In questa intervista di Giuseppe Palazzo pubblicata su Pandora Rivista, Gianluca Ruggieri ci parla del ruolo delle cooperative energetiche, la forma legale più diffusa in Europa attraverso la quale i cittadini diventano i protagonisti della transizione energetica.
L’intervista si apre con una domanda molto attuale: dire cooperativa energetica è lo stesso che dire comunità energetica? Le due realtà possono sembrare diverse – operativamente lo sono – ma si può dire che la cooperativa energetica sia considerata come una tipologia di comunità energetica. Infatti, l’obiettivo è comune, quello di rendere protagonisti gli energy citizens. Ciò che le differenzia sono le modalità con cui si raggiunge l’obiettivo, due strategie complementari. Nelle comunità energetiche così definite dai recenti sviluppi normativi a livello europeo e nazionale, l’aspetto locale è predominante essendo orientate per lo più a generare impatti positivi localmente. Le cooperative energetiche rientrano in quelle comunità energetiche chiamate comunità di scopo, dove gli impatti sono più vasti e in qualche modo “politici” rispetto alle comunità di luogo.
Nelle cooperative energetiche c’è sicuramente un altro tema, legato anche alla sua dimensione, cioè la necessità di bilanciare sostenibilità economica, l’espansione della rete dei soci e l’identificazione fra soci e organizzazione: “Nella mia esperienza – racconta Ruggieri – quando c’è un’ideale comune molto forte si riesce a ottenere la partecipazione delle persone anche più facilmente e non per forza assicurando utili significativi rispetto al capitale investito. ènostra e altre iniziative si sono potute permettere investimenti anche senza aspettarsi un ritorno economico per i singoli partecipanti ma perché c’era l’idea di far parte di qualcosa che avesse un impatto positivo a livello locale o nazionale, un impatto di “bene comune”.
A cavallo fra realtà locale e nazionale, Gianluca Ruggieri spiega come anche nelle cooperative energetiche sia importante l’aspetto locale, in particolare la collaborazione diretta con istituzioni locali e cittadini, il cui coinvolgimento è fondamentale per la buona riuscita del progetto.
Infine, sulle tensioni che possono emergere in seno ad una cooperativa che tiene conto del carattere specialistico e del livello di appartenenza dei soci al progetto, Ruggieri ammette: “si tratta di una sfida non banale, un conto è definire delle decisioni comuni in una cooperativa con decine di soci vicini geograficamente, un altro conto è avere a che fare con una realtà di migliaia di soci diffusi in tutti il paese” e prosegue facendo riferimento alla sua esperienza con ènostra: “la chiave è dimostrare di avere attenzione e cura rispetto a quello che pensano i soci. Il CdA deve avere chiari i punti di riferimento ideali della cooperativa e deve dimostrare che le scelte che fa sono in funzione di questi punti di riferimento. Dopodiché il socio può non essere d’accordo ma riconosce l’attenzione che hai dimostrato per i valori comuni. Bisogna attenersi a questi valori nei ragionamenti che si fanno e nelle decisioni che si prendono.”
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