Il prezzo del petrolio, i dati Copernicus e molto altro

Il Giusto Clima   Approfondimenti   
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18 Aprile 2025

La rassegna stampa settimanale de Il giusto clima apre coi dati Copernicus, poi gli effetti imprevedibili delle politiche di Trump, i consumi energetici dell’IA, le miniere di litio e molto altro.

Una miniera a cielo aperto in Australia

La rassegna stampa settimana de Il Giusto Clima si apre con i dati di Copernicus pubblicati martedì, che certificano che il 2024 è stato l’anno più caldo in Europa e nel mondo intero da quando si effettuano le registrazioni delle temperature.

Nel mentre, gli eventi estremi si abbattono sul subcontinente indiano: nel nord dell’India e del Nepal ci sono state oltre cento morti a causa delle piogge torrenziali. In Pakistan e in diverse altre parti dell’India invece c’è un’ondata di caldo fuori stagione che sta portando le temperature a livelli prossimi ai 50 gradi.

Oltre alle conseguenze immediate sulla salute delle persone, le forti temperature possono avere impatti devastanti sia sui raccolti agricoli sia sul ciclo dell’acqua, contribuendo ad aumentare l’eccessiva evaporazione e fungendo da carburante degli eventi estremi di precipitazione.

Cosa succederà all’energia sotto Trump

Difficile orientarsi nella miriade di decisioni che il presidente USA sta prendendo ogni giorno spiazzando il mondo intero, compresi i tanti miliardari che lo hanno sostenuto. Se ci limitiamo al settore energetico, Trump ha affermato di voler rilanciare carbone e nucleare, di voler aumentare le esportazioni di gas e di petrolio e di voler rallentare l’eolico e il solare.

Ma la realtà è che in seguito ai suoi provvedimenti e ai dazi, il petrolio è sceso a 60 dollari al barile, un prezzo che è al limite della convenienza per molti pozzi americani. Il carbone è in un declino che sembra essere inesorabile, a causa dei bassi costi delle alternative: sono almeno 60 i paesi che negli ultimi anni hanno drasticamente ridotto i piani di sviluppo di nuove centrali a carbone. Si calcola che i posti di lavoro nell’estrazione di carbone negli USA siano circa 40 mila, contro i 280 mila nell’energia solare.

Se poi Trump riuscisse effettivamente ad aumentare le esportazioni di gas (cosa che sta chiedendo all’UE in cambio della rimozione dei dazi), l’effetto sarebbe un aumento dei costi del gas negli USA, cioè delle bollette degli americani.

Ultimo ma non ultimo, le decisioni del DOGE di Elon Musk stanno mettendo a rischio il futuro dell’industria nucleare USA, rimuovendo tutti i programmi di garanzia per i prestiti, vitali per i nuovi impianti. 

Gli effetti imprevisti o indesiderati dei provvedimenti presi da Trump possono essere numerosi, di conseguenza è presto per capire che scenario si prospetta. Interessante notare che secondo un sondaggio anonimo rivelato da Desmog molti rappresentati delle aziende petrolifere temono che le azioni di Trump li danneggeranno.

Alla fine cosa si sa dei consumi dei data center e dell’AI?

Un altro tema sul quale ancora non c’è contezza sono i consumi dei data center e dell’intelligenza artificiale. Microsoft ha annunciato il taglio allo sviluppo di alcuni progetti, in particolare in Ohio, dove sta abbandonando un piano da 1 miliardo di dollari. In Wisconsin un piano da 3,3 miliardi di dollari al momento è stato ridimensionato a un quarto di quanto previsto inizialmente.

Più passa il tempo e più sembra che dietro al gran dibattere di questi mesi ci fossero strategie delle utilities, delle grandi aziende fossili e dei grandi fondi di investimento per sviluppare infrastrutture da far pagare ai cittadini con la più classica strategia del carbon lock-in: insisto per fare investimenti in fretta per impianti fossili e una volta che sono costruiti, a spese dei contribuenti, siamo costretti a farli funzionare per non sprecare l’investimento fatto.

Il litio in Cile e in Germania

In Cile le comunità indigene Lickanantay sono in trattativa con due aziende estrattive di litio e di rame, per un modello di governance condiviso tra comunità, aziende e stato. Il Cile è il primo produttore mondiale di rame e il secondo produttore mondiale di litio (secondo solo all’Australia). Un accordo con le popolazioni indigene potrebbe mostrare un modello di giustizia climatica nell’ambito dell’estrazione di due materie prime fondamentali per la transizione.

In Germania, invece, a 50 km a sud di Dresda, è annunciato lo sviluppo di uno dei più grandi progetti per l’estrazione di litio in Europa, che dovrebbe diventare operativo entro 5 anni. Si tratta di un progetto che potrebbe estrarre il necessario per la costruzione di batterie per 800.000 auto all’anno in una prima fase, per poi aumentare a un milione e mezzo in una seconda fase. Chissà se anche in Sassonia useranno lo stesso approccio che si sta provando ad adottare in Cile…

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