Impianto fotovoltaico? Fatto. L’auto elettrica? Ce l’ha. Colonnina di ricarica? Realizzata. Piano a induzione, solare termico, sistema di raccolta acqua piovana? Installati e funzionanti. E poi ancora caldaia a condensazione, bici elettrica e tanto altro ancora… E per l’energia che consuma? Ha scelto l’elettricità sostenibile ed etica di ènostra. Ecco un interprete della transizione energetica, dall’impronta leggera, da cui trarre esempio e ispirazione
Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare intorno al nuovo ruolo che il consumatore di energia potrebbe assumere nel contesto del mercato elettrico. Nel quadro della Energy Union, la strategia europea per l’energia e il clima al 2030, la Commissione europea ha introdotto il concetto di “prosumatore” (in inglese prosumer). E recentemente Greenpeace ha calcolato il potenziale di questo “nuovo soggetto”, anche definito energy citizen (per maggiori informazioni leggi L’Europa apre la strada al concetto di “prosumer” e Gli “energy citizens” protagonisti del modello energetico del futuro).
Ma nel concreto come si diventa consumatore e insieme produttore di energia? Lo abbiamo chiesto a un prosumer ante litteram: Pasquale Pizzichetti – socio di ènostra – il quale, adottando una serie di accorgimenti nella sua abitazione personale, ha fatto del risparmio energetico e dell’autoconsumo un dovere sociale.
Caro Pasquale ci spieghi da dove si comincia e cosa ti ha spinto a diventare prosumer?
Sono sempre stato attratto dall’energia solare. Da bambino giocavo con le lenti d’ingrandimento e mi faceva impazzire l’idea che, con una semplice lente, il sole riuscisse a incendiare la carta. Pensavo: ma quanta energia emette il sole?
Da grande, ho cominciato a trasformare la bicicletta regalatami dal nonno. Ero attratto dall’idea di elettrificarla ed ottenere, così, un mezzo di locomozione silenzioso e non inquinante. Comprai il necessario per corrispondenza e ottenni una bicicletta a pedalata assistita. Ero orgogliosissimo, perché trovavo utile e intelligente spostarmi in città in quel modo, specialmente nella bella stagione.
Poi sul mercato sono arrivati i primi impianti solari fotovoltaici ed ho capito che avrei potuto produrre energia gratuita e pulita per caricare la batteria della mia bicicletta.
Era solo l’inizio di un processo mentale che mi ha portato a desiderare di essere non solo utilizzatore passivo di energia, ma anche attivo, “raccogliendo” quella che la natura ci mette a disposizione.
Nel villino di tua proprietà hai adottato un insieme di accorgimenti che ti permettono di produrre energia e, contemporaneamente, risparmiarla. Partiamo dall’impianto di riscaldamento e raffrescamento. Come scaldi e raffreschi la tua abitazione? E quali sono i vantaggi in termini economici e ambientali delle soluzioni che hai adottato?
Quando dieci anni fa abbiamo comprato il villino, la prima cosa che ho fatto è stata quella di individuare gli elementi più critici su cui intervenire subito: tetto, nicchie dei termosifoni e cassonetti delle tapparelle, che ho provveduto subito ad isolare.
Successivamente, ho sostituito il vecchio generatore di calore a gas con uno nuovo ad alto rendimento: una caldaia a condensazione, alimentata sempre da gas metano, a cui ho affiancato un impianto solare termico da 6,5 kWp, con circa 10 mq di collettori solari a tubo sotto vuoto. L’impianto ha un accumulo inerziale di 700 litri e un accumulo di acqua calda sanitaria da 300 litri.
Per il raffrescamento estivo, invece, abbiamo scelto un impianto a pompa di calore con 4 split posizionati negli ambienti più utilizzati: studio, soggiorno, cucina e zona notte. Impianto, in parte, finanziato con le detrazioni fiscali del 65% previste per la riqualificazione energetica degli edifici. Infine, ho installato un impianto solare fotovoltaico con una potenza di 5,80 kWp, a copertura del fabbisogno elettrico stimato.
Ma, attenzione, se vogliamo essere dei veri prosumer non dobbiamo limitarci a produrre energia in modo alternativo e più efficiente. Molta cura deve anche essere posta nel monitoraggio dei consumi: con una gestione attenta dei generatori e un regolare controllo telematico degli impianti, nella stagione invernale riusciamo ad avere in casa una temperatura costante tra i 19 e 20 gradi. Trattandosi di circa 300 mq climatizzati, i consumi si aggirano intorno ai 1400 metri cubi di gas metano annui. Inoltre, abbiamo acqua calda sanitaria tutto l’anno, ma con la caldaia spenta da aprile ad ottobre.
In particolare, il contributo del solare termico è del 20% di energia annua prodotta, che vale mediamente 335 euro l’anno. Mentre il fabbisogno di energia elettrica è completamente soddisfatto, con un esubero di produzione di circa 800 kWh annui.
Il valore dell’energia elettrica autoprodotta è di 1400 euro anno, senza contare gli incentivi. Mentre le emissioni di CO2 evitate equivalgono, finora, a 29,6 tonnellate.
