I diversi stati membri dell’Unione Europea stanno elaborando i loro piani nazionali per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dall’accordo di Parigi – di Gianluca Ruggieri
In Francia l’obiettivo è arrivare a ridurre i consumi energetici del 14% entro il 2028 e in questo modo aumentare la produzione di rinnovabili al 34-38% sul totale.
In pratica nel 2028 metà della generazione elettrica dovrebbe venire dalle rinnovabili, l’altra metà dagli impianti nucleari.
Dal 2028 al 2050 le fossili dovrebbero essere progressivamente eliminate anche nei settori non elettrici come la mobilità, l’industria e il riscaldamento degli edifici.
In Germania è stato definito un piano di uscita dal carbone entro il 2038. La decisione finale del governo non è ancora stata presa, ma questa data è il risultato di un processo di ampia consultazione svolto negli ultimi mesi. Un processo che ha scontentato quasi tutti: le imprese energetiche pensano che il 2038 sia troppo presto, Greenpeace che sia troppo tardi.
La Finlandia prevede l’uscita dal carbone entro il 2028, l’Italia entro il 2025 ma sono entrambe molto meno dipendenti dal carbone che in Germania, dove genera circa il 37% dell’elettricità. Le cose sono complicate anche dal piano di dismissione del nucleare (che genera il 13% dell’elettricità) entro il 2022.
In Spagna il piano clima energia prevede di arrivare al 2050 al 100% di elettricità prodotta da rinnovabili, con una riduzione complessiva delle emissioni del 90%. Uno degli aspetti più interessanti del piano è lo stanziamento di 250 milioni di euro per la riqualificazione professionale o il prepensionamento dei lavoratori impiegato nelle miniere di carbone.
Ora la caduta del governo Sanchez e l’indizione di nuove elezioni complica l’approvazione del piano.
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