“Giudizio Universale” è il nome della causa depositata presso il Tribunale di Roma da 203 ricorrenti tra associazioni e cittadini contro lo Stato italiano perché affronti seriamente l’emergenza climatica.
Per la prima volta la società civile fa causa allo Stato affinché si assuma le sue responsabilità di fronte all’emergenza climatica. La causa è stata avviata al Tribunale Civile di Roma nei confronti dello Stato, rappresentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dei 203 ricorrenti 24 sono associazioni, 17 minori – rappresentati in giudizio dai genitori, e 162 adulti. L’azione legale è promossa nell’ambito della campagna di sensibilizzazione intitolata “Giudizio Universale”, a voler sottolineare la portata globale della sfida climatica e l’urgenza di mettere in campo azioni di contrasto.
Primo ricorrente dell’azione è l’Associazione A Sud, da anni attiva nel campo della giustizia ambientale e nella difesa dei diritti umani che l’emergenza climatica rischia di compromettere: “Oggi scriviamo la pagina italiana della storia del movimento globale per la giustizia climatica. Dopo decenni di dichiarazioni pubbliche che non hanno dato seguito ad alcuna azione all’altezza delle sfide imposte dall’emergenza climatica, la via legale è uno strumento formidabile per fare pressione sullo Stato affinché moltiplichi i suoi sforzi nella lotta al cambiamento climatico. Come società civile abbiamo il compito di fare tutto il possibile per scongiurare la catastrofe alle porte, per questo abbiamo deciso di promuovere la prima causa climatica italiana”, dichiara, a nome di A Sud, Marica Di Pierri,
I ricorrenti sono assistiti da un team legale composto da avvocati e docenti universitari, fondatori della rete di giuristi Legalità per il clima.
Il giudizio si inserisce nel solco dei contenziosi climatici contro gli Stati in molte parti del mondo. Nel nostro Paese il contenzioso nasce dalla incontrovertibile contraddizione che esiste tra le misure di contenimento delle emissioni che lo Stato italiano dovrebbe adottare per contrastare efficacemente il riscaldamento globale e le inadeguate iniziative concretamente poste in essere. “Non chiederemo al Giudice alcun risarcimento, ma piuttosto di ordinare allo Stato di abbattere le emissioni di gas serra per portarle ad un livello compatibile con il raggiungimento dei target fissati dall’Accordo di Parigi al fine di tutelare e proteggere i diritti fondamentali dell’uomo”, dichiarano gli avvocati.
La causa mira a chiedere al Tribunale di dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica e che l’impegno messo in campo è insufficiente a centrare gli obiettivi di contenimento della temperatura definiti dall’Accordo di Parigi. Un’insufficienza che ha come effetto la violazione di numerosi diritti fondamentali. Tra le argomentazioni della causa legale spicca, infatti, la relazione tra diritti umani e cambiamenti climatici e la necessità di riconoscere come diritto umano un clima stabile e sicuro.
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