La chiusura delle scuole in questi mesi di pandemia è fondamentalmente legata al problema dei trasporti, ma con buone pratiche e soluzioni a misura di ambiente il problema può essere risolto abbastanza facilmente.
Il Covid ha messo a dura prova i ragazzi in età scolare e anche i loro genitori. In quest’ultimo anno ci siamo dovuti adattare alla didattica a distanza e poi alla didattica digitale integrata, andare in presenza, no tutti a casa, anzi 50% a scuola e il restante da casa. Insomma, un dedalo di difficoltà e incertezze, dovute soprattutto a un inadeguato sistema di trasporti, una situazione comune praticamente in tutta Italia. Studenti costretti a fare tragitti, anche lunghi, in situazioni di difficoltà per raggiungere quelle scuole che sono rimaste aperte.
Pensandoci bene però, questo periodo di difficoltà può innescare delle buone pratiche che poi in futuro potrebbero essere mantenute con il risultato di ridurre l’impatto sull’ambiente e ricostruire un po’ di quella socialità che, in particolare per i bambini e i ragazzi, in questi mesi è mancata.
Moltissimi genitori, per mancanza di Scuolabus o per evitare di far prendere ai propri figli i mezzi pubblici, ogni giorno li accompagnano a scuola in macchina. E questo provoca, oltre a congestioni di traffico nelle zone limitrofe alle scuole, anche inquinamento e consumi di energia. Se a questo aggiungiamo che, causa pandemia, i ragazzi hanno ridotto la loro attività motoria o sportiva, accompagnarli a scuola in macchina non è proprio la soluzione migliore.
Per questo, se le distanze lo permettono, accompagnare i bambini a piedi, in bicicletta o usufruire del pedibus può essere la soluzione migliore. Il piedibus è un progetto, che può nascere su iniziativa delle scuole o dei comitati dei genitori o ancora dal singolo Comune, che consente ai bambini di raggiungere la scuola e tornare a casa a piedi su percorsi sicuri e opportunamente segnalati, accompagnati da genitori e operatori addetti. In questo modo i ragazzi possono recarsi a scuola assieme ai loro compagni a piedi o in bicicletta, socializzando e facendo un po’ di attività fisica. E se proprio devi prendere la macchina, mettiti d’accordo con altri genitori per condividere il tragitto con altre famiglie e bambini, e ricordati di spegnere il motore quando sei fermo ad aspettare il suono della campanella.
Il discorso vale anche per i ragazzi delle superiori che possono comunque andare a piedi o in bicicletta. Interessante è il progetto lanciato dall’Associazione Genitori del liceo scientifico Lussana e realizzato dal Comitato Studentesco Lussana di Bergamo che stanno creando delle mappe, come quelle delle linee metropolitane, con i migliori percorsi ciclabili e i tempi di percorrenza dalle diverse zone della città. Ma quando le distanze non consentono di andare in bicicletta o a piedi ci si può organizzare. È il caso di un gruppo di famiglie di tre comuni nel cremonese che si sono organizzati noleggiando un pullman privato per il trasporto degli studenti, mantenendo le “classi bolla” ed evitando così che i genitori fossero costretti a portare i ragazzi in automobile. L’idea ha avuto successo, tanto che è stata copiata da altre famiglie in giro per l’Italia.
Da non dimenticare anche il progetto Green School dedicato alle scuole lombarde. Il metodo Green School prevede l’attuazione di un’azione cooperativa dell’intera comunità scolastica in cui alunni, docenti, personale non docente e genitori agiscono insieme per il comune obiettivo di ridurre l’impronta carbonica della scuola. Il progetto si basa sull’apprendimento attivo: in ogni fase del percorso la conoscenza e le azioni si integrano garantendo la coerenza tra il pensiero, lo studio e l’azione. È un processo di co-educazione nel quale l’esperienza stessa genera conoscenza e apprendimento.
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