Un report pubblicato da European Environmental Bureau mostra che basterebbe spostare metà dei sussidi dati alle caldaie a gas verso le pompe di calore per decarbonizzare riscaldamento e raffreddamento in tutta Europa entro il 2040
Decarbonizzare il riscaldamento in tutta Europa entro il 2040 è possibile: basterebbe dirottare metà dei sussidi diretti attualmente alle caldaie a gas verso le pompe di calore. È quanto emerge dallo studio Green Heat for All 2. A review of the necessity and feasibility of a just and green heat transition, scritto da Coolproducts e pubblicato da European Environmental Bureau.
Mentre nel World Energy Outlook 2023 l’IEA riporta che le vendite delle pompe di calore hanno ormai superato quelle delle caldaie a gas in USA e molti paesi europei, il report mostra che in Europa 10 paesi ancora sovvenzionano il riscaldamento da fonti fossili. Alcuni con sussidi minori, come la Svezia che applica la deduzione fiscale. Altri invece, come l’Italia e la Polonia, finanziano ancora generosamente l’installazione di caldaie a gas.
Nello studio uscito nel marzo scorso Mission Possible, Coolproducts aveva mostrato che i sussidi al riscaldamento fossile nel 2022 ammontavano a 3,2 miliardi di euro in Europa. Con il nuovo rapporto Green Heat for All 2, gli analisti sono giunti alla conclusione che “Nel 2022 l’UE ha speso per il riscaldamento fossile il doppio della somma necessaria per decarbonizzare riscaldamento e raffreddamento domestico” in tutto il continente.
Attualmente in 16 paesi europei chi installa una pompa di calore rientra dell’investimento entro sette anni. Il tempo di ammortamento varia molto: un solo anno in Portogallo, 56 anni in Romania. In Italia ce ne vogliono quattro. Gli autori dello studio hanno calcolato che un investimento aggiuntivo di 21 miliardi di euro nel corso dei prossimi 15 anni garantirebbe un ritorno dell’investimento di sette anni per tutti i cittadini europei e una copertura totale dei costi iniziali per le famiglie in difficoltà.
Si tratterebbe quindi di 1,42 miliardi di euro all’anno, meno della metà di quanto attualmente destinato a sovvenzionare il riscaldamento basato sul gas in Europa. Con l’introduzione di una carbon tax, l’investimento potrebbe addirittura essere ridotto a 14 miliardi di euro (0,9 miliardi all’anno).
Se poi decidessimo di convertire tutti i sussidi dati oggi alle caldaie a gas in incentivi al riscaldamento rinnovabile, si legge in Green Heat for All 2, “potremmo potenzialmente decarbonizzare l’intero sistema di riscaldamento entro il 2030, coprendo il 100% dei costi iniziali per il 30% degli utenti a basso reddito”.
Attualmente la quota media di rinnovabili per riscaldamento e raffreddamento in Europa è del 29% e la Svezia è leader con oltre il 60%. L’utilizzo delle pompe di calore – che per l’IEA costituiscono “il principale strumento di decarbonizzazione del riscaldamento a livello mondiale” – è già oggi più conveniente rispetto alle caldaie a gas in tutti gli Stati membri (ad eccezione del Belgio). Nonostante questo, lo studio rileva che i Piani Nazionali per l’Energia e per il Clima sono poco ambiziosi, con la gran parte dei paesi che hanno target di quota di rinnovabili come fonte di energia per riscaldamento e raffreddamento degli edifici ampiamente sotto il 50% (compresa l’Italia). Fanno eccezione paesi nordici quali Svezia, Danimarca e Finlandia, che entro il 2030 supereranno la quota del 70%, cosa che smentisce ancora una volta la bufala secondo la quale le pompe di calore avrebbero difficoltà a garantire il mantenimento delle temperature in luoghi dal clima molto rigido.
La maggiore ambizione dei PNEC è una condizione essenziale per il raggiungimento della decarbonizzazione del settore. Ciò, conclude il report, congiuntamente alla “fine immediata dei sussidi alle tecnologie di riscaldamento fossile, all’eliminazione graduale delle caldaie a gas e a un adeguato sostegno alle famiglie per la sostituzione tecnologica”.
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