Tenuto conto dell’epoca di costruzione dell’edificio (anni ’80), e delle dimensioni, ritengo di aver raggiunto un buon risultato sia in termini di risparmio energetico che di riduzione di emissioni di sostanze nocive e climalteranti.
Passiamo alla faccende di gestione domestica: come si può far da mangiare, lavare la biancheria e lavare i piatti in modo efficiente, risparmiando energia e acqua potabile?
Per motivi di sicurezza, e comunque per risparmiare energia, ho installato fin da subito un piano di cottura elettrico ad induzione, al posto di quello tradizionale a gas. Cucinare con questo sistema è molto comodo e veloce.
La lavastoviglie è collegata all’acqua calda come pure la speciale lavatrice con doppio carico, in modo da sfruttare l’accumulo prodotto dall’impianto solare termico. Un’asciugatrice a pompa di calore aiuta, poi, a risparmiare tempo e fatica nella finitura del bucato: non si stende più e si stira molto meno. Ovviamente il contributo del solare fotovoltaico è essenziale. Infine, un sistema di raccolta acque piovane di 700 litri ci aiuta durante la bella stagione per l’innaffiatura del giardino e altri usi del cortile, consentendo di risparmiare sulla preziosa acqua potabile.
Passiamo alla mobilità. Come l’hai resta più sostenibile?
Per la mobilità personale utilizzo volentieri la bicicletta. Ne abbiamo diverse, tra cui una elettrica a pedalata assistita che mi dà molta soddisfazione, specialmente d’estate quando devo recarmi in centro a fare commissioni. Il veicolo principale è un vecchio monovolume alimentato a gas gpl, con cui percorro 10 mila km annui, risparmiando sul costo di acquisto del carburante ed evitando emissioni nell’ambiente di parecchio particolato sottile.
L’ultimo acquisto è un secondo veicolo a propulsione completamente elettrico. Con la sua Renault Zoe mia moglie Sabina percorre 15 mila chilometri all’anno per recarsi al lavoro e la utilizza regolarmente. A parte il grande piacere di guida e la silenziosità di marcia, il veicolo elettrico permette di approvvigionarsi di energia dagli impianti fotovoltaici di casa e dell’ufficio dove lavora. In questo modo siamo meno dipendenti dai carburanti di origine fossile. Ciò costituisce una conquista e ci dà grande soddisfazione.
A ciò si aggiungono i vantaggi di tipo fiscale, assicurativi e di manutenzione: il bollo per i veicoli elettrici non si paga, l’assicurazione costa solo 100 euro all’anno e non si fanno tagliandi di manutenzione, vista la semplicità meccanica dell’autoveicolo.
Il risparmio in termini di denaro, poi, è garantito: anche senza impianto fotovoltaico, ricordo ai lettori che le auto elettriche percorrono 100 chilometri con 2 euro di energia elettrica.
Potresti dare un consiglio a chi volesse intraprendere la tua stessa strada e non ha nessun tipo di conoscenza in materia?
I temi ambientali pongono questioni così cogenti, che anche il singolo cittadino deve farsene carico. Ho imparato e studiato che le abitazioni, da sole, incidono per un terzo sull’inquinamento terrestre e i trasporti per un altro terzo.
Dunque, è lì che bisogna concentrare lo sforzo di ogni cittadino attento: rivedere l’abitazione e la mobilità personale. Penso che ognuno di noi possa mettere in atto soluzioni utili per sé e per l’ambiente. Anche chi vive in città, magari in condominio, può essere attento e diventare un cittadino “energeticamente attivo”.
Un primo passo potrebbe essere quello di comprare energia verde, meglio se da fornitore etico: io sono diventato socio di ènostra, una cooperativa senza scopo di lucro che fornisce solo elettricità rinnovabile proveniente da impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici con garanzia d’origine.
Un secondo passo, potrebbe essere quello di chiedere alla assemblea di condominio la valutazione di progetto per l’installazione di un impianto fotovoltaico, per coprire il fabbisogno di elettricità delle parti comuni: ascensore, luce scala, ecc.
Inoltre si può chiedere l’autorizzazione per installare un punto di ricarica per veicoli elettrici, anche sulle parti comuni a disposizione di tutti i condomini: le soluzioni tecniche ci sono. Questo consentirebbe di sostituire l’automobile con grandi vantaggi. Dico spesso che ci sono molte auto elettriche usate in attesa di un compratore. Basta volerlo: Coraggio!
Per chi vive in abitazioni diverse dal condominio, è più facile valutare interventi. Ma serve essere consumatori informati e critici. In questi anni, mi ha considerevolmente aiutato appartenere all’associazione EnergoClub Onlus, di cui sono socio e consigliere, e seguire il forum Energeticambiente dove ho imparato molto sull’energia e l’ambiente.
Il risparmio energetico e l’uso attento delle risorse è un dovere, ed è un dovere anche aiutare altre persone a compiere scelte sostenibili con il proprio esempio. Io lo faccio, e questo mi fa sentire bene.
[…] Da lì ne è scaturita una intervista fuori dall’evento che è leggibile qui. […]