Presentato alla Commissione Europea il 30 aprile scorso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per accedere ai fondi europei del programma Next Generation EU vede nella transizione ecologica uno dei pilastri fondanti. Secondo esperti cha hanno analizzato il documento ci sono però luci e ombre, vediamo quali.
Il PNRR presenta importanti risorse e riforme per il paese. Stiamo parlando di investimenti per 191,5 miliardi di euro, di cui circa 59 miliardi sono destinati alla cosiddetta “rivoluzione verde e transizione ecologica”. Se saremo in grado di usare bene questi soldi potremmo forse cambiare qualcosa.
In termini di contenuti per il sistema energetico, partendo dai macro-obiettivi “dichiarati”, oltre a quelli già presenti nella prima versione del PNRR (Governo Conte), come la promozione dell’energia rinnovabile, dell’idrogeno e lo sviluppo di un trasporto locale sostenibile, si sono aggiunti altri obiettivi, relativi al potenziamento e alla digitalizzazione delle reti elettriche e lo sviluppo delle principali filiere della transizione.
Alcuni ambiti hanno visto crescere le risorse, come ad esempio lo sviluppo delle reti e delle smart grid, o la promozione dell’idrogeno, mentre altre attività risultano ridimensionate, come nel caso dello sviluppo delle rinnovabili ad eccezione dell’agro-fotovoltaico. Dobbiamo comunque ricordare che il documento presentato a Bruxelles è solo un punto di partenza e rimane ancora moltissimo lavoro da fare per meglio definire alcuni aspetti del Piano e portarlo alla sua fase “attuativa”.
Secondo ECCO, il neo-nato think tank sul clima ed energia, “…nonostante le buone intenzioni, il PNRR non può essere considerato un piano per la rivoluzione verde…il tema centrale del clima è presentato bene in teoria ma non nella pratica”. Per gli esperti di ECCO, la priorità della “rivoluzione verde” indicata nel PNRR sarebbe focalizzata su dimensioni poco rilevanti della transizione energetica, quali l’agricoltura, il ciclo dei rifiuti e il biometano. Tutte misure che non sembrano poter innescare la transizione ecologica auspicata dal piano. Mentre gli altri Paesi – Germania, Francia, ma anche Regno Unito e Stati Uniti – stanno fortemente puntando sulle rinnovabili elettriche, sull’efficienza energetica spinta, sulla mobilità elettrica, gli accumuli e l’espansione della rete elettrica.
Se guardiamo più in dettaglio alcuni aspetti della transizione ecologica ed energetica si possono notare alcune incongruenze, che sintetizziamo nel seguito.
- L’agricoltura, il ciclo dei rifiuti e il biometano occupano da soli l’11,5% dei volumi del PNRR dedicati alla “rivoluzione verde”, con un impatto modesto sulla riduzione di CO2 (0,43%).
Nonostante il biometano sia una tecnologia matura, gode di quasi 2 miliardi per lo “sviluppo della leadership internazionale industriale e di ricerca e sviluppo nelle principali filiere delle transizione”, contro supporti irrisori per l’industria eolica (100 milioni), la tecnologia fotovoltaica (400 milioni), il settore delle batterie (500 milioni) e i bus elettrici (300 milioni). - Le rinnovabili nel piano trovano spazio esplicito solo un’espansione di capacità di 4,2 GW a fronte della necessità di crescita annua di 5-6 GW per rimanere in linea con gli obiettivi di sviluppo europeo.
- L’efficienza, che comprende anche l’estensione del Superbonus al 2023, necessita di una riforma adeguata senza la quale si rischia di avere uno spreco di risorse pubbliche senza generare impatto perché occupano un settore fatto di investimenti privati, che prevedono incentivi alle caldaie a gas e obbliga alla sola efficienza di due classi di energia, vanificando il potenziale impatto profondo che invece potrebbe avere sul patrimonio edilizio nazionale.
- In tema di mobilità, le risorse per le ricariche elettriche sono scarse, mentre vengono privilegiate la mobilità a gas (sono dedicati 800 milioni di euro ai bus a gas contro 300 milioni per i bus elettrici) e l’alta velocità ferroviaria, che evidentemente non coincidono con la decarbonizzazione dei trasporti.
- L’idrogeno gode di importanti risorse all’interno del PNRR, anche se ricordiamo oggi l’idrogeno viene prodotto per oltre il 90% dal gas naturale, mentre l’idrogeno verde (da rinnovabili) non è ancora all’orizzonte su larga scala.
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