Due anni di autoproduzione rinnovabile nei centri di accoglienza di Amani a Nairobi
;Gli impianti fotovoltaici hanno consentito a due dei centri di accoglienza di Amani di ridurre drasticamente le spese energetiche e di rendersi maggiormente indipendenti dalla rete locale
La Onlus Amani festeggia due anni dall’inaugurazione degli impianti fotovoltaici che hanno permesso a due delle case di accoglienza di Nairobi di rendersi maggiormente indipendenti dalla rete locale dell’elettricità.
“I due centri ora sono al riparo dagli altissimi prezzi dell’energia elettrica del Paese”, spiegano dalla sede di Amani, dal 1995 impegnata nella fondazione e nel sostegno di case di accoglienza, centri educativi e scolastici in Kenya, Zambia e Sudan.
“A Nairobi l’instabilità della rete causa frequenti blackout, che prima dell’installazione dei due impianti e delle relative batterie rendevano incostante l’accesso all’acqua e il funzionamento dei frigoriferi delle strutture di accoglienza e del dispensario medico del Kivuli Centre, che serve anche tutta l’area circostante”.
La realizzazione di questi impianti fotovoltaici è il frutto di un lungo percorso di solidarietà. A novembre 2021 un container partiva alla volta della capitale keniana, trasportando i 178 moduli fotovoltaici ancora perfettamente funzionanti, donati da un noto marchio automobilistico italiano. Con questi pannelli sono stati installati due impianti, da 29,7 kWp e da 6,3 kWp. Cavi, inverter e batterie (da 22 kWh e 9 kWh di capacità) sono stati reperiti – in alcuni casi in dono – grazie a una lunga catena di collaborazioni tra cooperative, imprese e associazioni.
L’accoglienza di bimbe e bimbi di strada
Oggi i due centri gestiti da Amani a Nairobi sono strutture a ridotto impatto ambientale, con attività più stabili e spese energetiche ridotte. Il Kivuli Centre, nel centro urbano della capitale, è una sede polifunzionale che ospita la casa di accoglienza dei bambini, un dispensario medico, una radio comunitaria, una scuola di informatica, una palestra, una scuola di sartoria e alcuni laboratori di artigiani rifugiati. L’altra struttura di accoglienza si trova in una zona più verde e periferica: Casa di Anita è espressamente dedicata all’ospitalità delle bambine e qui vivono due famiglie che hanno deciso di accogliere come se fossero le proprie figlie alcune bimbe portate via dalla strada.
“Spesso si tratta di bambinɜ che non sono mai andatɜ a scuola”, spiegano. Ogni anno, gli educatori locali vanno in cerca dellɜ bambinɜ che vivono in strada e si impegnano per instaurare con loro un rapporto di fiducia: “Questa è forse la fase più delicata, perché si tratta di bambinɜ che spesso hanno subito maltrattamenti di diverso tipo e non si fidano degli adulti: il rapporto con loro è quindi costruito con pazienza a costanza per diversi mesi attraverso il gioco, l’ascolto, le merende”. Con l’ingresso nelle case, inizia un percorso educativo e rieducativo, in molti casi anche di disintossicazione da alcune sostanze come colla o benzina, usate in strada per placare fame, paura e sofferenze, per poi accompagnarli verso un reinserimento a scuola e, dove possibile, a un ricongiungimento con uno o più membri della famiglia d’origine.
Non solo autoproduzione
Poter usufruire stabilmente dell’elettricità ha migliorato nettamente la quotidianità dei due centri di accoglienza. Nel Kivuli Centre, ad esempio, l’accesso all’acqua non era costante perché la pompa dipende dall’elettricità, che prima era soggetta a interruzioni improvvise. Ma tutte le attività del centro polifunzionale erano condizionate da questo deficit energetico, dalla scuola di informatica alle cucine.
Acquisita una certa indipendenza energetica, ora il passo successivo è quello di adattare le abitudini di consumo energetico dei due centri di accoglienza in modo tale da consumare elettricità nei momenti di picco di produzione dei fotovoltaici. Gli impianti sono inoltre stati predisposti in modo tale da essere monitorati a distanza per renderli maggiormente efficienti.
Di tutto questo si sono occupati Andrea Bedodi, Fedro e Dario Sabbadini, affezionati volontari e sostenitori della Onlus Amani (nonché fidati partner tecnici di ènostra), che hanno installato i due impianti nel 2022 inaugurando un percorso di formazione e informazione per il personale e lɜ bambinɜ e ragazzɜ accoltɜ nei centri sul funzionamento dell’energia solare e sul valore di un uso responsabile dell’elettricità.
“L’intento futuro, grazie a questo progetto, è quello di rendere i progetti di Amani sempre più sostenibili e di coinvolgere il più possibile in particolare i giovani in un percorso di crescente consapevolezza sui temi ambientali e dell’autonomia energetica che possa coinvolgere, col tempo, l’intera comunità”.
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