L’Artico emette CO2, i colpi di frusta climatici, i dati di Terna e molto altro

Il Giusto Clima   Approfondimenti   
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23 Gennaio 2025

La rassegna stampa settimanale del 22 gennaio si è concentrata su alcune fondamentali ricerche della scienza del clima appena uscite, ma anche su qualche bella notizia italiana

La rassegna stampa settimanale de Il giusto clima si apre con i dati Copernicus, che hanno mostrato che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato. La temperatura media è stata di 1,6 gradi al di sopra dei livelli preindustriali: un balzo di 0,1 gradi rispetto al 2023, che a sua volta era un anno di caldo record.

Questo non significa che l’accordo di Parigi sia ormai spacciato, perché il superamento della soglia del grado e mezzo si calcola sulla base della temperatura medie di alcuni decenni, e non di un anno solo.

La concentrazione di anidride carbonica cresce a ritmi accelerati

L’Osservatorio delle Hawaii Mauna Loa da oltre 60 anni tiene traccia della concentrazione di CO2 nell’atmosfera. Per il 2025 prevede che raggiungeremo 426 ppm (in epoca preindustriale partivamo da circa 278 ppm). Ma il punto non è solo che la concentrazione di CO2 aumenta, ma che lo fa a ritmi sempre più accelerati: l’anno scorso si è registrato il più grande incremento annuale con +3,58 ppm.

Neanche le emissioni record dei combustibili fossili possono spiegare completamente questi ritmi così accelerati. Secondo gli scienziati probabilmente sono dovuti al caldo e alla siccità sempre più intensi, che rendono la vegetazione sempre meno in grado di assorbire anidride carbonica. Insomma: i famosi feedback negativi del cambiamento climatico.

Il 30% dell’Artico è diventato fonte di carbonio

Un esempio molto calzante di questi feedback negativi ce lo offre uno studio pubblicato il 21 gennaio su Nature Climate Change: un terzo del territorio dell’Artico è ormai diventato una fonte di emissioni di carbonio, cioè anziché incamerare carbonio, emette CO2 in atmosfera.

Se per millenni questo ecosistema ha agito come un congelatore naturale che intrappolava enormi quantità di CO2, adesso sta invertendo il suo comportamento. Questo perché fa sempre più caldo, si scioglie il permafrost e vengono liberate enormi quantità di emissioni che erano stoccate nel suolo.

I colpi di frusta climatici

Gli incendi in California ci offrono invece un perfetto esempio dei “colpi di frusta climatici” di cui parla un’altra ricerca uscita settimana scorsa su Nature Reviews Earth and Environment.

Si tratta di un fenomeno che vede l’alternarsi di periodi molto umidi, con forte crescita della vegetazione, a periodi molti secchi, in cui tutto il verde perde umidità creando le condizioni ottimali per gli incendi.

Secondo i dati raccolti da questa ricerca, i colpi di frusta climatici sono sempre più frequenti in tutto il mondo e si stanno manifestando più rapidamente di quanto previsto dai modelli climatici. Questo alternarsi violento tra pioggia e siccità causa con maggiore probabilità anche frane, perdite di raccolti, e persino diffusione di malattie, oltre ovviamente agli incendi. Infatti uno degli autori dello studio ha affermato: “purtroppo non avrei potuto chiedere una dimostrazione migliore di questa nostra ricerca degli incendi in California a cui stiamo assistendo”.

Infatti in California non pioveva da mesi e la forte vegetazione si era sviluppata da un precedente periodo invernale molto piovoso.

Gli incendi in California sono stati più intensi a causa del riscaldamento globale

Tra il 2001 e il 2020 in California gli incendi a rapida diffusione come quelli che abbiamo visto sono aumentati del 400% proprio a causa di questa “volatilità idroclimatica”.

Nel frattempo è stato anche condotto uno studio di attribuzione rapido dall’Università della California e di Los Angeles, che sostiene che il cambiamento climatico abbia reso questi incendi più distruttivi. In particolare il riscaldamento globale è responsabile di almeno il 25% della siccità che ha reso così violenti gli incendi.

Un primo bilancio di Bologna Città 30

A un anno da Bologna città 30, Il Comune la settimana scorsa ha fornito i primi dati sulla mobilità: non c’è stato nessun pedone ucciso in strada per la prima volta dal 1991 (che è il dato Istat più vecchio disponibile). Sono stati in forte calo anche gli incidenti e i feriti. Gli incidenti mortali su strada sono calati quasi del 50% ed è aumentato l’uso dei trasporti e la mobilità sostenibile e in sharing.

L’elettricità in Italia è sempre più rinnovabile

Terna ha fornito i dati relativi allo scorso anno: il 41% dell’elettricità proveniva da fonti rinnovabili nazionali, il dato più alto e incoraggiante di sempre. Gli anni precedenti era stato intorno al 34%

La crescita ha riguardato soprattutto idroelettrico e fotovoltaico mentre per eolico e geotermico c’è stata una flessione. A parte in Sardegna, che è l’unica eccezione, si è azzerata la produzione di elettricità da carbone.

Il ricercatore che non vuole prendere aerei è stato risarcito

Gianluca Grimalda è il ricercatore italiano dell’Istituto di Kiel per l’economia mondiale in Germania che era stato licenziato per essersi rifiutato di prendere un aereo per tornare in Europa.

Grimalda stava facendo ricerca in Papa Nuova Guinea e per abbassare le sue emissioni da 10 anni non prende aerei. La notizia è che ha vinto un risarcimento al tribunale del lavoro di Kiel. Non si sa esattamente l’ammontare economico per via di un accordo di riservatezza ma si sa che una parte, 75 mila euro, verrà devoluta a cause climatiche.