Di Maria Antonietta Giffoni
Sarà un cammino un po’ lungo e pieno di ostacoli tecnico-burocratici, ma la redazione di ènostra cercherà di accompagnarvi al meglio, cercando di analizzare, dal punto di vista dei consumi e dei costi, le novità introdotte dalla riforma delle tariffe elettriche entrate in vigore il 1° di gennaio del 2017.
Vi avevamo già raccontato le diverse fasi che hanno interessato e che interesseranno questa riforma, partita nel 2016 e che entrerà pienamente a regime nel 2018. (vedi news Mercato elettrico: le novità per i consumatori dal 1 gennaio 2017 ). Cercheremo ora di concentrarci più nel dettaglio sulle novità introdotte dal 1° gennaio 2017.
Innanzitutto, una piccola premessa di inquadramento: la riforma interessa solo i clienti domestici e cioè circa 30 milioni di famiglie italiane. Non riguarda, invece, le utenze definite “altri usi” e cioè imprese, professionisti ecc. Lo scopo della Riforma è di eliminare la progressività delle tariffe rispetto ai consumi (ossia prezzi crescenti al crescere dei consumi), in modo da rendere le tariffe aderenti ai costi dei servizi di rete e agli oneri di sistema.
In altri termini, si è cominciato ad abolire il meccanismo introdotto negli anni ’70 per i clienti domestici che prevedeva un costo maggiore dei servizi di rete e degli oneri di sistema per chi consumava più kWh e un costo minore al kWh per chi ne consumava meno.
La Tariffa TD
Semplificando molto, nella nostra bolletta noi paghiamo:
• il costo dell’energia che consumiamo e che è chiamato “materia energia”: si tratta del costo per la produzione di energia che noi possiamo contrattare con il nostro venditore;
• il costo per i servizi di rete e cioè i costi per misurare e far arrivare l’energia nelle nostre case, anche detti costi per i servizi di trasmissione, distribuzione e misura.
• il costo per gli oneri generali di sistema, cioè i costi sostenuti per attività di interesse generale per il sistema elettrico (promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate, componente A3; finanziamento del bonus elettrico, componente AS; finanziamento dei regimi tariffari speciali, componente A4; ecc.);
• l’Iva e le accise.
Fino all’anno scorso il costo per i servizi di rete e per gli oneri generali di sistema erano diversamente distribuiti tra i clienti finali grazie alla tariffa D2 (clienti domestici residenti) e la tariffa D3 (clienti domestici non residenti e clienti domestici residenti con potenza impegnata superiore a 3 kW).
A partire dal 1° gennaio 2017 la tariffa D2 e D3 sono state sostituite da un’unica tariffa denominata TD, che prevede l’unificazione dei costi per tutti i clienti, mantenendo solo una differenza tra residenti e non residenti.
Tale tariffa ha una struttura non progressiva (cioè non legata ai consumi) per i servizi di distribuzione e misura e progressiva (cioè legata ai consumi) per i servizi di trasmissione. In altri termini, i costi di misura sono coperti in quota fissa pro-cliente (€/anno), i costi di distribuzione in quota potenza (€/kW/anno) e i costi di trasmissione in quota energia (c€/kWh).
Con la Tariffa TD, dal 1° gennaio 2017, è stato aumentato il peso solo della quota fissa della tariffa per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore.
Per capire meglio come varieranno tali costi, abbiamo effettuato una simulazione a consumi zero, tenendo conto delle componenti di costo riportate nella seguente tabella, e cioè quelle della voce Trasporto e gestione del contatore, componenti fisse legate alla potenza impegnata (in rosso nella tabella).
Calcolando su base annua le componenti fisse, nella tabella che segue si può vedere come variano i costi a variare della potenza impegnata. Tali costi, ovviamente, aumenteranno se introduciamo la componente consumi, perchè viene calcolata anche le componenti per il servizio di trasmissione che variano al variare dei consumi (per maggiori informazioni in proposito, vedi oltre in questo articolo).
Per quel che riguarda i costi relativi agli oneri generali di sistema, la tariffa TD prevede componenti tariffarie che smorzano l’effetto di progressività e limitano a due il numero di scaglioni di consumo annuo: per volumi di consumo da 0 a 1800 kWh e per i volumi superiori a 1800 kWh. Inoltre viene introdotta, per i soli clienti domestici non residenti, un corrispettivo fisso di 135 euro all’anno.
In sintesi, dal 1° gennaio 2017, pagheremo un po’ di più i costi fissi per il trasporto dell’energia e la gestione del contatore e un po’ meno i costi variabili per la trasmissione dell’energia e gli oneri generali di sistema.
Maggiore modulazione per la potenza impegnata
La riforma ha anche introdotto la possibilità di avere diversi livelli di potenza impegnata: dal 1° gennaio 2017 potremo richiedere avere contatori con potenze che vanno da 0,5 a 30 kW, con una maggiore modulazione rispetto a prima.
Fino al 31 dicembre 2016 i clienti domestici potevano avere solo tre scaglioni di potenza impegnata: 3 kW, 4,5 kW oppure 6 kW.
