ENEA ha recentemente presentato il 9° “Rapporto annuale sull’efficienza energetica” e il “Rapporto annuale sulle detrazioni fiscali per interventi di risparmio energetico”, che evidenziano come in 13 anni di ecobonus, introdotto nel 2007, siano stati investiti in efficienza energetica oltre 42 miliardi di euro con un risparmio complessivo di circa 17.700 GWh.
Per il solo 2019, ENEA ha riscontrato 3,5 miliardi di investimenti per efficienza-energetica con un risparmio di poco più di 1.250 GWh e con una riduzione delle emissioni di CO2 di oltre 2,9 milioni di tonnellate.
I dati sull’ecobonus mostrano come le famiglie italiane abbiano effettuato oltre 395mila interventi di efficienza energetica nel 2019, prevalentemente per sostituire i serramenti, installare caldaie a condensazione e pompe di calore per il riscaldamento invernale, coibentare solai e pareti e installare le schermature solari. Gli interventi sulle abitazioni private assumono particolare rilevanza nel nostro Paese in quanto il patrimonio edilizio nazionale è vecchio, poco efficiente e responsabile di circa il 40% dei consumi complessivi di energia e del 36% delle emissioni di gas serra.
Proprio sull’efficientamento degli edifici ci si auspica, con l’introduzione del Superbonus al 110%, che ci possa essere un’accelerata del settore per raggiungere gli obiettivi dell’Unione Europea.
Il Rapporto di ENEA prende in considerazione anche l’efficienza energetica nell’industria, valutando, secondo quanto dichiarato nelle diagnosi energetiche, un risparmio di 750 ktep/anno, così ripartito: risparmi elettrici (29% del totale), termici (7%), di carburante (30%) e altri risparmi (34%).
In conclusione nel 2019 l’obiettivo di risparmio energetico, indicato dal Piano d’Azione Nazionale per l’Efficienza Energetica e dalla Strategia Energetica Nazionale nel 2017, è stato parzialmente raggiunto (77,2%) con differenze sostanziali tra i diversi settori: quello residenziale ha già superato il target indicato, l’industria e i trasporti sono oltre la metà del percorso (61,9% e 50,4% rispettivamente), mentre il terziario, pubblica amministrazione compresa, è a meno di un terzo dal target (29,4%).
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