Hanno fatto molta eco le notizie apparse su alcuni quotidiani nazionali secondo cui gli ammanchi procurati dai morosi verranno redistribuiti sulle bollette delle famiglie italiane. In particolare si è fatto riferimento a una specifica cifra e cioè a circa 200 milioni di euro. Ma cosa c’è di vero in tutto ciò?
Cominciamo col dire che non è stata prevista nessuna misura strutturale che preveda la socializzazione delle bollette non pagate. Non è vero, insomma, che d’ora in poi la bolletta dei morosi la debbano pagare i consumatori in regola con i pagamenti.
È vero, invece, che, in attesa di una riforma legislativa che riveda l’intero assetto degli oneri generali di sistema, l’Arera (Autorità di Regolazione per energia reti e ambiente – ex AEGGSI) è stata costretta ad adottare misure straordinarie per sanare un buco milionario, procurato dal fallimento di alcune società di vendita, che non hanno versato ai distributori gli oneri generali di sistema (OdS).
Il buco di 200 milioni
Come ha fatto notare Staffetta Quotidiana, l’ammanco di 200 milioni, di cui si è tanto parlato in questi giorni, riguarda un caso specifico legato al fallimento di alcune aziende di vendita, che non hanno versato al distributore né gli oneri di rete, né gli oneri generali di sistema.
Come precisato dall’Autorità in una lettera al Sole24, gli OdS hanno “natura giuridica di imposta diretta” e sono costi sostenuti per contribuire alla diffusione delle rinnovabili, per la ricerca, per la dismissione delle centrali nucleari, per le agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario, per il bonus elettrico, per le agevolazioni alle imprese manifatturiere ad alto consumo di energia, ecc.
“Fin dal 1999 – prosegue ARERA – gli oneri generali di sistema sono per legge maggiorazioni ai servizi di trasporto pagati dai venditori. Con lo scopo di assicurare al sistema il gettito complessivo dovuto, l’Autorità ha costruito un adeguato sistema di garanzie a carico delle società di vendita a copertura di eventuali morosità. Tale sistema è risultato operativo ed incontestato per alcuni anni”. Fino a che alcuni venditori non lo hanno messo in discussione, rivolgendosi ai Giudici del Tribunale amministrativo regionale (TAR). Dopo diversi gradi di giudizio, il Consiglio di Stato, con la sentenza 2182/2016 ha annullato il sistema di garanzie previsto dall’Autorità, sostenendo che la legge pone in capo ai clienti finali, e non alle imprese di vendita, gli oneri generali di sistema.
E allora? Allora l’Autorità è stata costretta ad adottare misure alternative e ha deciso che l’ammanco procurato, lo ribadiamo, dal mancato pagamento di alcune aziende che vendevano energia, debba essere suddiviso tra tutte le famiglie italiane che consumano energia elettrica. È questa la decisione contenuta nella delibera 1 febbraio 2018, n. 50/2018/R/eel e che ha fatto tanto discutere.
La socializzazione dell’ammanco
Per andare un po’ più a fondo alla vicenda, piuttosto intricata, concediamoci una semplificazione e facciamo un parallelo con la gestione del condominio e le relative spese comuni. Tutti sappiamo che l’ammontare dei soldi che paghiamo con le rate del condominio, parte va a coprire l’onorario dell’amministratore e parte viene girata dall’amministratore ai fornitori che hanno reso dei servizi al condominio stesso (pulizia parti comuni, riscaldamento centralizzato, illuminazione vani scala, ecc.).
Allo stesso modo, i soldi che paghiamo per la bolletta elettrica, parte vanno al venditore di energia, mentre la restante parte (più del 40% del totale), per tramite del venditore viene “girata” al distributore di energia – il soggetto che ha in carico la gestione delle reti che fisicamente fanno arrivare l’energia nelle nostre case -, che a sua volta li “consegna” alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA) al Gestore dei servizi energetici (GSE).
Costoro fanno in modo che questi soldi ripaghino le spese sostenute per alcuni servizi utili alla gestione dell’intero servizio di fornitura dell’energia e le spese sostenute per determinati incentivi. Quindi, una grossa fetta della bolletta serve per pagare i servizi di trasporto, di distribuzione dell’energia e i cosiddetti oneri generali di sistema (OdS).
Nel caso specifico dell’ammanco dei 200 milioni, è accaduto che fossero le aziende di vendita a non versare gli oneri al distributore. Insomma, l’amministratore di condominio è “scomparso” prima di pagare i fornitori.
E ora tocca a noi pagare gli errori di aziende avventate, che non hanno saputo fare impresa. E lo pagheremo due volte, perchè i venditori di energia che hanno dichiarato default fornivano per lo più amministrazioni pubbliche. Queste si sono viste prima una revisione al rialzo dei contratti di vendita dell’energia, con il bene placito di Governo e Parlamento, che hanno introdotto un comma specifico nella Legge di bilancio 2016. Successivamente, le Pubbliche amministrazioni coinvolte, una volta fallito il venditore, hanno dovuto avvalersi del regime di salvaguardia, che, è noto, applica tariffe più alte di quelle di mercato. Con il risultato di maggiori costi per le PA e quindi per i cittadini, che pagano con le proprie tasse le bollette degli enti coinvolti.
Per ora, dunque, non ci resta che pagare e sperare che le decisione prese per mettere una “pezza” a questa incresciosa vicenda siano davvero transitorie, come dichiarato da Arera nella delibera stessa.
In attesa che il problema del pagamento degli OdS venga risolto con leggi dello Stato. L’Autorità ha proposto di assimilare gli oneri generali di sistema alla modalità con cui viene addebitato in bolletta il Canone Rai. In questo modo, secondo ARERA, si “metterebbe in sicurezza il sistema, ripristinando coerenza tra la natura di imposta degli oneri e la relativa modalità di riscossione, senza più bisogno del sistema di garanzie”.
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