Italia 1.5: la transizione energetica secondo Greenpeace
;Si chiama “Italia 1.5” lo scenario di rivoluzione energetica contenuto in uno studio di Greenpeace Italia, lanciato alcuni giorni fa: un piano che permetterebbe all’Italia di rispettare gli accordi di Parigi, diventando a emissioni zero, con vantaggi economici, occupazionali e di indipendenza energetica.
Sono due gli scenari che Greenpeace disegna nel suo rapporto “Italia 1.5. Una rivoluzione 100% rinnovabile per fermare l’emergenza climatica”:
- il primo ha come obbiettivo il traguardo ‘emissioni zero’ in Italia entro il 2040,
- il secondo fissa al 2050 la decarbonizzazione totale del Paese.
Due strumenti che vengono messi a confronto con il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), consegnato dal governo all’Ue a inizio 2020. Un piano che, però, non è in linea con gli Accordi di Parigi e che continua a puntare sul gas fossile.
Se lo scopo finale è raggiungere un contenimento della temperatura globale entro 1.5°C , Greenpeace ha scritto un documento che indica come si possa procedere con ricadute virtuose anche dal punto di vista economico e occupazionale.
Entro il 2030, è scritto nello studio, si avrebbe infatti la creazione di 163 mila posti di lavoro, ovvero un aumento dell’occupazione diretta nel settore energetico pari al 65 % circa. La transizione verrebbe finanziata dai risparmi derivanti dalla mancata importazione di combustibili fossili al 2030. Un cambio sistemico che condurrebbe a enormi vantaggi economici nei decenni a seguire.
Lo studio è stato commissionato da Greenpeace Italia all’Institute for Sustainable Future di Sydney (ISF), che utilizza per lo scenario italiano una metodologia già applicata su scala globale per lo scenario di decarbonizzazione del Pianeta promossa dalla Dicaprio Foundation e realizzata dalla stessa ISF, dall’Agenzia aerospaziale tedesca (DLR) e dall’Università di Melbourne.
Scorrendo il documento sono le conclusioni a colpire per i numeri e per la strategia da attuare.
Un’Italia 100% rinnovabile non solo è possibile, ma auspicabile: farebbe bene al pianeta, ma anche all’economia e all’occupazione.
Lo scenario di decarbonizzazione Adv E[R], l’unico coerente con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima, comporterebbe una sostanziale modifica del PNIEC e consentirebbe al 2030:
- Un taglio delle emissioni di CO2 del 59-60% invece del 33% previsto dagli attuali obiettivi per l’Italia in base al Piano del governo;
- Una espansione doppia del solare fotovoltaico rispetto alle previsioni del PNIEC, con circa 100 GW di impianti installati e una produzione di 141 TWh;
- Un minore ricorso al gas, con una potenza installata di 41 GW contro i 61 previsti, e una produzione di 36 TWh invece di circa 59;
- Una necessità di stoccaggi dell’ordine dei 23 GW invece dei 3 GW previsti;
- Un aumento dell’occupazione diretta nel settore energetico pari al 65 per cento circa;
- Un aumento degli investimenti nel settore rinnovabile di 37 miliardi nel decennio 2020.
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