Una strategia che si limita all’efficienza energetica è destinata a fallire nell’obiettivo di riduzione delle emissioni. È urgente sviluppare anche in Italia il dibattito sulla sufficienza energetica
Una nuova campagna dell’Agenzia Governativa francese della Transizione Ecologica ha lanciato una serie di spot di pubblicità progresso per sensibilizzare alla sobrietà, introducendo la figura del “dé-vendeur” (de-venditore), un commesso che cerca di convincere a non comprare nulla.
Le scene dei video vedono i clienti chiedere consigli in diversi negozi, dall’abbigliamento agli elettrodomestici e il de-venditore, destando non poco stupore, suggerisce loro di non acquistare e semmai di noleggiare ciò di cui hanno bisogno o di rivolgersi al servizio riparazioni.
“Questi spot danno un’idea del punto a cui è giunto in Francia il dibattito sulla sobrietà, inclusa la sobrietà energetica, che è a livelli molto più avanzati rispetto all’Italia”, sostiene Osman Arrobbio, ricercatore e docente in Sociologia dell’Ambiente e del Territorio presso l’Università di Parma.
Sviluppare il discorso sulla sufficienza energetica – che in Francia è più diffuso con la terminologia di “sobrietà” – è più che mai urgente perché per combattere la crisi climatica non basta sostituire le fonti fossili con le fonti rinnovabili, né bastano i miglioramenti tecnologici: abbiamo bisogno di una riduzione dei consumi che va ricercata in un cambiamento sociale e di comportamenti.
Perché l’efficienza energetica non basta? In che cosa consiste la sufficienza energetica? Ne abbiamo parlato con Osman Arrobbio, che ha di recente pubblicato il saggio edito da Castelvecchi Editore Sufficienza energetica. Il senso, le opportunità e le sfide di un diverso cammino per la transizione energetica.
Il tuo saggio inizia con una riflessione sul “paradigma dell’efficienza energetica”, che sostieni essere diventato egemone in Unione Europea. Puoi spiegarti?
Nel database della legislazione dell’Unione Europea ho cercato la presenza di documenti che utilizzassero le espressioni linguistiche “efficienza energetica” e “risparmio energetico” dagli anni ’70 ad oggi. Ciò che ho notato è che il numero dei documenti in cui queste espressioni sono presenti è aumentato in termini assoluti, ma soprattutto in termini percentuali, dimostrando il peso sempre più forte che questi temi hanno assunto in ambito europeo. Inoltre, ho rilevato che, se negli anni ‘70 si utilizzava prevalentemente l’espressione “risparmio energetico”, oggi si usa pressoché esclusivamente “efficienza energetica”, formulazione linguistica diventata egemone.
Nel libro fai emergere che l’efficienza energetica però non è una strategia efficace per la riduzione dei consumi energetici. Anzi, addirittura essa può avere l’effetto di stimolare maggiori consumi. Come è possibile?
Per spiegare questo fenomeno è necessario introdurre il concetto di effetto rimbalzo. Prendiamo come esempio quello delle automobili. Non c’è dubbio che in media i motori delle auto siano diventati più efficienti negli anni. Quindi consumiamo meno energia per il trasporto? No, perché il numero di auto è aumentato, le auto sono diventate mediamente più grandi (si pensi ai SUV), e ogni auto in media percorre più chilometri in un anno. Insomma, il risultato è che il consumo di energia per il trasporto è aumentato.
Discorsi simili valgono anche per il riscaldamento: le caldaie sono più efficienti ma le case sono più grandi e d’inverno si tengono temperature più alte. Oppure per l’illuminazione: ogni lampadina consuma meno, ma ne usiamo di più e le teniamo accese più a lungo.
Ora, si potrebbe pensare che senza gli aumenti di efficienza energetica il consumo di energia sarebbe aumentato ancora di più. Ma pensiamo ad esempio agli smartphone: se i processori non fossero diventati più efficienti e pesassero ancora mezzo chilo, sarebbe pensabile un utilizzo dei telefoni così pervasivo come quello attuale?
