Il GNL in UE, gli scenari di Shell, la crescita dell’elettricità e molto altro
;Rassegna stampa settimanale de “Il giusto clima”: le importazioni di GNL calano in Europa, Shell ha pubblicato tre possibili scenari emissivi, l’elettricità crescerà del 4% annuo e molto altro

La rassegna stampa settimanale de Il giusto clima si apre parlando di GNL. Secondo l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis, nel 2024 le importazioni di Gas Naturale Liquido in Europa sono diminuite del 19%, con una domanda di gas ai minimi da 11 anni a questa parte. Quasi la metà (46%) delle importazioni di GNL dell’Europa nel 2024 proviene dagli Stati Uniti, ma le importazioni da questo Paese sono diminuite del 18% tra il 2023 e il 2024. I Paesi europei che hanno ridotto maggiormente le loro importazioni di GNL nel 2024 sono stati il Regno Unito (del 47% rispetto all’anno precedente), il Belgio (del 29%) e la Spagna (del 28%). Questo calo dei consumi ha fatto sì che la metà dei terminali di rigassificazione di GNL dell’UE abbia registrato un tasso di utilizzo inferiore al 40% lo scorso anno: sicuri che abbiamo bisogno di nuovi rigassificatori in Italia?
In questo quadro c’è un dato ancora più assurdo degli altri: nel 2024 le importazioni di GNL russo nell’UE sono aumentate del 18%. La Francia, la Spagna e il Belgio sono i paesi che ne hanno importato di più. Ma se dovevamo importare gas russo non era meglio importarlo da tubo e pagarlo meno? E se invece l’esigenza era quella di ridurre la dipendenza dalla Russia, perché questo aumento?
Gli scenari pubblicati da Shell
Ci sono decine e decine di possibili scenari futuri, ma sono interessanti quelli che ha pubblicato Shell in questi giorni. Shell è una delle sette sorelle, come le definì Enrico Mattei più di 50 anni fa, oggi è uno dei 4 più importanti operatori privati nel comparto del petrolio e del gas naturale. Shell identifica tre possibili scenari: il meno favorevole alla riduzione delle emissioni è quello in cui non c’è più un’azione condivisa a livello globale; il più favorevole è quello che ci porta a emissioni nette zero. In ognuno degli scenari però c’è una rapida riduzione delle emissioni dal 2030-2040, con le fossili – che ancora oggi coprono circa l’80% dei consumi di energia primaria globali – che scendono sotto il 30% tra il 2050 e il 2080 e le rinnovabili che diventano la fonte principale entro il 2060, sempre in ognuno degli scenari considerati.
Lo stato globale dell’elettricità per l’IEA
Nell’ultimo report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia si stima una forte crescita dei consumi di elettricità globali nei prossimi anni. Si pensa addirittura a tassi che potrebbero raggiungere il 4% annuo. Sarebbe come un Giappone in più all’anno. Tra le cause principali di questi aumenti ci sono le auto elettriche, gli impianti di condizionamento, i data center e i consumi industriali, che riguardano soprattutto la produzione di tecnologie per la transizione. Quindi gli allarmi per l’intelligenza artificiale e i data center qui paiono piuttosto ridimensionati: il tema c’è ma è solo uno dei temi. Con tutta probabilità questo aumento di consumo di elettricità sarà interamente coperto da nuovi impianti rinnovabili e collegato a una riduzione di altri consumi energetici, ad esempio per i trasporti. Ma non è ancora certo se i consumi complessivi aumenteranno o scenderanno.
E la Cina?
Metà degli aumenti di consumi elettrici globali nei prossimi anni dovrebbero avvenire proprio in Cina. E in Cina succede tutto e il contrario di tutto. Da una parte si è tornati a costruire nuove centrali elettriche a carbone a un tasso che non si vedeva da ormai 10 anni. Parallelamente però, se guardiamo al consumo di combustibili liquidi, sembra che la Cina sia arrivata al picco. Anche escludendo gli anni della pandemia, dal 2019 questi consumi sono stabili. Questo è un dato praticamente senza precedenti per un paese in forte crescita come la Cina: è la prima volta che un paese ancora in fase di sviluppo industriale non aumenta i suoi consumi di petrolio. E questo dipende soprattutto dalla diffusione di mezzi elettrici.
L’inquinamento “da frenata”
Uno studio coordinato dall’Università di Southampton mostra che il particolato che proviene dai freni delle automobili è più pericoloso per i polmoni di quello che proviene dalla combustione. La buona notizia è che le auto elettriche per lo più recuperano energia in frenata e quindi consumano meno le pastiglie, ad esempio in casi di frenata brusca. Come sempre: meglio meno auto e quelle poche comunque elettriche.
Una “minaccia esistenziale” per l’UE
Il governo tedesco ha pubblicato un rapporto che dice che la crisi climatica è una minaccia esistenziale per l’Unione Europea, soprattutto per i paesi mediterranei come l’Italia. Tra le cose più interessanti del documento, si legge “In Germania e in Europa, il costo della decarbonizzazione e la sua (percepita) ingiusta distribuzione… danno spazio al populismo, all’estremismo di destra e di sinistra e alle campagne di disinformazione”, e per questo si invitano i governi europei a garantire che gli sforzi per il clima siano ‘socialmente responsabili’. Vediamo cosa decideranno i tedeschi domenica prossima alle elezioni.
Ascolta la rassegna stampa de Il giusto clima su Radio Popolare