati irrealistico, ma il raggiungimento del picco delle emissioni nel 2024, ovvero un anno prima rispetto a quanto previsto dall’IEA nel 2022, consentirebbe di avviarci verso uno scenario di aumento di 2,2 gradi.
Magra consolazione, visto che siamo lontani dal raggiungimento dei target di Parigi (entro i 2 gradi, possibilmente 1.5). Milton, Helen, Boris e gli altri uragani sono qui a ricordarcelo, ogni giorno. Ma non possiamo neanche immaginare quale potrebbe essere la situazione se le rinnovabili non stessero galoppando.
Nel 2023 le nuove installazioni solari sono aumentate dell’80% e i prezzi delle batterie sono scesi del 14% in un anno, tendenza che è destinata a rendere anche le auto elettriche molto più convenienti.
Drill baby drill
Nonostante questo le fonti fossili sono ancora aggrappate alla nostra società, economicamente e culturalmente. Ad esempio negli Stati Uniti dove, a un mese dalle elezioni, neanche la candidata democratica può rinunciare a parlare con orgoglio dei numeri record dell’industria petrolifera in USA, e a dichiarare che non ci sarà nessuno stop al fracking, nonostante le più recenti ricerche mostrino che inquina tanto quanto il carbone.
Speriamo che Harris in realtà abbia migliori ambizioni climatiche e che adesso punti a rabbonire gli swing states in vista delle elezioni. Ma queste dichiarazioni nello stesso periodo in cui chiude l’ultima centrale a carbone nella storia della Gran Bretagna sembrano comunicarci che le fonti fossili ci stanno piano piano salutando, e che siamo noi che facciamo fatica a dire loro addio.
Ci risentiamo tra una settimana, quando verrà pubblicato il World Energy Outlook 2024 dell’IEA, che ci darà un quadro ben più preciso del ritmo a cui le fonti fossili stanno uscendo di scena. E getterà importanti basi per la discussione della COP29 in Azerbaijan.
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