A novembre la Commissione Europea aveva sviluppato otto diversi scenari di riduzione delle emissioni a lungo termine – di Gianluca Ruggieri
Di questi solo due consentirebbero di arrivare alla cosiddetta neutralità carbonica entro metà secolo, cioè solo due sono in linea con gli impegni che l’Unione Europea si è presa nell’ambito dell’accordo di Parigi.
Neutralità carbonica significa generare poche emissioni che sono riassorbite ad esempio con un estensione della superficie dedicata a foreste.
Il Parlamento Ue, attraverso due diverse commissioni, chiede ai leader europei che si dovranno riunire a Sibiu a maggio di spingere perché si vada in questa direzione aumentando l’obiettivo di riduzione delle emissioni per il 2030 dal 40% al 55%.
In più il Parlamento chiede che almeno un terzo dei fondi europei stanziati per la ricerca siano usati per progetti inerenti al clima.
Strategie di questa rilevanza non hanno impatto solo sul clima e sono state infatti discusse sia nella commissione parlamentare dedicata all’ambiente sia in quella dedicata all’industria. Si stima che tali azioni siano in grado di generare un aumento del PIL del 2% annuo e una riduzione del 70% delle importazioni di energia.
I risparmi nel costo di approvvigionamento nel periodo 2030-2050 dovrebbe ammontare a una cifra compresa tra 2.000 e 3.000 miliardi di euro. Cioè circa 5.000 euro a testa per ogni cittadino. Ovviamente per confermare questi obiettivi sarà importante quello che succederà alle elezioni europee di maggio.
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