Roberto Forte, presidente della Cooperativa Babel, socia di ènostra, ci racconta cosa stanno facendo per i rifugiati e i migranti, ma non solo.
Babel, nata nel 2015 per occuparsi prevalentemente di accoglienza ai rifugiati richiedenti asilo è oggi socia di ènostra, e abbiamo pensato fosse interessante raccontare la sua storia e le sue attività attraverso il Presidente della Cooperativa, Roberto Forte.
La Cooperativa Babel prende origine dalla lunga storia dei suoi soci fondatori che, da fin dall’inizio degli anni 2000, hanno operato principalmente su due grandi fronti: il “Treno della memoria” e l’inclusione dei migranti, a quel tempo dedicata in particolare all’integrazione delle prime comunità rumene a Torino, che ha portato, ad esempio, alla pubblicazione del primo giornale interamente bilingue – italiano/rumeno – “Nuova comunitate”. Dal 2009 sono iniziate le esperienze con i rifugiati, in particolare provenienti dall’Iran, ma dopo pochi anni è emerso che per poter gestire meglio le loro problematiche era necessario costituire un soggetto diverso da una semplice associazione, e così nel 2015 è nata la Cooperativa Babel.
Oggi le attività principali si concentrano su alcuni progetti a Torino e a Verona: dai progetti di accoglienza in collaborazione con le Prefetture, dedicati a coloro che sono in attesa dell’esito della domanda di rifugiato, a una serie di altri progetti con il comune di Torino per l’accoglienza di secondo livello legato al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SIPROIMI) o al progetto delle palazzine Moi di Torino (l’ex villaggio olimpico occupato da anni da famiglie di migranti e sgomberato nel 2019).
Per aiutare i rifugiati a integrarsi meglio nel tessuto sociale di accoglienza, Babel ha scelto di lavorare solo su alloggi con poche persone e non su grandi centri di accoglienza, perché ritiene che il piccolo gruppo in una casa abbia più possibilità di interazione con il contesto del territorio in cui si trova.
“Da poco – spiega Roberto – stiamo gestendo il progetto “Casa Farinelli” assieme al Comune di Torino, dove abbiamo una comunità di circa 70 persone composta da famiglie con disagio abitativo in attesa di assegnazione di una casa popolare o di altre soluzioni. Questo progetto, così come quello che abbiamo avviato a Verona, dove abbiamo costituito una piccola comunità di persone senza fissa dimora, positivi e asintomatici al Covid-19 che ci vengono inviati dai dormitori, sono dedicati non sono a migranti ma anche a nostri connazionali che si trovano in difficoltà”
Roberto ci ha poi illustrato due progetti molto interessanti e innovativi: To-Housing e “Rifugio alpino solidale”.
To-Housing, portato avanti con l’Associazione Cuore, si inserisce in un progetto nazionale gestito da quest’ultima, ed è relativo all’accoglienza di persone LGBT con problemi di natura abitativa, perché rifiutati dalle famiglie, italiane o straniere senza distinzione. All’interno di questa iniziativa abbiamo organizzato un alloggio per l’accoglienza di migranti LGBT che necessitano di un percorso dedicato e di un ambiente più protetto e accogliente, dove non subiscono le discriminazioni per il loro orientamento sessuale, attuate a volte anche dai loro “compagni” di sventura.
“Rifugio alpino solidale” è invece dedicato alle donne migranti vittime di tratta che hanno bisogno di “cambiare aria” anche per ragioni di sicurezza. Il progetto, nato in via sperimentale prima della pandemia, ha visto il coinvolgimento di alcuni rifugi alpini che hanno ospitato le donne che in cambio partecipavano alla vita del rifugio, aiutando e imparando anche un mestiere. Il progetto, pur nel suo piccolo, ha funzionato, tant’è che una delle ragazze ha trovato un lavoro fisso. La Cooperativa si augura di riprendere questo progetto con altre ragazze alla fine dell’emergenza Covid.
Al termine della nostra chiacchierata abbiamo chiesto a Roberto perché Babel abbia scelto ènostra come fornitore di energia elettrica.
“Mi verrebbe da dire sinteticamente …e perché no? Il gruppo di persone che anima la nostra cooperativa ha una certa sensibilità ambientale, ma con il lavoro che facciamo, offriamo dei servizi, non abbiamo modo di intervenire direttamente sull’ambiente. Qualcosa è stato fatto in passato ad esempio sulla mobilità, ma poca cosa. Anche perché noi lavoriamo solo sugli alloggi con poche persone e non su centri di accoglienza grandi, per questo non abbiamo tante leve sull’ambiente. Quando abbiamo “incontrato” ènostra, ci siamo chiesti quali fossero i motivi per non diventare soci della cooperativa. Abbiamo oltre 40 contratti di fornitura nel torinese, per cui la scelta del cambio di fornitura è stata semplice. Un occhio green anche per chi, come noi, si occupa non di ambiente ma di sociale”.
“La proposta di ènostra ha un grande pregio – ha concluso il nostro interlocutore – è semplice e non richiede una complessità che spesso altri progetti green hanno. La soluzione di ènostra coniuga una produzione di energia diversa con la praticità necessaria alla vita aziendale”.
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