Abbiamo intervistato Giovanni Notarangelo della cooperativa Camilla di Bologna, socia di ènostra, che ci ha spiegato un modello di economia sociale che sta replicandosi in altre parti d’Italia.
La cooperativa Camilla, che si definisce “un luogo di auto-organizzazione”, nasce a Bologna nel quartiere di San Donato come frutto dell’esperienza di un GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) e di alcune persone di Campi Aperti, un’associazione di piccoli produttori contadini del territorio e socia, anch’essa, di ènostra. La cooperativa è nata sull’idea di andare oltre le singole esperienze legate alla distribuzione dei prodotti, e per dotarsi di uno spazio fisico autogestito dai soci, operativo, dove poter praticare la distribuzione di prodotti di uso comune.
Oggi Camilla è di proprietà dei soci che, oltre a una quota di iscrizione, ne sostengono le attività, dedicando ogni mese due ore e quarantacinque minuti del proprio tempo alle attività dell’emporio, per svolgere tutte le attività necessarie a mantenerlo in vita: dalla pulizia al ricevimento delle merci, dall’organizzazione degli spazi alle diverse attività di vendita. In questo modo si rende operativo un vero modello cooperativo di autogestione.
I 580 soci della cooperativa hanno deciso di mettersi direttamente in gioco aderendo a un modello innovativo di economia sociale e di prendere parte attiva alla vita di un “luogo” che va oltre la vendita di prodotti, ma che vuole essere uno spazio di riflessione e di condivisione di idee e di progetti. Crescendo nel tempo Camilla è riuscita anche a dare lavoro stabilmente a due persone con due contratti part time.
Nell’emporio si trovano prodotti alimentari: ortaggi, frutta, verdura, latticini, carne, che sono quei prodotti dove maggiormente si percepisce la differenza con gli altri luoghi di vendita. “Abbiamo introdotto – ci spiega Giovanni – anche la vendita di prodotti sfusi per limitare l’utilizzo degli imballaggi e questo piace molto ai nostri soci, tanto che abbiamo in progetto di ampliare nel breve periodo proprio il numero di prodotti freschi sfusi. Ma non si trovano solo i freschi, abbiamo una sezione per l’igiene e la cura della casa e delle persone, i cosmetici, la carta igienica. È possibile trovare anche libri o documentari, che abbiamo messo in vendita dopo che i loro autori ci hanno presentato le loro opere. Teoricamente non abbiamo limiti nella scelta dei prodotti da vendere, basta che rispondano a determinate caratteristiche”.
A Camilla si organizzano anche discussioni su temi che non sono strettamente legati alla vendita di prodotti: è il caso dell’energia, ed è così che sono diventati soci di ènostra. “Riteniamo importante che una cooperativa come Camilla, con le sue caratteristiche, si approvvigioni di energia verde e ne favorisca la divulgazione tra i propri associati. Questo è anche scritto nel nostro Statuto, che prende in considerazione tanti aspetti: dall’utilizzo di energie rinnovabili, alla tutela dell’agricoltura biologica e la salvaguardia del territorio, ma anche alcuni capisaldi per la nostra attività come l’antifascismo, l’antirazzismo o la dichiarazione dei diritti dell’uomo, che sono a prescindere”.
Oltre all’emporio i soci possono impegnarsi su altri fronti: ci sono laboratori e gruppi aperti che portano avanti progetti, come lo sviluppo di alcune iniziative dall’altra parte del mondo. Ad esempio, per permettere un altro tipo di commercio, Camilla acquista in anticipo delle quantità di caffè da cooperative locali in Messico e Guatemala tramite l’associazione Tatawelo, mettendo a disposizione dei soci nell’emporio queste tipologie di prodotto che hanno un valore etico importante.
Anche se i soci provengono dall’intera città di Bologna, molti di loro sono radicati nel quartiere San Donato, dove, in questo momento difficile di pandemia, si sta lavorando per creare delle collaborazioni con altre realtà del territorio per dare un maggiore senso di comunità, dando per esempio la possibilità ai soci di poter svolgere dei turni anche presso altre realtà di quartiere in modo da rinsaldare ancora di più i legami con altri contesti.
Tra i progetti messi in campo in questi ultimi anni due ci sono sembrati particolarmente interessanti: l’acquisto degli agrumi prodotti e commercializzati dalla rete di SOS Rosarno che si occupa di tutela dei migranti sfruttati in agricoltura, e la produzione di passata di pomodoro autogestita a filiera corta, chiamata Pomilla, mettendo assieme i pomodori coltivati da 5 agricoltori locali per produrre una passata che oggi è a disposizione dei soci nell’emporio.
“Per il futuro Camilla sta lavorando con altre realtà di quartiere per la realizzazione di un forno comunitario, perché intorno al pane si possano unire più culture e più persone, e diventare un vero luogo di aggregazione all’interno del quartiere”
Anche se l’esperienza di Camilla è del tutto innovativa, bisogna dire che non ha goduto di alcun tipo di agevolazione dall’Amministrazione comunale, che sarebbero stati auspicabili per una realtà senza scopo di lucro come è a tutti gli effetti la cooperativa. “Ma stiamo avendo molte soddisfazioni – ha concluso Giovanni – perché la nostra esperienza ha fatto scuola, e in questi ultimi anni sono nate altre cooperative sul nostro modello: a Parma, a Ravenna, a Cagliari e l’ultima nata a Grosseto. Il nostro modello ha fatto da volano per esperienze simili che auspichiamo possano ripetersi presto anche in altre parti d’Italia”.
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