Francesco, il primo Papa ecologista
;Pace, solidarietà, tutela ambientale e comunità: l’eredità ambientalista e di pace del Papa “venuto dalla fine del mondo” e della prima Enciclica ecologista della storia, la Laudato Si’

“Disarmare la Terra”, recitava lo striscione che Extinction Rebellion ha appeso al Colosseo il giorno dei funerali di Francesco, citando le parole del Papa scomparso come per scherzo proprio il lunedì di Pasqua nell’anno del Giubileo.
“Fate chiasso, aveva detto a chi lottava per la difesa della Terra”, hanno spiegato gli attivisti. Non aveva invocato nessuna sobrietà: il Papa che lanciò un urlo di fronte alla crisi climatica, ai diritti calpestati dei migranti e alle nefandezze della guerra, aveva chiesto di fare rumore.
Già con la scelta del nome Francesco – in onore del Santo d’Assisi degli ultimi e del Cantico delle Creature – nel 2013 il leader degli oltre 1,2 miliardi di cattolici nel mondo inaugurò un papato all’insegna dell’ambientalismo e della difesa dei più deboli e degli emarginati.
Il Papa che scelse Lampedusa per il suo primo viaggio apostolico, che recitò una messa al confine tra Messico e USA, che si pronunciò innumerevoli volte contro la distruzione degli ecosistemi ha sempre sottolineato il legame tra la sopraffazione della natura e quella degli esseri umani.
Francesco aveva espresso molto bene il pensiero che sta alla base della cosiddetta “intersezionalità delle lotte”: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”, scrisse nell’Enciclica Laudato Si’ del 2015 (139).
L’Enciclica che ha spronato l’attivismo climatico
Giustizia sociale e cambiamento climatico sono stati al centro di questo documento pubblicato poco prima della COP21. Secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres l’Enciclica ha rappresentato “un contributo fondamentale alla mobilitazione globale che ha portato allo storico Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici” a conclusione dei negoziati ONU. Laudato Si’ ha consacrato Francesco come un leader di ispirazione per il movimento globale per il clima, che sarebbe esploso solo qualche anno dopo con Greta Thunberg.
E ci sono stati anche gesti concreti: nel 2018, ad esempio, ha convocato alcune delle maggiori compagnie petrolifere e del gas del mondo, tra cui ExxonMobil, BP e Shell, per discutere a porte chiuse di come affrontare la crisi climatica, affermando che la transizione verso l’energia pulita fosse un “dovere” nei confronti dell’umanità.
La Laudato Si’ si è rivelata subito essere un testo pioniere, ben presto un riferimento per l’ambientalismo cattolico così come per quello laico. Il capo della Chiesa Cattolica in questa Enciclica sottolineò anche l’importanza del protagonismo dei cittadini nella tutela ambientale e il ruolo che svolgono in questo le cooperative energetiche:
“In alcuni luoghi, si stanno sviluppando cooperative per lo sfruttamento delle energie rinnovabili che consentono l’autosufficienza locale e persino la vendita della produzione in eccesso. Questo semplice esempio indica che, mentre l’ordine mondiale esistente si mostra impotente ad assumere responsabilità, l’istanza locale può fare la differenza. È lì infatti che possono nascere una maggiore responsabilità, un forte senso comunitario, una speciale capacità di cura e una creatività più generosa, un profondo amore per la propria terra, come pure il pensare a quello che si lascia ai figli e ai nipoti. (…) Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali”.
Insomma, il Papa aveva riconosciuto il ruolo essenziale delle cittadine e dei cittadini energetici! E non a caso ha voluto che sul Cortile delle Corazze dei Musei Vaticani fosse installato un impianto fotovoltaico che è stato inaugurato a dicembre 2024. Nel giugno dello stesso anno nella lettera apostolica Fratello Sole aveva espresso il suo pensiero sulla transizione energetica, che in questa frase ricorda molto l’ultimo report del think tank Ember: “L’umanità dispone dei mezzi tecnologici necessari ad affrontare questa trasformazione ambientale e le sue perniciose conseguenze etiche, sociali, economiche e politiche e, tra questi, l’energia solare ricopre un ruolo fondamentale”.
Laudate Deum, un testo ancora più politico in difesa della scienza del clima
Nel 2019 definì l’“ecocidio”, un peccato e un crimine contro la pace e nel 2023, a otto anni di distanza dall’Enciclica Laudato Si’, Francesco pubblica l’esortazione apostolica “Laudate Deum”. Un grido contro il silenzio di fronte alla crisi climatica, che nonostante l’approvazione dell’Accordo di Parigi è rimasta inascoltata. Un testo ancora più politico, in difesa della scienza climatica.
Nella Laudate Deum, il Papa lancia un appello di urgenza, suffragato da dati e fatti scientifici, addirittura spiega la differenza tra meteo e clima agli inguaribili negazionisti ed elenca i benefici dei lavori verdi. Ma, soprattutto, solleva il più importante e il più politico degli argomenti: il rapporto tra crisi climatica e disuguaglianze, che già aveva affrontato nel 2015 parlando anche di debito ecologico: “la realtà è che una bassa percentuale più ricca della popolazione mondiale inquina di più rispetto al 50% di quella più povera e che le emissioni pro capite dei Paesi più ricchi sono di molto superiori a quelle dei più poveri”.
Contro il nuovo colonialismo e la guerra
Il Papa ha anticipato ancora una volta la politica nel 2020, quando ha pubblicato un’esortazione apostolica dal nome “Querida Amazonia” che invocava la protezione di questo ecosistema e la valorizzazione delle comunità indigene. Conquiste messe per iscritto nei negoziati internazionali solo a novembre 2024 con la COP16 sulla biodiversità.
Se ne è parlato meno, ma il primo Papa del Sud globale ha anche denunciato apertamente l’ingiustizia del debito dei paesi poveri nei confronti dei paesi ricchi auspicandone il suo annullamento: “Un altro invito accorato desidero rivolgere in vista dell’anno giubilare”, scrisse solo un anno fa nella Bolla di indizione del Giubileo del 2025 “Spes Non Confundit”, “è destinato alle nazioni più benestanti, perché riconoscano la gravità di tante decisioni prese e stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli”.
Talvolta la potenza del messaggio di Francesco I è stata indebolita dalle controversie che hanno afflitto la Chiesa negli ultimi decenni o da alcuni aspetti problematici del suo passato. Ma in un mondo che sembra dirigersi con sempre più indifferenza verso la legge del più forte, il pensiero del Papa è rimasto uno dei pochi fari nella notte, una delle poche voci di chiarezza morale. Con lui la crisi climatica era diventata un argomento mainstream nel mondo cattolico e l’abbandono delle fonti fossili un obiettivo condiviso da perseguire, cosa che nell’attuale 2025 sembra una chimera.
Mentre tutti intorno fanno rumore, per dirla alla Battiato, non possiamo che fare tesoro del suo saggio pensiero, per ispirarci ai sempre più rari e preziosi valori di bontà, lungimiranza, resistenza. Fa bene ricordare i propositi e le speranze, ancora più attuali oggi rispetto a cinque anni fa, espressi nell’Enciclica “Fratelli tutti” del 2020: “con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una vita più dignitosa”.