Italian Climate Network e ECCO hanno pubblicato due studi che valutano l’impegno climatico dei principali partiti candidati alle elezioni politiche del 25 settembre. L’energia prende un posto rilevante ma solo pochi programmi contengono target precisi per la riduzione delle emissioni e la decarbonizzazione.
Venti scienziati ed esperti di politiche sul clima e l’energia hanno elaborato l’Indice di Impegno Climatico per le Elezioni Politiche 2022. L’iniziativa è stata promossa da Climalteranti e Italian Climate Network e l’équipe, di cui ha fatto parte anche Gianluca Ruggieri, socio fondatore di ènostra, è stata coordinata da Stefano Caserini, docente di mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano e fondatore di Climalteranti.it.
Analizzando gli impegni climatici nei programmi elettorali e nelle dichiarazioni in campagna elettorale dei principali partiti politici (Fratelli d’Italia + Lega Salvini Premier + Forza Italia + Noi moderati, Partito Democratico, Più Europa, Impegno Civico, Verdi Europei + Sinistra Italiana, Unione Popolare, Movimento 5 Stelle, Azione + Italia Viva, Italexit con Paragone), sono stati individuati 10 criteri: centralità, settorialità, ambizione, fuoriuscita dai fossili, investimenti pubblici, equità e disuguaglianza, distrazioni, il quadro internazionale, negazionismo, inattivismo.
Che criteri sono stati adottati per la valutazione?
I primi due criteri (centralità e settorialità) riguardano il posto assegnato al tema climatico all’interno dei programmi dei partiti e il grado di connessione del tema climatico allo sviluppo economico-industriale. I criteri 3, 4 e 5 riguardano gli impegni concreti di politiche climatiche: dall’ambizione nei target di riduzione delle emissioni alle proposte di provvedimenti per abbandonare le fonti fossili. Il sesto criterio è dedicato alla transizione giusta e valuta quanto i programmi considerino i problemi di distribuzione della ricchezza conseguenti alle politiche sul clima. Poi ci sono i criteri “distrazioni”, “negazionismo” e “inattivismo”, che indagano l’utilizzo nei programmi politici dei cosiddetti discourses of climate delay (discorsi del ritardo), strategie usate per posticipare le politiche da adottare urgentemente, o addirittura vere e proprie argomentazioni negazioniste. Infine, il “quadro internazionale”, analizza quanto i programmi siano coerenti e sinergici con gli impegni presi a livello internazionale ed europeo.
Al di là della classifica con i punteggi di ogni partito, consultabile nel dettaglio cliccando qui, è interessante notare che in media i punteggi più bassi sono stati quelli relativi al criterio “equità e diseguaglianza”, cosa che denota quanto in Italia si fatichi a tradurre le politiche climatiche in occasioni per una giusta transizione e a coniugare la tutela ambientale a quella delle fasce più deboli. Il criterio che ha ottenuto punteggi più positivi è quello relativo al negazionismo, a indicare che fortunatamente sono sempre meno i partiti che negano esplicitamente l’esistenza del cambiamento climatico o le sue cause.
Ma “non sempre i programmi parlano di cambiamenti climatici in maniera esplicita”, si legge nell’analisi del think tank ECCO, che ha fatto un lavoro analogo a quello di Italian Climate Network, analizzando però solo i partiti politici che secondo i più recenti sondaggi supereranno la soglia di sbarramento del 3%: Fratelli d’Italia + Lega Salvini Premier + Forza Italia + Noi moderati, Partito Democratico, Più Europa, Impegno Civico, Verdi Europei + Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle, Azione + Italia Viva, Italexit con Paragone.
ECCO ha preso in considerazione sei grandi macrotemi: emissioni, leggi e partecipazione, energia, adattamento, settore produttivo e lavoro, finanza. Per quanto il think tank non abbia attribuito un punteggio numerico ai programmi dei partiti, le conclusioni dell’analisi convergono largamente con quelle di Italian Climate Network. Nel macrotema delle emissioni, ECCO fa emergere che quasi nessun partito prevede un obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni al 2030, come invece presente nella maggior parte dei paesi europei, ad eccezione di Verdi-SI. Il tema della giustizia intergenerazionale è menzionato da qualche programma ma mai in relazione al cambiamento climatico. Sull’energia tutti i partiti si sono spesi molto ed emergono, secondo ECCO, due vie diverse per la transizione: “La prima, proposta dal centro destra, punta su un sistema energetico basato su gas e nucleare (su questo converge anche il terzo polo) e una revisione degli obiettivi europei”, si legge nell’analisi, “La seconda, proposta dal fronte progressista, identifica efficienza e rinnovabili come la via maestra da seguire in linea con gli obiettivi europei”. Le politiche di adattamento sono un tema largamente ignorato dai partiti politici e, come anche rilevato dall’analisi di Italian Climate Network, c’è un’assenza quasi totale di attenzione al tema della giusta transizione e alla connessione tra politiche climatiche e opportunità di crescita occupazionale. ECCO sottolinea infine che la politica estera per il clima sia la grande assente nei programmi dei partiti, concludendo che il prossimo governo, più di ogni altro in passato, giocherà un ruolo fondamentale per il destino della transizione energetica del nostro Paese.
Consulta qui le analisi complete:
Italian Climate Network – Indice di Impegno Climatico, Elezioni 2022
ECCO – Un programma per il clima?
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