Decarbonizzare costa meno che diversificare, sostiene uno studio pubblicato di recente dal Journal of Cleaner Production. Investire 80 miliardi di euro nelle rinnovabili porterebbe a 640 mila posti di lavoro in più in Italia.
In Italia decarbonizzare costa meno che diversificare. È quanto emerge da uno studio pubblicato di recente sul Journal of Cleaner Production, scritto da Lorenzo Mario Pastore e Gianluigi Lo Basso, del Dipartimento di Ingegneria Astronautica, Elettrica ed Energetica dell’Università La Sapienza di Roma e supervisionato da Livio de Santoli, responsabile dell’energia de La Sapienza.
Il paper, dal titolo “Towards a dramatic reduction in the European Natural Gas consumption: Italy as a case study”, illustra i risultati di oltre 2.000 simulazioni su efficienza energetica, eolico e fotovoltaico nei consumi domestici e industriali. La conclusione parla chiaro: con 80 miliardi di euro di investimento nelle rinnovabili, in Italia si creerebbero 640 mila posti di lavoro per la fase di produzione e 30 mila posti di lavoro permanenti e dimezzeremmo gli attuali consumi di gas.
Dati che dovrebbero far riflettere il governo, che sta puntando su diversificazione, installazione di rigassificatori e nuove trivellazioni nell’Adriatico. “È necessario domandarsi se grandi investimenti in nuove infrastrutture per rigassificatori, necessarie per aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), possano costituire stranded asset (beni incagliati, ndr) che portano via capitale dagli investimenti verdi”, si legge nello studio, “Lo stesso problema si applica all’analisi della sostenibilità della costruzione di nuovi gasdotti”.
La ricerca si basa su differenti mix energetici, ipotizzando scenari con diverse entità di investimento in rinnovabili e diversi prezzi del gas. Sono state analizzate numerose configurazioni possibili: un aumento fino al 15% della quota di edifici con riscaldamento a pompa di calore, l’installazione fino a 10 GW di fotovoltaici nel settore industriale e fino a 5 GW nel settore residenziale, l’installazione di impianti eolici fino a 10 GW, la produzione di biometano fino a 12 TWh/annui e l’installazione elettrolizzatori con una capacità fino a 1,5 GW.
Combinando tutte le diverse configurazioni sono stati simulati gli oltre 2.000 scenari, che prendono in considerazione il consumo energetico, i costi energetici e l’impatto occupazionale. L’attuazione delle strategie proposte nell’articolo porterebbe a una riduzione delle emissioni annue totali in Italia fino a 21,5 MtCO2, corrispondenti a circa il 6% delle emissioni totali.. Inoltre, con un investimento di 80 miliardi di euro in rinnovabili si otterrebbe una riduzione di 75 TWh/anno del consumo di gas a un costo medio di circa 70 €/MWh. Il costo è maggiore rispetto alla media di lungo periodo degli ultimi anni, ma molto minore rispetto all’andamento degli ultimi mesi, che ha raggiunto picchi di oltre 120€/MWh.
“I prezzi attuali del gas possono costituire un’opportunità per velocizzare il processo di transizione a sistemi di energia decarbonizzati”, si legge nel paper, “Gli investimenti per ridurre il consumo di gas possono creare numerosi posti di lavoro, sia temporanei che permanenti, rappresentando un’opportunità per il miglioramento delle economie europee”. Inoltre, concludono gli autori, “Migliorare l’indipendenza energetica rende meno soggetti all’alta volatilità dei prezzi del gas. E questo in particolare nei Paesi come l’Italia, il cui sistema energetico è largamente basato sulle importazioni di gas”.
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