Ecosistema urbano 2023: il ranking di Legambiente sulle città più sostenibili

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26 Ottobre 2023
Trento, Mantova e Pordenone sul podio nel report Ecosistema Urbano 2023. I problemi più diffusi delle città italiane sono la dispersione idrica, lo smog, l’eccesso di auto. Le metropoli arrancano dietro le città di medie dimensioni che diffondono buone pratiche.
Trento

Qualità dell’aria, presenza delle ciclabili, quota di raccolta differenziata, perdite della rete idrica, numero di auto per numero di abitanti, trasporto pubblico, verde urbano procapite, presenza di fotovoltaici: ecco alcuni dei 19 parametri valutati per stilare la classifica sulle performance ambientali di 105 città italiane nel report di Legambiente Ecosistema Urbano 2023. Realizzata in collaborazione con Ambiente Italia e il Sole24Ore, la trentesima edizione del ranking vede sul podio Trento, Mantova e Pordenone.

Trento, Mantova e Pordenone sul podio

Trento è una delle città leader della raccolta differenziata, con una quota di 82,5% e una quantità di rifiuti in calo rispetto allo scorso anno (da 454 kg/ab/anno a 446). Rispetto al 2022 Trento ha migliorato anche la sua qualità dell’aria (31 μg/mc di NO₂, 23 μg/mc di PM10 e 15 μg/mc, PM2.5) e ridotto i consumi idrici procapite passando da 149,7 litri al giorno a 147,4 (la media nazionale è di 151). La potenza di fotovoltaico e solare termico installata su edifici è anch’essa ben superiore alla media nazionale (14,81 kW ogni 1.000 abitanti contro una media nazionale di 5,53).

Mantova si è guadagnata il secondo posto soprattutto grazie al miglioramento nel numero di passeggeri trasportati dal servizio pubblico (da 36 viaggi/ab/annui a 66), alle aree pedonali (90 mq/100 abitanti, contro una media di 49,1) e alle zone di traffico limitato, in cui è prima classificata. Medaglia di bronzo a Pordenone, che migliora ulteriormente nella percentuale di perdite della rete idrica (10% contro la media nazionale di 37,1%) e nella raccolta differenziata, oggi all’85,3%.

Il quadro nazionale

Il 37,1% dell’acqua in Italia non arriva ai rubinetti. L’impronta idrica del nostro paese è una delle più alte d’Europa ma le differenze territoriali sono enormi. Una dispersione idrica inferiore al 10-15% – come quella di alcuni comuni virtuosi quali Pavia, Pordenone, Lecce o Milano – è considerata fisiologica. Ma la stragrande maggioranza delle città italiane supera il 25% di perdite. I capoluoghi che perdono più acqua dalle tubature sono Campobasso (63,6%), Potenza (62%) e Cagliari (53%).

Un’altra media nazionale tra le più alte d’Europa è quella relativa al numero di auto per abitanti, aumentato rispetto allo scorso anno e giunto a 66,6 ogni 100 abitanti. Le città che hanno più macchine sono Frosinone (81) e Isernia (80) mentre Milano, con 51 auto ogni 100 abitanti, è vicina alla media europea. Solo Genova (48) e Venezia (44) rimangono sotto le 50 auto/100 abitanti.

Poi c’è la qualità dell’aria che, come già sappiamo, è un tasto dolente per l’Italia. Nella stragrande maggioranza dei casi i valori di NO₂, PM10, PM2,5 e O₃ sono al di là dei limiti suggeriti dall’OMS. Ma molto spesso sono anche al di là delle soglie imposte dalla normativa comunitaria: è questo il caso di ben 28 città italiane per almeno due dei parametri – tra le quali Milano, Torino e Venezia. Agrigento e Lecce sono le uniche due città che rispettano i nuovi valori guida dell’OMS per tutti i parametri.

Qualche dato positivo invece viene dalla raccolta differenziata che continua a crescere e che oggi ha un valore medio di 62,7%. Numerose città superano la quota di 65% (obiettivo di legge fissato al 2012), tra cui Reggio Emilia, Verbania, Bergamo e Ragusa.

Le metropoli arrancano

Delle prime 10 città italiane – Roma (89), Milano (41), Napoli (98), Torino (82), Palermo (105), Genova (58), Bologna (23) e Firenze (53) – nessuna rientra tra i primi 20 posti in classifica. Complessivamente, sono le medie città a registrare punteggi più elevati nelle performance ambientali, mentre le metropoli faticano a rispondere alle emergenze urbane, prima fra tutte lo smog. Milano e Torino perdono ranking soprattutto a causa della concentrazione di polveri sottili e biossido di azoto. Roma si situa all’89esimo posto per via del traffico, dell’alta produzione dei rifiuti (580 kg/ab/anno contro la media nazionale di 516), dello scarso trasporto pubblico e della mancanza di dati sulla dispersione idrica. Retrocedono sia Napoli, che ora è al 98esimo posto dopo aver perso 6 posizioni dallo scorso anno, sia Firenze, che è dieci posti più in basso rispetto al 2022 (oggi 53esima). Tra le grandi città Bologna è quella che performa meglio, al 23esimo posto, soprattutto grazie alla presenza di ampie zone a traffico limitato (834,9 metri quadri/100 ab contro una media nazionale di 421,3).

Le ultime città in classifica sono Caltanissetta, Catania e Palermo che in molti casi non dispongono di dati sulla qualità dell’aria, sui consumi e sulle dispersioni idriche, sui passeggeri trasportati dal servizio pubblico e altro, rendendo impossibile monitorare i fenomeni e migliorare.