In particolare, la potenza può essere modulata, sia in aumento che in diminuzione con le seguenti modalità:
• variazioni di 0,5 kW fino a 6 kW (il cliente domestico potrà richiedere una potenza impegnata di 0,5 kW, 1, 1,5 e così via fino a 6 kW);
• variazioni di 1 kW, oltre 6 kW e fino a 10 kW (si potrà richiedere una potenza impegnata di 7, 8, 9 o 10 kW)
• variazioni di 5 kW oltre 10 kW e fino a 30 kW (si potrà richiedere una potenza impegnata di 15, 20, 25, 30 kW).
Attenzione: la delibera 610/2015/R/COM, ha stabilito che venga messa a disposizione dei clienti domestici, tramite la bolletta dell’energia elettrica (“Bolletta 2.0”), l’indicazione del livello massimo di potenza prelevata per ciascun mese oggetto di fatturazione e, almeno una volta all’anno, il dettaglio dei livelli massimi di potenza prelevata mensilmente negli ultimi 12 mesi.
Questo per dare la possibilità al cliente finale di scegliere il livello di potenza impegnata più adatto al suo livello di consumo: con l’introduzione della Tariffa TD, essendo stato aumentato il peso della quota fissa della tariffa – e cioè quella relativa al trasporto dell’energia e la gestione del contatore – più alta è la potenza impegnata più aumentano detti costi (vedi tabella più sopra).
Dal momento che i costi fissi aumentano in funzione della potenza impegnata, è chiaro che se abbiamo consumi bassi non è detto che si abbiamo bisogno di un contatore con 3 kW di potenza; può essere, invece, sufficiente una potenza di 2,5 kW, oppure ancora di 2 kW. Ribadiamo: per capire quale è la potenza più adatta alle esigenze di ognuno, occorre conoscere il dettaglio dei livelli massimi di potenza prelevata. Se alla luce di questi dati risulta, ad esempio, che i 3 kW di potenza per i nostri consumi sono troppi, allora è opportuno richiedere al nostro venditore di energia una diminuzione della potenza impegnata.
Chi spenderà di più e chi spenderà di meno?
Per dare un’idea di come varieranno i costi dell’elettricità che consumeremo nel 2017 – introducendo anche la componente consumi e cioè i kWh che consumiamo durante l’anno – ci affidiamo alle simulazioni fatte dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico nella Memoria del 09 febbraio 2017, n. 47/2017/I/eel, redatta in occasione dell’audizione tenuta presso la X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, in merito agli effetti della riforma delle tariffe elettriche per i clienti domestici.
Nella Memoria, l’Autorità ha valutato gli effetti legati ai primi due step della riforma, quelli compiuti nel 2016 e nel 2017. Individuando 8 tipologie di utenti, “ritenuti rappresentativi delle situazioni più frequenti e ‘popolate’ dai clienti domestici”, ha calcolato chi spenderà di più e chi spenderà di meno.
Come si vede dalla tabella, i consumatori di energia più avvantaggiati dalla riforma sono i clienti domestici residenti con consumi medio-alti, e cioè maggiori di 2.700 kWh/anno. Se prendiamo il caso della tipologia di cliente denominata L nella tabella (un consumatore con una potenza impegnata di 6 kW e un consumo annuo di energia equivalente a 6.000 kWh annui), grazie alla riforma questo clienti ha risparmiato ben 219 euro nel 2016 e 397 euro nel 2017.
Tuttavia, il complesso delle tipologia di clienti che vanno dalla G alla L che hanno potuto beneficiare dei risparmi richiamati in tabella, corrisponde a circa 5 milioni di utenze domestiche.
Un numero decisamente inferiore ai 12,5 milioni di cittadini che ricadono nella tipologia A, con una potenza impegnata di 3 kW e un consumo annuo di 1500 kWh, i quali si sono visti aumentare i costi dell’elettricità di 18 euro nel 2016 e di 31 euro nel 2017. Costi destinati ad aumentare, quando, nel 2018, la riforma sarà a pieno regime.
Tuttavia, come già detto più sopra e come anche precisato dall’Autorità, la riforma offre degli “accorgimenti” per contenere gli aumenti delle bollette; uno è quello citato poc’anzi e relativo alla possibilità di ridurre la potenza impegnata: chi ha bassi consumi può chiedere potenze inferiori ai 3 kW e limitare i costi delle tariffe fisse.
In definitiva, gli effetti della riforma certamente hanno penalizzato molti milioni di famiglie che prima godevano di agevolazioni di cui ora, con l’apertura del mercato, non potranno più beneficiare. Tutti dovremo pagare allo stesso modo i costi per la gestione della rete e del sistema elettrico.
D’altro canto, questa riforma offre anche la possibilità di modificare il nostro modo di riscaldare la casa, conservare e cuocere i cibi, scaldare l’acqua e spostarci sul territorio. La sostituzione del gas naturale, gasolio, Gpl in favore dell’elettricità, “pur aumentando la bolletta elettrica, potrebbe consentire di ridurre quella energetica complessiva del nucleo familiare, migliorando l’efficienza energetica complessiva”.
Se poi l’energia che consumiamo è prodotta da fonti rinnovabili – come quella offerta da ènostra – facciamo anche un regalo all’ambiente e alle generazioni future.
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