Chiaramente l’aumento dell’efficienza non porta direttamente ad aumentare il consumo. Però accresce la possibilità di aumentare il consumo. Il punto è che in un sistema economico come il nostro che non pone dei limiti al consumo – anzi, magari lo incentiva – gli aumenti di efficienza portano di norma alla crescita dei consumi.
A questo punto introduci il concetto centrale del libro: la sufficienza energetica. Che cos’è?
Citando la definizione fornita dalle due studiose britanniche Sarah Darby e Tina Fawcett, “la sufficienza energetica è la situazione nella quale i bisogni di base di servizi energetici sono soddisfatti in maniera equa e nella quale i limiti ecologici non sono oltrepassati”.
Refrigerare cibi, riscaldare abitazioni, spostare merci e persone sono tutti servizi energetici e la strategia della sufficienza energetica implica una riduzione del loro consumo, riduzione che dovrà essere maggiore per chi ne consuma di più e minore per chi ne consuma di meno. Sufficienza energetica quindi significa sì risparmiare energia, ma facendo meno cose che richiedono il consumo di energia. Ad esempio, per consumare meno benzina la strategia della sufficienza energetica non punta all’utilizzo di motori più efficienti ma a far sì che vengano percorsi meno chilometri.
Il discorso sull’efficienza energetica occulta quella che in fondo è una banalità: il modo più efficace per ridurre consumi energetici sarebbe portare avanti una strategia di sufficienza energetica. La complessità risiede nel fatto che essa implica una trasformazione sociale e non tecnologica. C’è la falsa convinzione che ridurre il consumo di servizi energetici possa intaccare la qualità del nostro stile di vita, riportarci a vivere “nelle caverne”. Al contrario, le società occidentali hanno raggiunto livelli di consumo di servizi energetici talmente alti che una loro riduzione non farebbe che migliorare il nostro benessere. Oltre al fatto di essere necessaria per il benessere delle future generazioni.
Come si sta sviluppando il dibattito in Francia?
In Francia usano l’espressione “sobrietà energetica” (“sobriété energétique”) anziché “sufficienza energetica” e se ne parla anche a livelli apicali. Qui la strategia dell’efficienza energetica, così come viene intesa dall’Unione Europea, è stata relegata in secondo piano per mettere al centro appunto la “sobrietà energetica”. Nel 2022 Macron ha tenuto un discorso in cui ha enunciato uno slogan che contiene le tre priorità energetiche francesi: sobrietà, rinnovabili e nucleare.
Qualcuno potrà storcere il naso per il fatto che ci sia il nucleare in questo trittico. Ma la cosa interessante a mio parere è il fatto che l’efficienza energetica sia stata scalzata dalla sobrietà, addirittura al primo posto nello slogan.
L’importanza di questo obiettivo è riconosciuta anche da un governo come quello di Macron (che di certo non è di sinistra, né è ecologista) e quello che emerge da questo discorso è che il contributo alla riduzione dei consumi può provenire anche e soprattutto da cambiamenti sociali, e non solo da miglioramenti tecnici.
In Francia si è accettata l’idea che la sobrietà energetica non sia una strategia da attuare solo in condizioni di emergenza, come è stato con la crisi del 2022. L’anno scorso la Prima Ministra Élisabeth Borne ha detto infatti: “Alcuni vorrebbero ridurre la sobrietà a qualcosa da deridere, quando invece la sobrietà è una cosa molto seria. La sobrietà è qui per restare. È un’opportunità per noi e per la nostra società. (…) Insieme supereremo questo inverno senza interruzioni delle forniture di energia e costruiremo una società più sobria e a basse emissioni di carbonio”.
La differenza con l’Italia è stata enorme: sia il governo Draghi prima, che quello Meloni dopo, si sono limitati a cercare soluzioni per “superare l’inverno”, ma senza alcuna riflessione e obiettivo a lungo termine sulla sostenibilità del sistema. Inoltre, se in Francia si è cercata una mobilitazione massiccia della società civile su questi temi, in Italia è stata materia riservata pressoché esclusivamente al governo.
Questo testo è una rielaborazione dell’intervista registrata per la puntata del 29 novembre della trasmissione Il Giusto Clima, in onda tutti i mercoledì dalle 21 alle 22 su Radio Popolare in collaborazione con ènostra
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