Pubblicato il report “Ossigeno per la crescita”, un’analisi su come la decarbonizzazione possa essere il vero elemento di rilancio dell’economia italiana.
Gli investimenti in decarbonizzazione sono la chiave per la ripresa economica post-Covid in Italia a livello macroeconomico. È quanto emerge dal recente rapporto “Ossigeno per la crescita”, pubblicato da REF-E, un’agenzia specializzata in ricerca e consulenza per i mercati energetici, e curato da Matteo Leonardi con il supporto di una trentina di analisti.
Le risorse europee a vario titolo valutate complessivamente in circa 400 miliardi di cui 209 miliardi dal piano Next Generation EU, permetteranno di innescare un livello di crescita e di nuova occupazione offrendo la possibilità di mettere mano alle disuguaglianze che hanno colpito soprattutto i giovani e le famiglie monoreddito che ora emergono più acute con la crisi Covid. Le risorse europee saranno indispensabili anche per indirizzare la crisi climatica, come richiesto dalla UE e dall’Accordo di Parigi. Le risorse daranno lo sviluppo sperato a patto, però, che si scelga un percorso specifico scommettendo nella decarbonizzazione, superando le fragilità del nostro sistema decisionale e tracciando una strategia coerente e solida nel tempo, capace di innescare l’effetto moltiplicativo degli investimenti privati.
“Questo lavoro dimostra in maniera sistemica come la decarbonizzazione offra un’opportunità di rinnovamento del sistema produttivo italiano tale da recuperare gli impatti della crisi e superare lo stallo dell’economia nazionale pre-Covid”, spiega Matteo Leonardi, senior advisor sulle policy per la decarbonizzazione.
Per capire gli impatti delle diverse traiettorie, lo studio individua due scenari di ripresa partendo dai dati macroeconomici 2020: caduta del PIL dell’8,4%, crollo degli investimenti al 16% del PIL, rapporto debito pubblico/PIL arriva vicino al 160% e crollo occupazionale.
Scenario virtuoso
Lo scenario virtuoso vede una capacità di spesa per almeno l’80% delle risorse EU e grazie alla coerenza delle policy sulla decarbonizzazione, è in grado di attivare gli investimenti privati nei settori chiave dell’innovazione tecnologica. L’impatto economico è imponente, con un tasso di crescita medio annuo che potrebbe mantenersi vicino al 5% per qualche anno per scendere al 3,5% nel medio termine e convergere nel lungo termine su livelli vicini al 2%. Tale traiettoria è in grado di sostenere la transizione energetica e generare le condizioni per il rientro del debito. Il buon utilizzo dei fondi comunitari aumenterebbe il Pil del 30% entro il 2030 e il tasso di occupazione dell’11%, con un forte miglioramento delle opportunità per i più giovan.
Scenario conservativo
Nello scenario conservativo si riesce a spendere solo il 50% delle risorse in un contesto di riluttanza del settore privato all’innovazione, a fronte di una policy per la decarbonizzazione incerta. Il risultato è un rimbalzo del PIL parziale: solo nel 2024 si riesce a tornare ai livelli del 2019 e raggiungere solo nel 2030 i livelli pre-crisi 2008. Il tasso di crescita converge poco sopra l’1% nel lungo periodo e il rapporto debito Pil non recupera ancora al 2030 i livelli pre crisi Covid rimanendo superiore al 140%. Alla fine del decennio il nostro tasso di occupazione sarebbe ancora lontano dalla media europea.
“Investire in efficienza energetica può contribuire a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, riducendo le bollette energetiche e la dipendenza dall’estero. In particolare l’intervento su edifici può anche migliorare le condizioni di vita delle persone. Nonostante negli ultimi anni siano stati compiuti diversi sforzi, il potenziale di risparmio energetico del patrimonio edilizio nazionale è ancora molto elevato. Per attivarlo è necessario un piano straordinario in alcuni settori chiave: 40-50 miliardi di euro per il rinnovamento dell’intero parco scolastico, e 15-20 miliardi di euro per l’edilizia popolare pubblica. Questa spesa darebbe la possibilità di innescare una corsa strutturata al rinnovamento dell’intero patrimonio edilizio, basata sulla coniugazione di incentivo, obbligo e informazione”, ha commentato Gianluca Ruggieri, uno degli autori del report e vicepresidente di ènostra.
Nell’analisi degli investimenti con impatti positivi emerge chiaramente il ruolo chiave delle risorse pubbliche nel gestire i rischi connessi all’innovazione. Nell’Europa post Covid, investimenti e impresa diventano il centro delle politiche climatiche. Le politiche devono convergere su questo obiettivo, per contro l’impresa non deve indugiare in scelte tecnologiche ambigue nel percorso di decarbonizzazione.
Numerose le proposte che emergono dai settori analizzati dal pool di esperti nelle oltre 300 pagine pubblicate. Per il settore elettrico è prioritario sbloccare il processo autorizzativo per le fonti rinnovabili, pilastro della decarbonizzazione e portare avanti una riforma del mercato che risulti funzionale allo sviluppo di queste fonti in sostituzione delle fossili, favorire la produzione di moduli fotovoltaici nazionali, avere una strategia per gli accumuli, assicurando strumenti per lo sfruttamento dei potenziali idroelettrici e affiancando l’integrazione nei mercati degli impianti di accumulo elettrochimici.
È possibile scaricare il rapporto al seguente link.
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